9/28/2007

Due libri non per caso

In libreria ci sono due libri di autori che mi piacciono, e che forse anche per questo sono miei amici. Per caso si tratta di due gialli, o un giallo e un noir, le etichette poco importano. Uno (il noir) si chiama In fondo agli occhi del gatto, edito da Marsilio, autore Serge Quadruppani, francese, traduttore dall'italiano, che bazzica spesso a Roma (nel mio quartiere). Ne ha scritto una bella recensione Wu Ming 1 su l'Unità (poi ripresa da carmillaonline). L'altro (il giallo) si chiama L'uomo dei cerchi azzurri (Einaudi), ed è di Fred Vargas, anzi il suo primo romanzo con il commissario Adamsberg, il più poetico dei detectives. Su Fred Vargas potete leggere parole sue sul sito in un'intervista che le avevo fatto tempo fa per l'Unità (basta cliccare qui), che mi sembra ancora assai esaustiva. Ah, dimenticavo: sono due scrittori decisamente di sinistra, e questo non credo sia per caso.
Intanto, aspetto altri interventi stimolanti sul tema povertà, notizie, blog ecc. (post qui sotto).

[P.S. Ieri sera ho visto al Teatro Vascello di Roma una coreografia dedicata a Francesca Woodman (titolo: "Angelo per Cristiano" come quello di una foto di F. W.), creato da Alessandra Luberti, con lei e Simona Malato (due danzatrici che vivono a Palermo). Mi è piaciuto molto. Questa primavera ho scritto un lungo testo dedicato a Francesca Woodman (e agli anni '70) che uscirà ai primi di novembre sul n. 40 di Nuovi Argomenti. Aspetto quindi a metterlo sul sito.]

9/25/2007

Chiedo scusa se parlo di povertà

Da la Repubblica di oggi (on line): Pensionato ruba un pacco di pasta"E' il 25, sono senza soldi: ho fame". Il caso segnalato da un negoziante di Cagliari: "Lo ha nascosto ma gli è caduto davanti alle casse e si è messo a piangere". Organizzata una colletta nel quartiere. I Consumatori: "Questi casi si moltiplicano"...
Avevo acceso il computer per fare altro, ma non ho potuto non seguire l'impulso di postarlo. Io lo trovo straziante. Ma vorrei anche linkare un mio pezzo, scritto alcuni anni fa per l'Unità, in una serie sulle "eresie", che parla proprio di povertà: il titolo è lo stesso del post, Chiedo scusa se parlo di povertà. Non l'ho ancora messo nel sito ( lo si trova sul sito della Feltrinelli, o su nazioneindiana). [N.d.R.: ora è anche nel sito, basta cercarlo tra gli "articoli" o cliccare qui]. Leggetelo, per favore. Posso dire tranquillamente di essere stato il primo a parlarne, in questi ultimi anni, in Italia. Dico, della povertà che non si vede, della povertà che non fa notizia. Ora a quanto pare fa notizia. E' un bene?

9/21/2007

"Verderame" (e after life)

Dopo averlo cominciato stanotte, per rimandare il sonno, l'ho finito stamattina seduto al sole, rimandando ogni altro fare. Parlo di Verderame di Michele Mari (Einaudi), un romanzo bellissimo. Di solito mi dà fastidio evocare i premi letterari: ma se non danno il prossimo premio Strega a questo libro (ammesso che voglia concorrerci), non vedo a chi altri potrebbero darlo e con che faccia (tanto per dire: infatti, chi se ne frega dello Strega). In questo romanzo c'è tutto: un lavoro intenso sulla lingua, una consapevolezza del valore delle parole e del loro gioco spinto all'estremo, fino all'incanto; c'è l'incanto, l'infanzia, l'infanzia del linguaggio che non ha età; c'è l'incanto di una storia palpitante, e c'è quello doloroso della Storia; ci sono i morti che parlano sotto la lattuga, le lumache e il verderame, anagramma di vera madre, mentre alla tv nell'anno 1969 ci sono gli sceneggiati con Umberto Orsini, Paola Pitagora, Arnoldo Foa, ecc. C'è la vita e c'è un compendio di letteratura nell'esperienza di un quasi quattordicenne che basterebbe per insegnarla, per amarla. E' un libro su come la letteratura, comunque sia, dia senso alla vita fino a salvarla. Penso che si capisca che l'ho amato molto. Non conosco personalmente Mari, ma lo ammiro. Leggetelo.

