12/20/2008

La Chiesa, Fini, il fascismo e le leggi razziali

Forse esagero, se oltre gli appunti (come l'amico Wu Ming 1) io dò in lettura anche le lettere, e perfino le lettere di altri. Ma si tratta di due cari amici e cani sciolti (storici di professione, fra l'altro, anche se uno dei due è anche poeta) su un argomento di attualità. Fanno riflettere, e dicono cose non scontate.

Caro Luigi,
non si potrebbe fare una risposta a Fini come storici e farla circolare più possibile? Fini omette non a caso la cosa essenziale: che la mancata protesta o opposizione degli italiani alle leggi razziali (ammesso che sia vero) dipende dal fatto che c'era una dittatura in atto, che non era possibile esprimere la propria opinione, che il fascismo aveva stroncato tutti gli strumenti per poter intervenire liberamente nel dibattito politico.
Nel momento in cui le lotte in corso e la rabbia crescente non hanno un referente politico, gli intellettuali dovrebbero muoversi. Noi come poeti abbiamo fatto delle piccole cose: uno striscione allo sciopero del 12, il rifiuto di partecipare a manifestazioni patrocinate dalla destra. Piccole cose. Gli storici non potrebbero fare qualcosa? Ribattere colpo su colpo certe affermazioni governative, farle circolare, fare agenzie, ecc? Un intervento sul manifesto?
Ti abbraccio e ti auguro buon anno,
Carlo [Bordini]

Caro Carlo,
hai ragione, ma in questo paese anche gli storici, come tanti intellettuali, sembrano sulla via del disarmo. O dell’Aventino. Io non mi sento in grado di preparare una risposta, non sono abbastanza esperto e la faccenda è intricata. Ci vorrebbe un contemporaneista del settore. Conosco un po’ solo la questione della Chiesa cattolica, sulla quale Fini ha parzialmente torto (a parte il fatto che la sua chiamata di correo ha chiaramente lo scopo di giustificare il fascismo). Il fatto è che quando uscirono le leggi razziali era papa Pio XI, che aveva un atteggiamento sostanzialmente antinazista e antirazzista, e in un'enciclica del 1928 aveva condannato l'antisemitismo. Pio XI incaricò alcuni gesuiti di preparare una bozza di enciclica in cui condannava il razzismo (soprattutto nazista), ma poi morì e Pio XII la riprese in mano ma la modificò profondamente, condannando in genere tutti i totalitarismi. Si può dunque parlare di un diverso atteggiamento dei due papi. Il che rende un po' problematico il giudizio sulla chiesa cattolica nel suo complesso. Certo, nessun vescovo o cardinale si pronunciò: ma è anche vero che a quei tempi la struttura gerarchica era ancora più forte di oggi.
La tua argomentazione comunque è giusta: sotto una dittatura non ti puoi aspettare forme di protesta aperta, ma al più forme di sabotaggio occulto, come infatti avvenne, visto che la stragrande maggioranza degli ebrei italiani, anche a Roma, scampò alla deportazione grazie alla protezione che ebbero da parte di privati e di ecclesiastici. Pensa che a Roma su 10.000 ebrei circa 8.000 riuscirono a nascondersi. Ho scoperto che anche la famiglia dell'allora fidanzato di mia madre, che aveva una casa grande, nascose una famiglia di ebrei.
Riusciremo a vederci durante le feste?
Luigi [Cajani]

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Premesso che Fini non è tipo da suscitare né gran simpatia né gran stima. Per il suo remoto passato e, sopratutto, per il suo passato più prossimo; l'uomo è quello che è: perentorio e deciso nei suoi proclami ma senz'altro pronto, quando le cose si mettono male, ad accodarsi supinamente ai voleri del Capo. Deve essere frustrante, alla lunga. Alla lunga un qualche rancore ( e una qualche - perché no? - resipiscenza, anche) se lo sarà coltivato. E dunque uno scatto d'orgoglio e di dignità, pure, ci sta. Magari, per insolentire un poco il suo Capo, ci sta un'alzata di capo. Che ci creda a quello che afferma è ammissibile. Che un poco ci giochi è possibile. Che la cosa ( cosa politica ) debba essere sottoposta al puntiglio di un'analisi storica, bah...
E non so quanto valga, e se valga, giustificare un popolo sostanzialmente silente di fronte a un obbrobrio in virtù del fatto di essere sottoposto ad una dittatura. Se, sostanzialmente, il singolo è un solo povero piccolo uomo a cui, di fronte alla Storia, assegnare tutte le attenuanti del caso, il popolo, la collettività è sempre colpevole - almeno d'ignavia - nei confronti di qualsivoglia regime (ogni riferimento alla nostra triste attualità è da contemplare).

Anonimo ha detto...

Però la lettura di lettere così vale l'esagerazione. Ciò che mi chiedo é: ma Fini? E' straordinario come il ruolo istituzionale lo stimoli a posizioni e affermazioni stupefacenti. Voglio dire: prima che dar lezioni e bacchettare altri, un pò di cenere sul capo per ciò in cui credeva solo fino a ieri? Non è stato forse il figlioccio più amato del vecchio Almirante? Non era lui stesso un giovane picchiatore anche in anni post fascismo?Forse è che oggi, avendo la lega la gestione del lato razzista della coalizione, si sente autorizzato (grazie al ruolo che si trova a ricoprire) ad assumere il ruolo del moralizzatore della storia? Va bene eh, nulla contro il cambiare idea, è sempre un crescere. Ma direi che un cambiamento onesto dovrebbe iniziare dalla pulizia di fondo in casa propria.

Anonimo ha detto...

sono d'accordo con entrambi i vostri dubbi, le vostre domande, le vostre obiezioni... parlare di questo, in effetti, mi rendo conto che significa parlare dell'Italia, come trapela anche dalle righe di oximor (la responsabilità di un popolo...); ed è una questione quanto mai attuale, a quanto ci informa il costernante consenso di cui gode l'attuale governo. beppe