11/19/2011

L'ombra della salvezza (omaggio a Murakami Aruki)


In uscita domani (domenica 20 novembre) sulle pagine della cultura de l'Unità:

   Ci sono autori il cui nome resta “legato”, nel senso anche di un’eredità, alla scoperta di una nuova dimensione e di un nuovo sentire. E’ così, per esempio, che il mondo si è arricchito di situazioni kafkiane o pirandelliane, personaggi gogoliani e paesaggi urbani che ci sembrano quadri di Edward Hopper o fotografie di Luigi Ghirri. Murakami Haruki è uno scrittore che, come i più grandi, ci ha dato non solo degli occhi per vederlo, il mondo (soprattutto quello invisibile), ma ne ha ampliato la percezione. Contano naturalmente la musica e l’inconfondibile tono della sua prosa.


   Murakami si è fatto le ossa traducendo in giapponese, tra gli altri, i racconti di Raymond Carver, vale a dire assimilando la tradizione del racconto a partire da Cechov. A forza di acuire lo sguardo (magari chiudendo gli occhi per vedere meglio) è arrivato a offrirci percorsi narrativi e collegamenti inaspettati tra la realtà più ordinaria e quella più fantastica. I suoi romanzi e racconti collocano magie e visioni in una vita quotidiana dove l’incanto è immanente. Nelle sue pagine si può viaggiare attraverso i muri di un albergo, varcare porte senza porta oltre le quali incontrare una fanciulla muta e un uomo-pecora. Può accadere che un vecchio che parla coi gatti e un ragazzo scappato di casa viaggino parallelamente fino alla fine del mondo senza conoscersi, per poi darsi il cambio in una missione salvifica (Kafka on the beach). La vita più ordinaria e nuda ha sempre in Murakami la possibilità di una trasformazione, di un salto quantico. Basta lasciarsi andare, quel “lasciarsi andare” che descrive lo stile senza tempo del suo narrare, frasi che si susseguono con placida lentezza e dove tutto è possibile.

   Fin dal suo primo libro che lessi, L’uccello che gira le viti del mondo (un tomo anche più grosso di 1Q84), è stato come se una musica di fondo ne accompagnasse la lettura. Così come certe musiche contemporanee dette ripetitive (da John Cage a Terry Riley) ci insegnano in realtà la moltitudine di suoni in uno stesso suono, e che noi stessi mutiamo ascoltandoli; allo stesso modo, mentre la realtà si trasforma nelle storie di Murakami, anche chi legge registra in sé dei cambiamenti. Il tema di Murakami è sempre la possibilità della salvezza, qualcosa come una svolta del destino, un twist of fate. Ciò che accade, tra un’apocalisse e l’altra, anche in 1Q84.

   Con riferimento a Orwell (1Q84 si svolge nel 1984, e in giapponese 9 e Q hanno lo stesso suono) il romanzo alterna le vicende, fino al loro convergere, di due personaggi, o “iniziati”: una killer di “uomini che odiano le donne”, e un romanziere ghost writer che insegna matematica. Innamorati l’una dell’altro dall’infanzia, hanno perso le rispettive tracce senza mai dimenticarsi, e si trovano simultaneamente a un tornante decisivo del loro destino. Vedono entrambi un cielo con due lune, e percepiscono la presenza dei temibili “Little People” che governano il mondo - creature non si sa se buone o cattive, o semplicemente al di là dell’umano. Entrambi si misurano con un soprannaturale che ricorda l’Ombra descritta da Carl Gustav Jung.

   E’ un romanzo ricco come i mondi possibili di Philip K. Dick, elegante come un film di David Lynch, e sono tra coloro che un mese fa avrebbero voluto festeggiare il Nobel a Murakami. Tuttavia non credo, come sostengono la critica e la pubblicità degli editori, che IQ84 sia “il suo capolavoro”. A volte è sovrabbondante, con qualche digressione da romanzo ottocentesco di troppo. Non importa, la magia c’è tutta, e una volta iniziata la navigazione delle pagine non si ha più voglia di arrivare, ma solo di lasciarsi portare dalla corrente, tra salvezza e quotidiana routine.

7 commenti:

Rossland ha detto...

Io ho assolutamente bisogno di un nuovo Murakami Haruki da leggere!
Cioè di questo 1Q84, che ancora non ho e quindi non posso leggere.
E' una svolta del destino di cui sento assoluta necessità.
E però ora non ho i soldi per comprarmelo: sarà una vita, questa?
Certo, a leggere ciò che scrivi su di lui, potrei decidere intanto di rileggermi Kafka sulla spiaggia.
O anche L'uccello che girava le viti del mondo.
Perché poi è questo che ti fa Murakami: quasi non importa quale suo libro tu stia leggendo, importa averne uno sottomano quando ne senti la mancanza.
Finisco Cinebrivido di Feinmann e rileggo Kafka sulla spiaggia: è deciso.
Grazie per avermi ricordato perché mi pare di non avere libri da leggere mentre ne sto leggendo uno: una cosa è passare un paio d'ore, un'altra precipitare in un'altra dimensione. Ti pare?

Beppe Sebaste ha detto...

sì, cara ross... buoni viaggi quindi, poi raccontameli. un sorriso e un abbraccio, beppe

Anonimo ha detto...

Ciao e' da un po' che seguo il tuo blog, mi piace. Murakami mi ha fatto scoprire dei mondi invisibili che ora per me sono l'unica certezza.."l'arte di correre" mi aveva annoiato e per paura di non ritrovarlo piu'l'avevo messo da parte. Ora tu mi hai hai fatto venire la nostalgia. grazie Francesca

Anonimo ha detto...

un sorriso a te, francesca. ciao, beppe

Rossland ha detto...

Ecco: lo sto leggendo in questi giorni (il primo libro, e già penso che devo correre a comprare il secondo) e mi sei tornato in mente.
E' un Murakami quasi radicale, questo.
Sono oltre pagina 500 e mi sto facendo mille congetture sui possibili risvolti, tutti da triplo salto quantico.
E' diverso dai precedenti, e però come quelli non me ne so staccare.
Una droga?

Anonimo ha detto...

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