Vorrei, se ne avessi lo spazio, scrivere un elogio del conflitto. Non della violenza, ma della differenza, legittima e irriducibile, di visioni del mondo. Il conflitto è comunicazione, oltre che l’essenza della politica. Solo dove la politica (e con essa la libertà d’espressione) è tabù, anche il conflitto è tabù.
Ora, mentre la miseria pubblica e privata di chi ha guidato l’Italia per quasi 15 anni - sottraendoci orizzonti di pensiero e di immaginazione senz’altro più fecondi – è giunta al suo massimo grado di visibilità (non di conoscenza), mi sembra di sentire le fanfare di coloro che, negando l’evidenza, si dichiareranno antiberlusconiani (alcuni già lo fanno). Ma imperdonabile non è tanto il capo del governo (che recita benissimo se stesso), quanto chi lo ha ripetutamente eletto (“elezione”: pensate all’importanza di questa parola), chi ha riso e ancora ride consenziente quando lui parla, o batte le mani.
Provo ormai insofferenza per tutte le descrizioni che si fanno delle sue stranote malefatte morali e politiche: è su come giudicarle che da anni si svolge in Italia l’unico vero “conflitto di civiltà” che conosco, che nessuna togliattiana e ideale “amnistia” potrà cancellare. Perfino la satira sul primo ministro in carica normalizza e banalizza il genocidio di civiltà che ha compiuto - la distruzione della cultura, del tessuto sociale, dell’educazione. Ecco perché l’elogio del conflitto.
E mentre per caso mi imbatto nelle parole di un noto esponente religioso (“quelli che vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto”) mi accorgo che il 2 novembre, giorno della commemorazione dei morti, laica o religiosa che sia (una volta si diceva valori condivisi), nessun giornale ne ha fatto cenno, troppo occupati a parlare delle puttane del re.
(rubrica "acchiappafantasmi", l'Unità di domenica 7 novembre 2010)
15 commenti:
Caro Beppe, le tue parole sono talmente giuste e reali in questi tempi di credenze empiriche ed oscurantismo mediatico!
Un esercizio alla riflessione, il tuo fantasma domenicale : trova e pretendilo lo spazio!Pensa a quanto ne abbiamo bisogno noi tutti, in Italia.
grazie flavia...
Il pensiero differente, il punto di vista diverso,sono, se espressi nella totale libertà, la base e il motore di quella vita associata che è la politica. E quando questa si muove e vive della pluralità delle opinioni divene democrazia. Il confronto, la discussione e il dialogo sono fondamentali per la continuità di un'esistenza.
Per 15 anni il re ha manganellato e piegato, grazie anche all'aiuto di una corte sterminata di cortigiani e di quei mezzi che "urlano più forte" (i media),le menti (probabilmente già deboli)di un paese intero. Fino a quell'anestesia che ha fatto dimenticare che ognuno di noi, ogni giorno, ha il potere di decidere cosa essere e cosa vorrebbe intorno a sé. Perchè ogni nostro minimo comportamento in mezzo agli altri è fare politica: dalla cartaccia che gettiamo o non gettiamo per terra al rispettare o meno la fila alle poste per pagare la bolletta, ecc.
Penso che il re, una volta deposto, dovrà rispondere dell'accusa di coercizione di incapaci. Ed è questo mi addolora profondamente.
Già, questo il punto della questione.
sono d'accordo. ma vi confesso che da un po' di tempo mi ossession a questo, il riciclarsi di chilo ha appoggiato, con la complicità di chi sarò al governo (magari d sinistra). quell'amnistia alla Togliatti (immagino un Dalema, quella rimozione tipicamente italana (che non ha mai avuto una Norimberga).
inoltre mi ossessiona questo: che questi ultimi 15 anni avrei voluto impiegarli meglio, dico a livello mentale, che non a subire e a cercare di resistere contro questa dittatura appicicosa e demotivante, napalm o bomba atomica che sia che ha devastato gli orizzonti e il presente. Avrei voluto scrivere altro, ecco, occuparmi d'altro...
