La vita reale di Firmino è quella di un ratto un po' più magro e sfigato degli altri, partorito lì da una pantegana alcoolizzata con altri dodici fratelli, e lì rimasto, perché dopo averli prima mangiati per fame ha cominciato a leggerli, i libri, e se ne è innamorato. Ha intrapreso la carriera di lettore, e sogna a occhi aperti. Vorrebbe scrivere, se fosse abbastanza pesante da smuovere i tasti di una Remington. E' un lettore muto, senza quei fratelli-lettori coi quali, diceva lo scrittore Peter Bichsel, chi legge vorrebbe condividere la propria esperienza. Firmino è il personaggio e narratore del libro, senz'altro autobiografico, dell'esordiente Sam Savage, successo mondiale dopo essere uscito in una tiratura di mille copie da un piccolo editore (edito in italiano da Einaudi Stile Libero). Si sarà notato, nella lunga citazione, che Firmino chiama persone i personaggi: uno slittamento da cui si nota come la lezione di Pirandello agisca in questo sorprendente capolavoro. Agisce soprattutto la quintessenza del senso della letteratura, che è il palesarsi della condizione umana: quella del sogno, del desiderio, la ricerca di un senso della propria vita da riconoscere. Firmino commuove e si commuove, si identifica nella spaventosa bruttezza del Fantasma dell'opera come nel seduttore Fred Astaire (Firmino guarda a scrocco anche i film notturni del vicino varietà). Noi lo accompagniamo nelle sue avventure di sognatore così come nelle deambulazioni a caccia di cibo per sopravvivere nello storico ma precario quartiere, che verrà demolito (e derattizzato) a vantaggio degli speculatori immobiliari. Leggere è il suo contagioso lavoro. Ogni tanto compone mentalmente la sua romantica Ode alla notte. Nella seconda parte della sua vita sarà ospitato da uno scrittore di fantascienza ubriacone, per il quale suona una minuscola pianola per bambini: Firmino ama il jazz. Ma Firmino non è un fumetto. E' letteratura alta, quella che fa vedere con le parole e la loro sintassi. Firmino, persona-personaggio, non è neanche una metafora, tantomeno un'allegoria. E', come il genere a cui appartiene, una metamorfosi: come il topo canterino del racconto di Kafka, e come tutti gli altri suoi animali (la scimmia accademica in primis), come i topi che suonano il flauto in Cronache del dopobomba di Philip K. Dick. Tutte le metamorfosi, insegnava Gilles Deleuze, sono deterritorializzazioni, aperture e liberazioni di spazi di vita, linee di fuga, a volte viaggi immobili, cioè intensi e intensivi. Cioè letteratura. Perché “non si scrive per diventare scrittori, ma per diventare altro”. Firmino, e Sam Savage, scrivono e leggono per diventare letteratura, e trovare una via d'uscita. Nel mondo reale, i derattizzatori si chiamano per cacciare via quelli così - nomadi, lettori, uomini o topi, non è importante.
(uscito su l'Unità del 26-5-'08)
3 commenti:
leggere l'intero blog, pretty good
La ringrazio per Blog intiresny
I will not concur on it. I over polite post. Particularly the appellation attracted me to read the whole story.
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