oggetti smarriti e s-oggetti ritrovati, un brano di Primo Levi, da Se questo è un uomo p.26 , la posto in tre parti per non decontestualizzare la pagina. La parte che avrei citato da sola, che il tuo libro mi ha richiamto alla mente è la 2/3:
prima parte (1/3) "Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe,anche i capelli; se parleremo, non ci ascoteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga" ...continua
seconda parte (2/3) "Noi sappiamo che in questo difficilmente saremo compresi, ed è bene che sia così. Ma consideri ognuno, quanto valore, quanto significato è racchiuso anche nelle più piccole nostre abitudini quotidiane, nei cento oggetti nostri che il più umile mendicante possiede: un fazzoletto, una vecchia lettera, la fotografia di una persona cara. Queste cose sono parte di noi, e quasi come membra del nostro corpo; né è pensabile di venirne privati, del nostro mondo, ché subito ne ritroveremmo altri a sostituire i vecchi, altri oggetti che sono nostri in quanto custodi e suscitatori di memorie nostre." ... continua
terza parte (3/3) "Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi, che si potrà a quor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinità umana; nel caso più fortunato in base ad un puro giudizio di utilità. Si comprenderà allora il duplice significato del termine "Campo di annientamento", e sarà chiaro che cosa intendiamo esprimere con questa frase: giacere sul fondo."
Caro Beppe, nel nostro tempo dove quasi tutto è oggetto da possedere freneticamente (come i libri che amo tanto) e altrettanto freneticamente da abbandonare, nell'inconsapevole vivere di ogni giorno (l'ingenuità del percepire direbbe Husserl), questo richiamo agli oggetti di Primo Levi è una appello alla inviolabilità dei soggetti, di noi tutti. Oggi quando ogni oggetto, ogni cosa è sempre più qualcosa da acquistare e sempre meno qualcosa di cui prendersi cura (qui penso ad Heidegger) questo richiamo agli oggetti è un invito ad un tornare a saper stare con dignità nel nostro mondo ... ciao Pino
ps. no so quanta attinenza questa riflessione abbia con il tuo libro ma è ciò che ho sentito di volerti scrivere
caro Pino (chi sei? non so se ti conosco o no), grazie delle meravigliose citazioni di primo levi che riproponi e delle tue rilessioni. c'entrano sempre, c'entrano senz'altro, e comunque magari me lo confermerai leggendo il libro. che accoglie alcuni testi e storie di avvicinamenti a oggetti e soggetti in fase di pre o post annientamento, credo, o defraudati, o resi orfani... per questo parlo anche di "fantasmi", argomento su cui da anni sto cercando di scrivere un romanzo che non è mai pronto... beppe
No, non ci conosciamo ma ti ho 'conosciuto' ascoltando farenheit, parlavi di Walser, Bouvier, Messori e (mi pare) Celati. Autori che non conoscevo, ho letto molto di Celati, Bouvier e il tuo HP, molto bello come la tua vita letteraria raccontata insieme alla vicenda di HP sono sembrate 'una cosa sola', pur essendo 'cose separate' ... Letteratura (maiuscola!) per librarsi un po' distanziati e un po' avvicinati alle circostanze del vivere
Pino
PS. alle letture che intendo fare per l'estate(Fedier, La voce dell'amico; Melville, Bartelby(Celati); Berberova, Il giunco mormoante (HP)) aggiungerò necessariamente il tuo "oggetti smarriti"
Aggiungo a quanto ha scritto Pino, che mi ha colpita perché anch'io leggendo Beppe ho "iniziato a camminare" verso conoscenze nuove dalle quali sono stata arricchita, che sto leggendo Nina Berberova "Il corsivo e mio" traendone infiniti spunti, personali e non. Segnalo a Pino anche "Viaggio in un paesaggio terrestre" di Vittore Fossati e Giorgio Messori - Diabasis che ho letto grazie a Beppe Sebaste. Ada
Saper riconoscere nel mandala più ampio della Vita il filo d’Arianna che intreccia memorie, luoghi, persone, emozioni è un dono raro che sicuramente Sebaste possiede. Perdendosi nel piccolo particolare di un’ampia vicenda, che confonde micro-storia e macro-storia, l’autore ci dona un lampo di assoluto, di infinito e ci ricorda che siamo umanamente divini ma soprattutto divinamente umani. Caterina Maggi
13 commenti:
oggetti smarriti e s-oggetti ritrovati, un brano di Primo Levi, da Se questo è un uomo p.26 , la posto in tre parti per non decontestualizzare la pagina. La parte che avrei citato da sola, che il tuo libro mi ha richiamto alla mente è la 2/3:
prima parte (1/3)
"Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe,anche i capelli; se parleremo, non ci ascoteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga" ...continua
seconda parte (2/3)
"Noi sappiamo che in questo difficilmente saremo compresi, ed è bene che sia così. Ma consideri ognuno, quanto valore, quanto significato è racchiuso anche nelle più piccole nostre abitudini quotidiane, nei cento oggetti nostri che il più umile mendicante possiede: un fazzoletto, una vecchia lettera, la fotografia di una persona cara. Queste cose sono parte di noi, e quasi come membra del nostro corpo; né è pensabile di venirne privati, del nostro mondo, ché subito ne ritroveremmo altri a sostituire i vecchi, altri oggetti che sono nostri in quanto custodi e suscitatori di memorie nostre." ... continua
terza parte (3/3)
"Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi, che si potrà a quor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinità umana; nel caso più fortunato in base ad un puro giudizio di utilità. Si comprenderà allora il duplice significato del termine "Campo di annientamento", e sarà chiaro che cosa intendiamo esprimere con questa frase: giacere sul fondo."
