Idroscalo di Ostia, 1/11/2009, foto di Maria Andreozzi |
Sono qui per fare un reportage da un mondo sopravvissuto, testimonianza del suo stesso precario sopravvivere, un mondo di estremamente poveri che abitano baracche e casette fatte con materiali di risulta, che si allagano ad ogni pioggia. Il mondo di Pasolini, anche se nel XXI secolo ricorda i film di David Lynch: uomini e donne tatuati che ricordo in alcune festose sere d’agosto nella luce rubata ai pali elettrici, animate dal karaoke e dall’elezione di Miss Idroscalo. O, come ogni anno, dalla devozione quasi pagana, e per questo tanto più religiosa, della festa dell’Assunta il 15 agosto, quando la barca con la statua della Madonna esce in mare dal Tevere e prende il largo, e i sottoproletari precari (chiamiamoli così) sono in compagnia di preti, carabinieri e guardie di finanza. Una solennità iperreale e un po’ sballata, come i fuochi d’artificio fuori sincrono. E penso ora che non è male questa coincidenza: essere qui il quasi giorno dei Morti e dei Santi, che altri chiamano Halloween (e cosa ne direbbe Pasolini, mi chiedo).
(uscito su l'Unità di domenica 1 novembre 2009, rubrica "acchiappafantasmi"
4 commenti:
neanche io so cosa direbbe pasolini di halloween, forse continuerebbe a chiamarlo con la sua dicitura italiana Ognissanti, non per sprezzo ai modernismi dell'inglese ma semplicemente per non svuotarla dei contenuti antropologici e quindi culturali
ma sono sicuro che gli sarebbe piaciuta la mattinata dove un poeta, beppe sebaste, leggeva, tra l'erba alta dell'idroscalo e i voli dei fenicotteri, quello che aveva scritto per lui sulle pagine dell'Unità, le parole erano così vere che combaciavano con la geografia da dove avevano preso il largo
ho avuto la sensazione, io che ne sono stato testimone, che questa volta nel retino acchiappafantasmi di beppe sia veramente rimasta impigliata una presenza, e di questo il principe bizantino ne sarebbe stato contento
ciao
piumalarga
grazie, era davvero bello in effetti stamattina, al sole, per "caso" essere lì, e leggere quel testo dal giornale ai convenuti cmmemoranti nel luogo dell'omicidio, e iol fatto che sembrava fosse stato scritto mentre lo leggevo, lì, proprio lì. ora ripenso ai versi, tra gli altri, di una delle lapidi, la terza credo, o la quarta, da "Il pianto della scavatrice": "... Ravenna, Ostia o Bombay è uguale..."
beppe
caro beppe
mi ricordo solo ora di aver terminato anche io una poesia, scritta alla fine degli anni ottanta che descriveva la mia vecchia casa, con questi versi "apro i vetri a una folata di vento/Ostia o Itaca valgono un approdo" doveva essere una serata di libeccio come quella di questa sera
ciao sergio
approdi, naufragi
fare delle contraddizioni sinonimi
poesie...
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