6/29/2009

La passeggiata

Pare che in libreria si trovi anche questo in questi giorni, uno dei graziosi "chicchi" editi da Manni (racconti a 5 euro):



(Beppe Sebaste, La passeggiata

"Lui che è seduto in cucina, guarda sul tavolo la bottiglia del latte, afferra la bottiglia del latte, sul tavolo al posto della bottiglia ora non c’è niente, guarda incantato il vuoto lasciato dalla bottiglia…")

6/27/2009

Palle da flipper

“Io sono così”, ha detto Silvio Berlusconi, gli Italiani mi amano. Ha ragione. Ha ragione anche D’Avanzo su Repubblica a ripetere che Berlusconi ha dissolto a suo modo il concetto di verità. C’è un concetto Rashomon (il famoso film giapponese), sulle mille versioni di un fatto; e c’è il concetto Berlusconi, la negazione dell’evidenza fattuale e la continua sconfessione di quanto appena detto, fino all’irrilevanza di ogni detto e ogni fatto. E’ il modello più avanzato, performativo: dire è fare, i detti rimpiazzano i fatti e li eliminano. E’ eticamente, politicamente distruttivo, anzi devastante? Sì, ma forse piace alla gente: l’immunità, l’impunità, il diritto a falsificare e a rimuovere, fino al lemma più gettonato: “io sono così”. Se uno è così, sottinteso, anche quello che fa dipende da questa “verità” di natura. “Che vuoi da me?” Curioso (è un problema per i filosofi) che chi sradica ogni concetto condiviso, sociale o relazionale di verità, ne abbia poi bisogno come fondamento rigido, invivibile, metafisico e un po’ nazista. Io sono così, e se non ti va “è un problema tuo” (altra frase gettonatissima).
Berlusconi non è un corpo estraneo, fa corpo (corpus, come si dice delle opere) con noi, gli Italiani, la gente. Accade anche nelle relazioni private, dove tutto è sempre più sconfessabile, in nome di una affermazione cinica di sé sculettante e cieca come una palla da flipper. Quando tutto ciò mi dà la disperazione e la claustrofobia sprofondo in frasi come questa di Luigi Pirandello (1911), un antidoto che vorrei far mio: “Non aver più coscienza d’essere, come una pietra, come una pianta; non ricordarsi più neanche del proprio nome; vivere per vivere, senza saper di vivere, come le bestie, come le piante; senza più affetti, né desiderii, né memorie, né pensieri; senza più nulla che desse senso e valore alla propria vita”. Ma forse non sono cose che si possano scrivere su un giornale.

(in uscita domani, domenica 28 giugno, su l'Unità, rubrica "acchiappafantasmi"

6/20/2009

"La nostra altezza è in ribasso" (per Vito Riviello, per Aldo Gargani)

Quando muore un poeta lo si dovrebbe scrivere in prima pagina. Quando muore un amico è la fine del mondo. E’ morto Vito Riviello, grande, ironico e tenero autore, tra i tanti libri, della raccolta Assurdo e familiare (Piero Manni editore). Aveva una faccia bellissima e assurda, e per me molto, molto familiare. Nato a Potenza nel 1933 ma da sempre a Roma, ineguagliabile improvvisatore di rime, le sue poesie “comiche” causavano torsioni e corto circuiti logici che ci allargavano la mente, come accade solo coi poeti e i maestri. “Se prima eravamo in Abissinia / ora siamo negli abissi”. Faceva ridere, ma mi fece piangere a fine marzo al salone Borromini della biblioteca Vallicelliana, a Roma. Presentava l’ultimo libro, Scala condominiale, reperibile, disse, solo alla libreria Odradek. Samiszdat, come le opere dei dissidenti sovietici. Parlò di povertà, all’origine del suo meraviglioso teatro: quando era bambino, i vicini facevano il rumore di stoviglie per fingere di mangiare. Parlò a lungo, generosamente, proprio come se fosse l’ultima.
Ci sono coincidenze che fanno pensare. Anche nel morire.
Mentre scrivo a caldo queste righe, apprendo la scomparsa di un altro amico, un filosofo (il meno provinciale d'Italia) che coi poeti e scrittori coraggiosamente si misurò - Ingeborg Bachmann, Thomas Bernhard, o la prosa di Wittgenstein. Parlo di Aldo Gargani, autore tra l’altro di un fondamentale saggio sul “Il maestro e l’allievo” (poi in Il filtro creativo, Laterza). Influenzò molto il libro che ai maestri dedicai dieci anni fa (Porte senza porta, oggi introvabile), e che proprio Vito Riviello volle presentare in una serata memorabile in via del Babuino. Esiste un dolore alla ricerca di qualcuno che lo pensi e lo trasformi in autenticità, e che non blocchi le emozioni pre-verbali entro codici già dati e consunti, scriveva Gargani. Lui uscì definitivamente dalla schiera degli “intellettuali terrorizzati”, che parlano solo per tacere, occultare quelle emozioni. La perdita è immensa, e questo spazio è troppo esiguo per dirla. “La nostra altezza / è in ribasso” (Vito Riviello).