È così puntuale quello che scrivi, Beppe, che il buon conflitto a cui ti riferisci sembra quasi inimmaginabile persino nel quotidiano, essendo ormai la comunicazione basata sulla prevaricazione dell'interlocutore quanto del destinatario. Non ascoltare – lo sappiamo, lo vediamo, lo soffriamo – è la prassi.
Osservo quotidianamente che l'incuria per il rispetto del senso autentico della parole della nostra lingua, il loro utilizzo improprio e volutamente virato alla drammatizzazione (spogliando progressivamente le parole del loro significato quando siano poi usate correttamente), hanno contribuito in modo sconfortante alla quasi impossibilità di "innescare", o forse innestare, una comunicazione che non sia un lotta senza ascolto. Un dia-logo.
Ho l'impressione sempre più acuta che la distorsione (e distruzione) della lingua, che siamo costretti a leggere e ascoltare quotidianamente, sia stata uno dei mezzi più subdoli (eppure diretti) ed efficaci per «sottrarci orizzonti di pensiero e di immaginazione senz’altro più fecondi» (quanto è vero e doloroso), e per scardinare dalle fondamenta qualunque tentativo di coscienza e ricerca di conoscenza.
Forse ancora più desolante è accorgersi che non di rado il tentativo di recupero della lingua avviene per mero esibizionismo, rientrando così nella stessa pratica distruttiva del significato e con esso del senso.
Penso non ci sia nulla di originale in queste righe, ma che forse possano avere qualche relazione con quella «vocazione pedagogica» a cui anche qui ti riferisci.
(La vocazione pedagogica sembra allegramente abbandonata in favore dell'autopromozione e dell'autolocelebrazione.)
Grazie, ancora una volta, per le tue riflessioni, Beppe. Per la sobrietà e l'esattezza con cui le scrivi sorvegliando il linguaggio, accudendo il senso.
Non si può "fare altro", quando il tempo è se mai quello di fare di più. Compito degli intellettuali è da sempre quello di essere l'esempio rivoluzionario, di offrire orizzonti nei mari in tempesta e nella calma piatta. Di imporli a forza , se necessario. E forse è necessario. Chi altri dovrebbe occuparsi di contrastare efficacemente i romanzetti rosa e le pulp fiction in cui siamo tenuti in ostaggio? Invece, non ho memoria di voci significative di intellettuali che in questi tristi anni abbiano saputo diventare i nemici di questa disgustosa commedia che ci tiene incollati ai media per ogni mignottina e ogni cricchetta di panzoni. Il problema è che mentre segui le pulp fiction ne diventi parte, se nessuno ti ricorda scuotendoti che stai guardando un'invenzione. Una delle manipolazioni silenti più odiose, è stata quella di voler mettere sullo stesso piano tutti gli artefici della nostra storia recente: fascisti uguali a partigiani, comunisti uguali a nazisti. Ma se non rimetti i valori al loro posto, se nessuno ti è più nemico, con chi puoi entrare in conflitto? Se sinistra e destra sgomitano entrambe per occupare il centro si ferma l'oscillazione che garantisce l'equilibrio, che è tensione fra opposti, non immobilismo. E lì, al centro, finiscono i conflitti. Finiscono i pensieri. Finisce e si perde il senso della vita, che è movimento, oscillazione, perturbazione. Noi siamo fermi, immobili da 16 anni. Il tutto per dare "vendibilità" elettorale anche a chi fino a ieri era portatore di valori contro cui si sono armati di penna e moschetto un paio di generazioni di intellettuali e operai.Insieme hanno lottato e insieme hanno portato il paese fuori dal fascismo e fuori dall'ignoranza. Ora siamo all'ignoranza leghista, che vuole insegnare il dialetto a scuola. Ma anche qui: avessi sentito qualcuno dire (urlare) che l'ignoranza va sconfitta, non tollerata o denigrata. Rossana
sottoscrivo le tue parole, rossana
(beppe)
laura, grazie a te, davvero. sì, viviamo in un infelice regno di monologhi. anche per questo il tu dialogo è prezioso.
