“Io sono così”, ha detto Silvio Berlusconi, gli Italiani mi amano. Ha ragione. Ha ragione anche D’Avanzo su Repubblica a ripetere che Berlusconi ha dissolto a suo modo il concetto di verità. C’è un concetto Rashomon (il famoso film giapponese), sulle mille versioni di un fatto; e c’è il concetto Berlusconi, la negazione dell’evidenza fattuale e la continua sconfessione di quanto appena detto, fino all’irrilevanza di ogni detto e ogni fatto. E’ il modello più avanzato, performativo: dire è fare, i detti rimpiazzano i fatti e li eliminano. E’ eticamente, politicamente distruttivo, anzi devastante? Sì, ma forse piace alla gente: l’immunità, l’impunità, il diritto a falsificare e a rimuovere, fino al lemma più gettonato: “io sono così”. Se uno è così, sottinteso, anche quello che fa dipende da questa “verità” di natura. “Che vuoi da me?” Curioso (è un problema per i filosofi) che chi sradica ogni concetto condiviso, sociale o relazionale di verità, ne abbia poi bisogno come fondamento rigido, invivibile, metafisico e un po’ nazista. Io sono così, e se non ti va “è un problema tuo” (altra frase gettonatissima).
Berlusconi non è un corpo estraneo, fa corpo (corpus, come si dice delle opere) con noi, gli Italiani, la gente. Accade anche nelle relazioni private, dove tutto è sempre più sconfessabile, in nome di una affermazione cinica di sé sculettante e cieca come una palla da flipper. Quando tutto ciò mi dà la disperazione e la claustrofobia sprofondo in frasi come questa di Luigi Pirandello (1911), un antidoto che vorrei far mio: “Non aver più coscienza d’essere, come una pietra, come una pianta; non ricordarsi più neanche del proprio nome; vivere per vivere, senza saper di vivere, come le bestie, come le piante; senza più affetti, né desiderii, né memorie, né pensieri; senza più nulla che desse senso e valore alla propria vita”. Ma forse non sono cose che si possano scrivere su un giornale.
(in uscita domani, domenica 28 giugno, su l'Unità, rubrica "acchiappafantasmi"
9 commenti:
« Se potessi mangiare un'idea avrei fatto la mia rivoluzione » Ma ci avrà pensato Gaber (o il suo paroliere Sandro Luporini) cosa ne sarebbe "uscito" da quell'idea, per quanto nobile essa potesse essere, una volta "digerita"?. Gli esiti delle "battaglie delle idee" li possiamo constatare in ogni momento e in ogni luogo. Spesso l'idea è un alibi postdatato delle ragioni della forza. Sogno un mondo senza idee. Spesso mi chiedo se l'ultimo gradino della scala evolutiva umana non possa essere degnamente ( e dolcemente) rappresentato dai portatori del 47° cromosoma, i cosiddetti "down". "Affetti" da una specie di assoluta bontà, incapaci, per disposizione genetica, al male. Sogno un sonno senza sogni. O almeno senza il "decodificatore" dei sogni. Altrimenti detto spero in un'allegra demenza.
Questo m'è capitato di scriver pochi giorni fa. Fatte le debite proporzioni credo che sia lo stesso sintomo d'una stessa malattia.
caro (o cara?) oximor, grazie di uanto hai scritto, a cui mi sento davvero fratello. sì, la frase di gaber-luporini l'ho anticchiata spesso anch'io, negli anni, e mi è emersa tutte le volte che... beh, la delusione era prepotente, straripante. la tua conclusione è bella, è, credo, una "via". e ne saopeva qualcosa il bauelaire del "rien faire comme un bete", o adorno, e tanti altri che fanno e anno fatto, con maggior potenza e gloria senza mercede, il mio mestiere. di vivere. beppe
ciao
il tuo articolo mi ha fatto tornare in mente un aneddoto di una decina d'anni fa. eravamo il gruppetto del seminario del tuo corso (sulle epistole), un gruppo bello perchè piccolo. hai proposto di andare a prendere un caffè in largo respighi, vicino alla facoltà. una volta fuori dal 38 tutto il gruppetto dei punkabbestia tra cani birre e piercing se ne stava allo svacco in piazza verdi (ora non è più così, è molto peggio e più di facciata di così). si parlava del pensiero mi pare, della libertà di pensiero, delle alternative fornite dal pensiero. tu li hai guardati, tutti uguali nella loro divisa, e hai detto: per esempio loro, non sanno cosa vogia dire essere alternativi, questi sono alternativi come palle da flipper!
è una frase che mi è sempre rimasta impressa, e che trovo giusto applicare ora a categorie ben più pericolose di gentaglia.
così, solo un ricordo che forse non ricordavi.
grazie azzaurra. è un ricordo bello per me, che avrei perduto. b.
"...E' tempo di metterci in ascolto
E' tempo di fare silenzio dentro di sé.
E' tempo di essere mobili e leggeri,
di alleggerirsi per mettersi in cammino.
e' tempo di convivere con le macerie e l'orrore, per trovare un senso.
Tra poco anche i mediocri lo diranno.
Ma io parlo di strade più impervie,
di impegni più rischiosi
di atti meditati in solitudine.
L'unica morale possibile è quella che puoi trovare,
giorno per giorno
nel tuo luogo aperto appartato.
Che senso ha se solo tu ti salvi.
Bisogna saper contemplare
ma essere in viaggio.
Bisogna essere attenti,
mobili,
spregiudicati e ispirati.
Un nomadismo,
una condizione,
un'avventura,
un processo di liberazione,
una fatica, un dolore,
per comunicare tra le macerie.
Bisogna usare tutti i mezzi disponibili
Per trovare la morale profonda
della propria arte.
Luoghi visibili
e luoghi invisibili
Luoghi reali
e luoghi immaginari
popoleranno il nostro cammino.
(A. Neiwiller, Per un teatro clandestino,maggio 1993)
Ciao fratello Beppe!
Un grande abbraccio!
Stefania Di Lino
necessita di verificare:)
good start
a proposito della fine dell'articolo,e' proprio il generale senso di vomito e voglia di colpire(impossibile a certi livelli) che ci si rifugia nella torre d'avorio-da non considerare moralisticamente,e' semplicemente un minimo di astrazione,fare cose piu' interessanti,esserle...la situazione e' molto pesante,da non aver vogliA di riaprire le pagine dei quotidiani finche non sara finita-e sara finita poi?Per "divertirsi"(la nuda vita) in italia ci sono i mezzi....
Si, probabilmente lo e
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