(in uscita, nella rubrica acchiappafantasmi, su l'Unità di domani, domenica 21 giugno)

6/19/2009

Ciao, caro Vito


Un grande poeta, un amico, il più ironico dei maestri, anti-maestro per eccellenza, il più tenero, ci ha lasciati.
E' morto Vito Riviello.
L'autore, tra gli altri libri, della raccolta Assurdo e familiare.
Aveva una faccia bellissima e assurda, per me molto, molto familiare.
Per ora è tutto, non posso aggiungere altro. Cercatelo. Leggetelo. Ridete delle sue poesie e delle sue prose.
Un abbraccio forte a Daniela e a Lidia Riviello

6/11/2009

new italian epic


Origine: www3.picturepush.com

6/10/2009

Enrico Berlinguer, comunista etico (per il 25° anniversario della morte)



Della “statura internazionale” di Berlinguer ebbi la prova quando alla notizia della sua scomparsa, nella sala tv della cité universitaire di Ginevra dove ero studente, giovani di varie etnie e Paesi mi rivolsero le condoglianze (poiché ero italiano). Quanto al suo indimenticabile carisma, una foto che lo ritrae è forse traduzione iconica della sua diversità: Enrico Berlinguer esile e quasi lieve, i capelli spettinati al vento, di fianco a rappresentanti del Pcus tetragoni e massicci, da cui era già politicamente a distanze siderali. Difficile spiegare oggi il suo “comunismo etico”. Per farlo si dovrebbe decostruire impietosamente e quasi per intero quanto la sinistra ha fatto negli ultimi vent’anni: la rincorsa a un profilo di governo a prezzo della rinuncia a essere vincente su fronti più ampi - la cultura, la società, il pensiero, il linguaggio - accogliendo acriticamente miti come la “modernizzazione”, fino a rivalorizzare Craxi contro di lui. Quello stesso Craxi che parlava del nostro Paese come della "azienda Italia", formula matrice dell'attuale trasformazione dei cittadini in clienti.
Dopo Berlinguer la critica delle ideologie (quelle di sinistra, mai quelle del mercato e del risorto darwinismo sociale) ci ha condotti all’imperio dell’ideologia più triste, quella della non ideologia, cioè del mero presente, senza futuro e senza storia (tranne gli spot pubblicitari). Dissipata con la propria identità e differenza quell’egemonia culturale che a ragione la destra rimproverava alla sinistra, dopo Berlinguer il linguaggio dei politici (di sinistra) è diventato un “lessico famigliare”, separato dai cittadini ma condiviso dalla destra, fino alla ripetizione di quella parola d’ordine comune a tutti e vacua di senso, “riformismo”. Perché anche chi della mia generazione ha avuto col Pci e con Berlinguer conflitti fortissimi lo rimpiange come un padre o un maestro? Per la splendida intransigenza morale che emanava, per un’affinità, prima che elettorale, elettiva. Se è vero che solo i poeti, a differenza dei politici, non possono mai mentire, Berlinguer era un poeta. Ma votato da un terzo degli Italiani.

(uscito su l'Unità di oggi)

6/08/2009

Pirati a Venezia e a Strasburgo (due notizie)

“Ieri [il 3 giugno, N.d.R.] alla Biennale di Venezia sono arrivati anche i «pirati» della Rete per dire no al copyright. L’iniziativa è di S.a.L.e.,uno spazio espositivo negli ex Magazzini del sale gestito dai centri sociali che ospiterà il progetto di Miltos Manetas «The Embassy of piracy» che coinvolgerà gli hackers del sito Piratebay.org e la performance audiovisuale «The Ramallah syndrome». Agli ex Magazzini del Sale è stato allestito uno spazio dove sarà possibile scaricare di tutto: libri, musica, video. Chi accetterà l’invito sfiderà «il governo italiano - ha dichiarato ieri Marco Baravalle, uno dei promotori dell’iniziativa - che ha annunciato di costituirsi in giudizio contro Piratebay.org».www.sale-docks.org” (da l’Unità del 4/6/09)

