4/03/2011

Lo Zen e l'arte di pulire i pennelli

   L’ultima volta scrivevo a proposito della guerra che “un’altra politica è possibile”. Vorrei che queste parole fossero il filo delle prossime rubriche: pensare una ricostruzione dopo la denuncia, dopo la descrizione delle macerie dei legami e dei valori. Tra le mie piccole grandi esperienze di questi giorni c’è quella di un manufatto, la Rivista d’Artista (http://www.eosedizioni.it/) composta e fabbricata pazientemente a Roma da Piero Varroni, a cui ho avuto l’onore di essere invitato con un testo a fianco di artisti come Elmerindo Fiore, Andrea Aquilanti, Claudio Parmiggiani ecc. Ma l’evento è la rivista nel suo insieme: esce una volta l’anno, in un centinaio di copie, e la sua bellezza non occulta la manualità, il lento processo produttivo dietro l’immagine del prodotto finito, la materia di cui è fatta e il lavoro, tutt’uno col piacere, che la costituisce: agli antipodi delle merci fatte in fretta e per un consumo il più possibile veloce, per una fruizione senza godimento simile al consumo di droghe (e l’intrattenimento, che è il prodotto venduto da chi con esso è arrivato al governo, è del tutto equiparabile allo spaccio di droga). E’ un’utopia, nella nostra civiltà del neg-ozio, che innesta Marx tramite l’estetica alle pratiche spirituali, come l’insegnamento del maestro zen verso chi si stupisce che perda tempo a pulire i pennelli dopo averli usati, invece di comprarne di nuovi: il confronto non è tra il prezzo dei pennelli nuovi e quello, sul mercato, del tempo di lavoro, dice, ma con l’energia che ci vuole a fare i pennelli, e con quella ancora più grande per distruggerli e disperderli nell’ambiente in modo accettabile; ma più ancora è con la consapevolezza etica, per se stessi e con se stessi, del semplicemente lavare il pennello, in un’identificazione perfetta con ciò che si fa. Un’altra economia, come un’altra politica e bellezza, è possibile.

(rubrica "acchiappafantasmi", l'Unità del 3 aprile 2011)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Conosco bene il maestro zen 'che pulisce i pennelli' a cui ti riferisci se avesse a cuore la vita delle persone come dei suoi pennelli sarebbe davvero un maestro...
Luigi

Beppe Sebaste ha detto...

le lascio volentieri, senza sentirmi minimamente coinvolto né partecipe, tutta la sua presunzione sia di "conoscere bene" la persona a cui mi riferisco, sia di sapere chi (e come) sia "davvero un maestro" (sia, che è forse ancora più impegnativo, di sapere in cosa consista "avere a cuore la vita delle persone").

Anonimo ha detto...

Certo, certo...
Prova a frequentare per davvero (non quando fa comodo a te e a lui in situazioni di reciproco vantaggio) il grande maestro e vedrai come scoprirai l'ombra del pigmeo...

Beppe Sebaste ha detto...

uff, che fatica, e che strazio... Solo una cosa, ma seriamente: quando qualcuno, in un commento, ritiene di dover parlar male di qualcun altro (cosa già esecrabile: consiglio di mordersi la lingua 7 volte prima di farlo, come Palomar di Calvino), lo faccia come minimo firmando con nome e cognome. Ospitare i risentimenti altrui, e per di più anonimi, non è in nessun modo la vocazione di questo blog. E' abbastanza chiaro? (Mi basta un clic per elminarli)