Caro Beppe,
nel nostro tempo dove quasi tutto è oggetto da possedere freneticamente (come i libri che amo tanto) e altrettanto freneticamente da abbandonare, nell'inconsapevole vivere di ogni giorno (l'ingenuità del percepire direbbe Husserl), questo richiamo agli oggetti di Primo Levi è una appello alla inviolabilità dei soggetti, di noi tutti. Oggi quando ogni oggetto, ogni cosa è sempre più qualcosa da acquistare e sempre meno qualcosa di cui prendersi cura (qui penso ad Heidegger) questo richiamo agli oggetti è un invito ad un tornare a saper stare con dignità nel nostro mondo ...
ciao
Pino
ps. no so quanta attinenza questa riflessione abbia con il tuo libro ma è ciò che ho sentito di volerti scrivere
caro Pino (chi sei? non so se ti conosco o no), grazie delle meravigliose citazioni di primo levi che riproponi e delle tue rilessioni. c'entrano sempre, c'entrano senz'altro, e comunque magari me lo confermerai leggendo il libro.
che accoglie alcuni testi e storie di avvicinamenti a oggetti e soggetti in fase di pre o post annientamento, credo, o defraudati, o resi orfani... per questo parlo anche di "fantasmi", argomento su cui da anni sto cercando di scrivere un romanzo che non è mai pronto...
beppe
No, non ci conosciamo ma ti ho 'conosciuto' ascoltando farenheit, parlavi di Walser, Bouvier, Messori e (mi pare) Celati. Autori che non conoscevo, ho letto molto di Celati, Bouvier e il tuo HP, molto bello come la tua vita letteraria raccontata insieme alla vicenda di HP sono sembrate 'una cosa sola', pur essendo 'cose separate' ... Letteratura (maiuscola!) per librarsi un po' distanziati e un po' avvicinati alle circostanze del vivere
Pino
PS. alle letture che intendo fare per l'estate(Fedier, La voce dell'amico; Melville, Bartelby(Celati); Berberova, Il giunco mormoante (HP)) aggiungerò necessariamente il tuo "oggetti smarriti"
Aggiungo a quanto ha scritto Pino, che mi ha colpita perché anch'io leggendo Beppe ho "iniziato a camminare" verso conoscenze nuove dalle quali sono stata arricchita, che sto leggendo Nina Berberova "Il corsivo e mio" traendone infiniti spunti, personali e non.
Segnalo a Pino anche "Viaggio in un paesaggio terrestre" di Vittore Fossati e Giorgio Messori - Diabasis che ho letto grazie a Beppe Sebaste.
Ada
Grazie, Ada per le letture che consigli ... temo che di questo passo l'estate si protrarrà (piacevolmente) fino all'autunno ... ciao
Saper riconoscere nel mandala più ampio della Vita il filo d’Arianna che intreccia memorie, luoghi, persone, emozioni è un dono raro che sicuramente Sebaste possiede. Perdendosi nel piccolo particolare di un’ampia vicenda, che confonde micro-storia e macro-storia, l’autore ci dona un lampo di assoluto, di infinito e ci ricorda che siamo umanamente divini ma soprattutto divinamente umani.
Caterina Maggi
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
quello che stavo cercando, grazie
good start
quello che stavo cercando, grazie
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