Qualche tempo dopo l’attacco dell’11 settembre 2001, Umberto Eco osservò come l’intero sistema dell’informazione planetaria si fosse irretito nella constatazione stupita che “le Torri sono cadute”. Qualcosa del genere, in miniatura (ma anche la “miniatura” qui fa parte dell’evento), ha seguito per qualche giorno l’aggressione subita dal nostro primo ministro da un malato (già artista astratto). Un incanto autocensorio ha paralizzato il giudizio, per tema di un’equivalenza tra parole e violenza. Nella generale afasia, solo certi siti Internet (per es. nazioneindiana.com), agli antipodi di quanto sentenziano i detrattori di governo, hanno continuato a esercitare una funzione intellettuale, cioè critica; a riprova che la libertà di pensiero alimenta il pensiero.
Tra i punti discussi, il fatto che l’ostensione di se come “sìndone” vivente da parte del primo ministro (che a quanto pare affida il proprio corpo non allo Stato, come dovrebbe, ma a una scorta privata), trasformasse in pochi attimi il suo volto sanguinante e “nudo” (l’emozione e l’empatia di vedere l’umanità del “re nudo” per la prima volta: un volto che s’offre, che soffre) in un volto ancora una volta “vestito” e in posa, tramutando per metonimia il rosso sangue in un cerone; cioè una nuova maschera che anche ferita si mostrava ostinatamente al suo popolo. Comunque sia, quei primi piani drammatici e inattesi, proprio come le Twin Towers, sono un evento estetico, improbabile come un’installazione di Maurizio Cattelan, benché più simili a un Francis Bacon serializzato da Andy Warhol. Ed ecco che, mentre scrivo questa nota, mi accorgo con pena quanto sia preso anch’io dall’irretimento che volevo denunciare, paralizzato nell’amara constatazione che da ormai 15 anni guardiamo tutti lo stesso film, gli stessi eventi; solo che una metà degli Italiani vi attribuisce un senso opposto a quello che gli diamo noi. E non c’è verso di spegnere la tv.
(rubrica "acchiappafantasmi", da l'Unità di domenica 20 dic. 2009)
2 commenti:
A proposito di ostensione.
Nel precedente post, non ti è sfuggita la mia allusione: in effetti non intendevo precisamente i miei colleghi, (dei quali ho perso ogni indirizzo e numero di telefono) ma i colleghi degli altri, quando mi parlano di Boltanski accusandolo di 'retorica', intendendo per retorica (piuttosto che la tecnica del parlare) uno stile ampolloso, fumoso: usando questo termine in maniera dispregiativa (la usano in una maniera che detesto, perché sembra che la usino solo in quella maniera). Subito dopo svengono per l'approvazione, quando racconto loro del “ museo della memoria” di Bologna, in cui è stato allestito il 'vero' aereo caduto a Ustica con i veri oggetti appartenuti a quell'equipaggio. Come se per far ricordare quell'evento non fosse bastata una cartolina, ma proprio quel corpo devastato, il ‘corpo dell’aereo’, divenuto modello estetico (esporre i veri oggetti appartenuti ai morti) piuttosto che testimonianza (perché sono morti, i morti?). Ma è successo questo anche con l'altro 'corpo insanguinato’ che ci ha ossessionato ininterrottamente almeno per qualche giorno, (poiché ostensione da 15 anni), piuttosto come la coca cola di Warhol di cui siamo succubi, schiavi (perchè ne siamo schiavi?). Ma è successo altro ancora. Un’altra immagine/scritta mi sta inseguendo in questi giorni: “ il lavoro rende liberi” davanti a un campo di concentramento. Te lo dico con franchezza, l’immagine con le sue ambiguità, con i suoi tranelli, le sue equivalenze sballate mi ha stufato, sono stufo. Non si può pretendere niente dalle immagini. Dio non è la sua immagine, sta scritto sulla Bibbia. Si pensi a Piero Manzoni: si accaniscono per la sua "merda d’artista" ma nessuno sa che cosa contengano quelle benedette scatolette. E ogni volta che parlo con gli studenti sono furiosi perché Manzoni ha fatto la “Merda d’artista” e danno la colpa a me. Cosa ci vuoi fare?
Davide Tedeschini
heheh, danno la colpa a te - questo mi fa sorridere. scusa, dici cose importanti e che mi interessano molto, ma non riesco ora a rispondere qualcosa d sensato - sono appena tornato da un reading non stop di poesia a via dei volsci, piuttosto divertente...
grazie, e intanto un caro saluto, beppe
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