La principale motivazione per cui dedicai un libro alla biografia di Henri Paul, colui che guidava la macchina quando morì Lady Diana (e che pure morì sul colpo), fu riabilitare dal massacro mediatico una persona ordinaria stritolata tra i Windsor e gli Al Fayed, la cui vita fu dissezionata per incolparlo: alcoolizzato, depresso, lasciato dalle donne ecc. Prendete una persona qualsiasi, leggete ogni dettaglio della sua vita in funzione di una tesi preconcetta, e riuscirete senz’altro a farlo apparire colpevole o sospetto. Infamia di cui siamo tutti potenziali vittime. Qualcosa di più lieve ma dello stesso genere è accaduto al giudice "colpevole" di una sentenza civile (lodo Mondadori) che compensa un imprenditore dallo “scippo” tramite corruzione da parte di un altro imprenditore. Le televisioni del secondo hanno cercato di irridere il giudice pedinandolo con le telecamere, e farlo apparire “stravagante”. Se ho pensato ad H. P. è anche perché l’autore del programma, Claudio Brachino, scrisse un pamphlet innocentista sul caso Diana, e mi sembrò persona sensibile al tema della persecuzione mediatica. Stupisce vederlo all’opera per fare questo favore al suo Capo, oggi capo del governo.
Ma le immagini del servizio che dovrebbero screditare il giudice Misiano si ritorcono contro gli autori. Il giudice appare appunto una persona normale, ordinaria. Che addirittura lo si prenda in giro perché si siede su una panchina, in attesa di andare dal barbiere, è davvero il colmo: della simpatia che l’uomo ci ispira. Alcuni lettori sanno che ho scritto un libro sulle Panchine, oggetto poetico e oggi sociale, simbolo dello spazio pubblico da difendere e di un tempo, se non libero, da liberare. So bene che è anche un luogo di rappresaglia sociale, di guerra contro i poveri e gli "stravaganti", e chi si siede appare oggi un po' losco. Amo le panchine e mi ci siedo ogni volta che posso. Amo chi si siede sulle panchine. (Alla vergogna pubblica e privata dei gesti del Capo, invece, agli antipodi delle panchine, non ci abitueremo mai).
(mia rubrica domenicale "acchiappafantasmi" su l'Unità, per cause tecniche spostata a domani, lunedì 19 ottobre; qui in anteprima per voi)
5 commenti:
caro beppe
ho apprezzato molto la tua leggerezza nel tratteggiare il comportamento, a dir poco scorretto, di brachino. So che hai dovuto reprimere quell'invettiva che sale sulle labbra di tutti noi e che una volta de filippo usò a piene mani, anzi a piene labbra. A meno che, oltre alle altre tante cose, non abbiamo dimenticato anche come si fanno i pernacchi.
Il tuo è un bel pernacchio, portato sulla punta di un'alabarda naturalmente.
ciao
piumalarga
Hai ragione, Beppe.
Sto in questi giorni leggendo Panchine. Colto, romantico, tenero e creativo nel taglio, argomentato e sottile nella lucida denuncia: una denuncia estrema, giustissima e profondamente condivisibile che si fa essa stessa eloquente paesaggio.
E che bella giovinezza, quanto amore, quanta cultura e quanta memoria civile sale sovversiva e controcorrente, con massima naturalezza, contro questa classe morta che non merita la bellezza dei nostri anni.
(E mi ritorna quella vocina da scolaretta che commenta il filmato del giudice... La visione dell'innocenza additata a vergogna pubblica... Un brivido d'altri tempi mi percorre, ecco tempi e paesaggi che credevamo definitivamente morti e rinnegati. Qualcuno ci ha nascosto la verità. Qualcuno ci ha tradito)
(sono belle le vostre parole, sergio e simonetta, grazie. le tue simonetta, mi toccano molto.
ma è anche vero che per me è un momento difficile e strano. come ha scritto foster wallace, "mi mancano tutti".) b.
sergio (piumalarga) vediamoci presto da te di fronte al mare, sono in astinenza della tua terrazza... (beppe)
venerdì
anche se lo scirocco e il grecale ci contenderanno il terrazzo
piumalarga
Posta un commento