Da due anni e mezzo cerco di scrivere una specie di romanzo che parla del parlare con i morti. Gli amici mi guardavano storto mentre lo dicevo - a quei pochissimi. Ora c'è questo romanzo di Mari, ed è bellissimo. Nello stesso tempo in questi giorni sono invitato a Procida a un festival di film vecchi, demodé, belli e antiquati: il festival che fa per me, ho pensato, inattuale, a cura tra gli altri di Enrico Ghezzi. Quello che mi sgomenta è il trait d'union, cinematografico-filosofico: l'after life, la "vita" (?) dopo la morte, insomma la morte e i morti. Non come HP, che pure è un after life, ma un parlare davvero con uno che sia morto, che è il massimo dell'avventura e dell'esperienza cui l'uomo aspiri (io credo). Mi sgomenta perché mi sento braccato nell'idea più intima e irriferibile che ho avuto nel corso degli ultimi anni (anche se, ormai lo so, quando qualcuno ha un'idea vera, vuol dire che altri ce l'hanno insieme a lui, contemporaneamente).

9/13/2007

"Dal fondo"

Vorrei segnalare un libro appena uscito da Avagliano, Dal fondo, antologia della poesia "marginale" a cura di Carlo Bordini e Antonio Veneziani, entrambi poeti. Intanto, è stato ripubblicato dopo 30 anni (uscì da Savelli nel 1978, quei librini con le copertine disegnate da Pablo Echaurren). Ma quel che è singolare è che appare oggi nello stesso tempo documentario e profezia: i reietti di cui sono antologizzate le espressioni - nelle quali allora, letteralmente, si galleggiava, perché il mondo dei marginali era il mondo della vita vera, se mi consentite l'espressione un po' retorica - le poesie cioè degli emarginati, dicevo, sono oggi l'espressione attualissima di quelli che, trent'anni dopo, paradossalmente non hanno più il diritto di parola -parola pubblica. Sono gli invisibili, i coscritti. Gli esclusi. Dallo sguardo, dal canone dello sguardo, e della notizia, cioè della considerazione collettiva e civile. Gli "albanesi". Viene in mente Plotino: il brutto è tale perché non lo guardiamo, non lo vogliamo guardare (e non viceversa; il brutto è ciò che si nasconde: i poveri, i vecchi, i malati di mente ecc.). A parte il fatto che una considerazione letteraria è giusta e doverosa (la nuova edizione di Dal fondo è introdotta da Emanuele Trevi, anticipata sull'Unità di oggi), a me sembra che una riflessione politica, contigua alle riflessioni sulla nuova attuale guerra contro i poveri (cui abbiamo accennato, e su cui occorre parlare), sia altrettanto se non più necessaria. Insomma, l'invito è a leggere questo libro, e a meditare, e a parlare insieme delle associazioni di idee che ci vengono. Sugli anni Settanta, sull'oggi, ecc. ecc.
[E già che ci sono segnalo pure, sempre edito da Avagliano, una strana antologia, con una brutta copertina, ma con testi interessanti, alcuni molto belli, sugli anni Settanta e Roma (c'è anche un mio testo, con delle poesie, un po' tirato per i capelli lo ammetto, tanto più che all'epoca ero un ragazzo; il più bello è la favola dell'incanto/disincanto di una giovanissima provinciale che arriva a Roma, scritta da Stefania Scateni). Il titolo è Renault 4. Scrivere a Roma negli anni Settanta, a cura di Carlo Bordini e Andrea Di Consoli].

9/05/2007

Di passaggio

Troppe cose da dire - e da fare - e io sono molto pigro. Troppe cose e idee da collegare, linkare, segnalare, e a me piace passeggiare per strada, andare al caffé, all'enoteca o sulla panchina di un parco. Ho preso molti treni e molti aerei, vorrei stare fermo, ma già domani a Mantova (e qui bisognerebbe linkare il festivaletteratura, e segnalare il mio incontro alle 18,15 con gli artisti Botto&Bruno e con Stefania Scateni - tema: la città, le periferie, e come raccontarle - ma chi ne ha voglia? - e segnalare almeno un altro incontro, quello alle 15,30 con uno dei miei scrittori preferiti, Chuck Palahniuk - sul sito qui tra l'altro trovate un'intervista che gli avevo fatto anni fa). Poi andrò a Venezia, perché mi piace essere presente alla consegna del Leone d'oro (alla carriera) al mio amico Bernardo Bertolucci. Il mio problema è: come mi vesto? Non ho uno straccio da mettermi.
A parte questo, vorrei scrivere contro l'ultimo atto, in Italia e non solo, della guerra contro i poveri, la guerra che trasforma i mendicanti e i lavavetri in criminali. E' una delle cose più balorde e squallide che la non-sinistra italiano ha elaborato in questi anni.