(beppe)
Grazie a tutti voi per questi pensieri e commenti e soprattutto pungoli per pensare. Come dice Rossana dovrebbe essere compito degli intellettuali, che molto spesso però si nascondono dietro ad altri ruoli, forse più facili, magari solo di sterili narratori... per questo grazie a Beppe che permette questo dialogo e a chi aggiunge gocce di pensiero: la vera democrazia e la sua crescita costruttiva per il paese dovrebbe derivare da un confronto di idee fra opposti schieramenti che non vogliono imporre il giusto sullo sbagliato, ma indipendentemente da chi lo propone, il giusto per il paese: è che lo schieramento fra "destra" e "sinistra" è diventato io sono bravo e tu no, e non la mia idea è questa la tua è quella vediamo cosa può essere utile per l'Italia oggi, troviamo un punto di partenza per costruire; si perde di vista il fulcro della politica...
Trovare nuovi argomenti, nuove parole e soprattutto accudire il senso di ciò che si scrive è ora più che mai urgente per pungolarci e non farci assimilare a questo dilagante delirio, per cui, Beppe, non mollare!
Federica
no caro beppe, non è vero che nessun giornale ha parlato di pasolini. Lo ha fatto la Repubblica, in cronaca, ma la notizia non era ppp bensì il sindaco alemanno. Questi è venuto a ostia il 2 novembre, accompagnato da croppi (ass. alla cultura) e il bravo prof. broccoli, per commemorare pasolini. Sono andati all'idroscalo a posare una corona di fiori sulla stele di rosati, ha promesso di ristrutturare la torre san michele (di michelangelo) e inaugurare una mostra fotografica di dondero sul poeta (c'è una foto sulla repubblica del 3, in cronaca, dove casualmente c'è anche maria che guarda le foto).
La stessa amministrazione della XIII circosrcizione con a capo colloca si è dileguata non condividendo la scelta del sindaco (troppo a sinistra). Croppi, l'asessore alla cultura del comune, ha detto che lui non ama le dietrologie e che in fondo pasolini era un frocio ammazzato da un altro frocio (sintetizzo).
Vizzini ha illustrato un potenziamento del porto turistico (500 posti barca) ma ha detto che non è una speculazione edilizia (in cambio del restauro del fortino, come hanno pensato quei malfidati di comunisti), tutto regolare. Hanno aggiunto che Pasolini è stato un grande poeta, non di destra non di sinistra ma di tutti. Forse era preferibile che restasse di nessuno e che i giornali non ne parlassero proprio.
sergio
caro sergio, però hai fatto un lapsus (forse perché eravamo insieme il 2 novembre scorso a ostia), una motonimia forse (non risce ad essere na sineddoche, però): non ho fatto nessun riferimento a pasolini, ma ai morti, in generale (sic), la "festa dei morti", che precede di tanto pasolini (e a cui pasolini, essendo pasolini, era senz'altro sensibile)
"metonimia" (gli altri refusi non li correggo)
accidenti, hai ragione, ma ci avrei giurato che tu l'avessi nominato.
comunque il mio commento serviva a tenerti informato sulla questione idroscalo-bonifica.
un abbraccio metomimico (belli i refusi)
sergio
Ho paura che in questi anni l'Italia "media" abbia incrementato la sua già nota tendenza perniciosa a non risentirsi e a subire in silenzio... Se poi c'è anche un reuccio che gli dice che cosa fare e decide per lei cosa va bene e cosa no...
Per questo penso che la conflittualità, lo scontro, la tensione siano elementi essenziali; reagire, criticare, ma anche proporre in modo vigoroso, facendo sentire che la voce della cultura e del pensiero sa essere forte. Non gridare scompostamente ma farlo in modo da delineare delle figure e delle configurazioni per il futuro.
Gabriele
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