Da l’Unità on line di ieri e oggi, a forma di Roberto Arduini:
“Già gli exit poll in Svezia riportavano la grossa sorpresa, confermata dai dati: la neoformazione del Pirate Party, il “partito dei pirati informatici” ha raccolto alle elezioni europee il 7,1% dei voti degli svedesi e un seggio in Europa, diventando così la quinta forza politica del Paese in Europa. È giunto dietro ai Socialdemocratici, con il 25%, i conservatori del Partito moderato, con il 18,5%, al Partito dell'Ambiente con l'11,5% e il Partito Liberale con l'11,4%. «La questione della tutela della privacy e delle libertà civili è importante per la gente che lo ha dimostrato chiaramente con questo voto» ha detto Anna Troberg, una dei candidati. Il Pirate Party, fondato nel 2006 dal pirata informatico Rickard Falkvinge, per chiedere una riforma della legge sulla proprietà intellettuale, con un taglio nella durata dei diritti di copyright e la liberalizzazione del file sharing. Forte anche del sostegno dello scrittore e poeta Lars Gustafsson, uno degli intellettuali svedesi più conosciuti a livello internazionale, questa formazione politica si pone l'obiettivo di garantire meglio di molte altre la libertà e l’indipendenza di internet in un’epoca in cui stanno nascendo sempre più restrizioni politiche sulla rete, ma anche nuove forme di cittadinanza virtuale. L’appoggio di uno scrittore così famoso è solo un segno della crescente popolarità e serietà del progetto politico dell’ex programmatore Microsoft Falkvinge.
Secondo l'ultimo sondaggio sulle intenzioni di voto degli svedesi prima delle elezioni di ieri, i Pirati sarebbero arrivati a essere il terzo partito del paese, on il 7,9 % delle preferenze. L'esito delle urne ha praticamente confermato i sondaggio, visto che il partito informatico ha raggiunto il 7,1%. Il partito di Falkvinge riesce così a mandare un suo rappresentante all’europarlamento (forse due), spostando su un piano più ampio la sua battaglia per una riforma delle leggi sul copyright e una migliore tutela della privacy su internet.
Il successo del Partito informatico è ancora più sorprendente se si considera che alle elezioni politiche del 2006 avevano raccolto solo lo 0,6% dei consensi. La loro popolarità è cresciuta enormemente dopo il 17 aprile, quando i quattro fondatori del sito di download Pirate bay (che non è legato al partito di Falkvinge) sono stati condannati da un tribunale svedese a un anno di carcere e al pagamento di una multa da milioni di euro per violazione delle leggi sul copyright.

6/06/2009

Votare. Per arginare il napalm del berlusconismo (acchiappafantasmi)

Siamo stanchi. Non possiamo permetterci di essere stanchi. Solo adesso – per vie traverse, umilianti – sembra realizzarsi l’appello lanciato nel gennaio 2002 a Parigi in un forum che organizzai all’Ecole normale dal titolo “Italia: la resistibile caduta della democrazia”. Fu detto a più voci: “che l’Europa ci aiuti!”. Nel frattempo mille occasioni mancate e tradite da una sinistra contigua alla destra nel costume, nelle idee, nel linguaggio. In concorrenza, più che in opposizione. E allora? Allora oggi più che mai non si deve cedere all’ingenuità – alla disperata illusione - di voler far coincidere il voto con la propria anima, cioè astenersi. Che vuol dire ostentare un’idea di coerenza e purezza morale e politica che non ha nulla a che vedere né con la coerenza, né con la morale, né con la politica. Il narcisismo dell’astensione pretende di specchiarsi nella crocetta apposta sul simbolo elettorale, come se potesse riflettere la complessità di sentimenti, aspirazioni e idee di cui ognuno è portatore. La realtà a volte è pragmatica, e se ne frega delle nostre effimere sottigliezze. Siamo chiamati ad arginare il deserto prodotto da quel diserbante o napalm che il berlusconismo spande da anni. Non è (solo) un discorso politico, ma culturale e biologico: è in gioco il destino della memoria, del linguaggio, dell’esperienza, della bellezza, dell’empatia, della possibilità di progettare, immaginare, raccontare. Sono stanco di ripeterlo, ma il fascismo di oggi, pur così cinico e volgare, è più profondo, più devastante, perfino più violento di quello di ieri. Questo nuovo fascismo mi opprime, mi ostacola, mi umilia, mi violenta, e chi ne è complice anche solo per ignavia e leggerezza mi è nemico. Scegliete l’ampiezza utopica del pensiero di Vendola (Sinistra e libertà), la sobrietà pragmatica di Franceschini (Pd) o altro, ma votate.

(in uscita su l'Unità di domenica 7 giugno)