11/27/2010

Le cose che non servono a niente

(Questo è il testo della mia rubrica domenicale acchiappafantasmi che ho appena inviato all'Unità, in uscita domani. Quando l'ho finito anche sotto le mie finestre, un po decentrate, è passato un corteo di studenti giovanissimi, liceali. Li ho guardati con amore. Gridavano slogan civilissimi, poi hanno intonato Bella ciao. Guardate la foto a sinistra (non il titolo): libri come scudi. Oggi c'è una grande manifestazione a Roma, studenti e operai, si diceva una volta. E' a loro che dedico questo breve testo.  Tra breve invece partirò, sfogliando la città, per una destinazione diversa, anche se vicinissima nello spazio - un luogo di preghiera e silenzio, del tutto fine a se stesso, senza teologia di nessuna sorta. In fondo,credo, è la stessa cosa, è lo stesso fare anima. Buona giornata).

Le cose che non servono a niente

Lo stesso giorno ho visto la bellissima immagine degli studenti in corteo che si fanno scudo con cartelli che hanno titoli di libri (da Petronio e Boccaccio alla Costituzione Italiana), e ho letto che in Parlamento l’on. Antonio Martino (Pdl) ha esclamato contro il centrosinistra: “Le università insegnano cose che non servono. Non vi vergognate di difenderle?” Confessione esemplare, quest’ultima, del conflitto di civiltà che qui evoco spesso (e che non è detto che oggi divida esattamente la “destra” dalla “sinistra”).

   A cosa servono le cose che non servono a niente? E’ un buon titolo per una dissertazione che darei agli studenti delle scuole. Facciamolo, un elenco dell’inutile: leggere (tutta la letteratura), la musica, l’arte, il cinema, la filosofia, il teatro, la mistica, la bellezza, su su fino alle carezze, l’amore senza finalità procreative (col preservativo o senza), i gay, il pregare gratuitamente, per puro amore del divino. Tutto questo non serve a nulla, nulla che non sia se stesso. Un fine in sé, scriveva Kant dell’opera d’arte. Come la vita. Ma com’è che l’elenco delle cose che non servono a niente coincide con l’elenco delle cose per cui vale la pena vivere, ed entrambi con tutto ciò che esula, quando non le avversa, dalle catene di montaggio e dalle spirali della guerra? Non è solo che ciò che non “serve” in realtà “regna”, suggerendo un’idea di sovranità o "signoria senza schiavi” che è tra le più belle utopie, o programmi politici, tra quanti circolavano negli anni ‘70. E’ che la politica stessa, senza questo orizzonte, non serve a nulla se non a confermare e giustificare l’esistente. L’otium, cultura e contemplazione, per gli operai; licei classici serali per tutti, per il gusto di studiare; sono esempi tra tanti di cose che contino davvero. Come i libri imparati a memoria, perché non se ne estingua la memoria, nella foresta in cui si rifugiano i lettori dissidenti in Farhenheit 451; gli stessi libri che costituiscono simbolici scudi agli studenti nelle manifestazioni di questi giorni. Questa loro semplice idea mi ha letteralmente commosso.

7 commenti:

Dimitri ha detto...

Caro Beppe, ancora conservo quel "tema" fatto al Toschi Serale cinque anni fa: "A cosa servono le cose che non servono a niente". é importante capirlo. è come avere consapevolezza della morte: è avere coscienza di sè. grazie per quella traccia.
P.s. Vorrei farti avere la mia favola sul diritto allo studio "Mulo e l'istruzione negata" che ho recentemente pubblicato. Come posso fartela avere?
Un caro abbraccio.
Dimitri

Anonimo ha detto...

grazie e ricordo, Dimitri... manda pure qui, all'indirizzo che vedi nel mio sito.
a presto,
beppe

manginobrioches ha detto...

Oh caro Beppe, come sei saggio a ricordarci l'importanza di ciò che non serve a niente se non all'anima, alla sopravvivenza del pensiero, di ciò che ci rende umani.
"Quelle quattro pietre vecchie" ha detto un leghista di Pompei: poveretto, abituato a misurare le cose in cubature e millesimi, non ha mai saputo che la calce che ci tiene assieme, noi vecchie pietre o anche giovani pietre, è l'emozione, l'anima, il sentimento, il pensiero.
Cose che non si mangiano, non si comprano, non si vendono. Ma tengono in vita, oh sì.
Grazie, caro Beppe: c'è bisogno di leggerle nero su bianco, queste cose.

Anonimo ha detto...

Le cose che non servono a niente rendono la vita degna di essere vissuta. Non si vive per ciò che serve, ma per ciò che si ama. Cose come quelle che scrivi tu, in pasta di poesia come i cunti di manginobrioches, sono le 'piccole' cose che fanno la differenza. Il tocco di colore, lo sguardo acuto sull'inosservato. Anch'io ho pianto leggendo i titoli dei libri sugli scudi con cui si proteggevano i ragazzi. E' stata una bellissima idea, quella: il soffio colorato della speranza, in pasta di giovinezza, contro il grigiore dell'indifferenza e della 'servitudine'.

mariellat

Unknown ha detto...

Credo Vittorini dicesse (vado a memoria) di spiegare Shakespeare agli operai: cosa c'è di più inutile, o dannoso alla perfetta sottomissione, che prevede sempre l'ignoranza.

Beppe Sebaste ha detto...

grazie Anna, Mariella, Gustavivo, apprezzo molto le vostre idee e le vostre parole -forse Oscar Wilde non voleva solo scherzare quando diceva che, se non poteva avere il necessario, gli si desse almeno il superfluo...
un caro saluto,
beppe

michelelupo.blogspot.com ha detto...

lo vedo adesso Beppe, da na.ind e condivido... inutile aggiungere che non sanno nemmeno fare i conti, perché hanno torto anche volendo scendere sul loro terreno utilitaristico
saluti