Il mio libro sulle Panchine è in libreria da giovedì 5 giugno. Evviva.
Anche se ancora non si trova, alcuni giornali ne hanno già parlato, per esempio Marco Belpoliti sabato sulla Stampa. Oggi c'è un'anticipazione del capitolo sul leggere su l'Unità ("Anarchia è leggere seduti in panchina").
L'altro giorno mi è venuto da pensare, riguardo al lemma "le mie panchine", che sembra un Silvio Pellico en plein air... Comunque è un tantino più anarchico, come spero mi confermerete leggendolo.
La foto che ho messo sopra è di Olivier Perrin, che mi ha permesso di metterla nel libro (con altre di Luigi Ghirri e Gianni Leone). E' un particolare della scultura di Georges Segal dal titolo "Gay Liberation", in un giardino di New York.
P.S. Ah, ieri sera ho visto il film di Sorrentino, Il divo, e l'ho trovato bellissimo. Le musiche danno uno straniamento eccezionale, e nello stesso tempo evidenziano la parabola sul potere e sull'Italia che racconta questo film. E' un film ballabile. E agghiacciante. Ma la cosa peggiore è che, dopo tutto, sembra un potere d'altri tempi, sembra l'Impero romano. Oggi è fatto di plastica, e se possibile quindi ancora più inattaccabile, o indistruttibile. Non biodegradabile. Voglio dire che il berlusconismo non ha nemmeno quel minimo di "cultura" (un umanismo di base da cui pur sempre proviene Andreotti) (per chiarire: quell'humanitas borghese, matrice dei fascismi classici, di cui parla con precisione Walter Benjamin nel suo Uomini tedeschi). Questo io ho sentito.
40 commenti:
penso che, dopo aver comprato il libro, mi sceglierò una panchina e mi metterò a leggere. In bocca al lupo! Ciao Lucia
Grazie Lucia. E a tutti quelli che mi hanno mandato e-mail e messaggi vari... Beppe
ciao Beppe, perché non dici all'editore di mandarne qualche copia a PArigi cosi lo possiamo leggere anche noi che di pancine ne abbiamo cosi tante. (Lo ricorderai). in ogni caso, vorrei tanto averne una copia. Se vuoi il mio indirizzo te lo mando. Anche se mi occupo di libri (e film) italiani già tradotti nel mio blog del nouvel obs, potrei sempre parlare di un libro da tradurre. (conoscendo la mia affezzione per la tua scrittura, non credo che ne sarò deluso. Semmai direi la mia delusione). Ah, Napoli é gia arrivata qui a Parigi. Sono stato all'anteprima di un film che mi ha fatto venire i brividi, il vomito, la collera, etc. Ne ho scitto per per un giornale di qui. Chi volesse leggerlo, vada su http://www.iletaitunefoislecinema.com/critique/2172/biutiful-cauntri;
grazie marco, ma non funziona così. se qualcuno va in una libreria, mettiamo alla tour de babel, a chiederlo, loro se già non ce l'hanno lo ordinano. sono i distributori a diffondere i libri, non gli editori.
andrò a leggere il tuo commento, mi interessa. un saluto, beppe
caro beppe
le "tue panchine", che ora sono anche le nostre, è bellissimo. Sarei in grado di spiegartene il perché, ma voglio farlo in modo, diciamo, trasversale. Questa mattina, dopo aver letto il tuo libro, mentre mi rasavo, giurerei di aver visto Aldrin, sì proprio lui, l'astronauta, seduto su una panchina, non a Park Avenue, ma proprio sulla luna.
La panchina era bianca e di fianco, al posto del sempre presente "fanal" c'era la bandiera a stelle e strisce.
Mi sono poi chiesto perché avessi immaginato lui e non Armstrong, la risposta è venuta dal suo nomignolo: Buzz. Fantastico! Aldrin, colui che ronza, mi piace pensare che stia russando, sulla luna, grazie a una panchina.
E non venirmi a dire che ho le traveggole. Se pensi che la lengua sia prima dell'anima, credimi che le panchine, le tue panchine, vengono prima della filosofia.
ciao
Piumalarga
vorrà dire che lo chiederò alla libreria. grazie. marco
caro sergio, piumalarga, la tua visione è così bella che da voglia di scrivere una storia. Di colpo mi pare assolutamente naturale che il primo astronauta, Buzz o Armstrong, smetta a dormicchiare su una panchina, ma soprattutto naturale che il primo uomo sulla luna trovi lì una panchina - naturalmente senza stupirsene. Bianca.
Grazie. beppe
ops, leggi "si metta" a dormicchiare... ecc.
Non ci avevo mai pensato all'anarchia di leggere su una panchina... sarà per questo che le avranno tolte dal centro storico, qui a Bologna? ;)
sicuramente. e non solo a bologna. il libro parla anche di questo.
E' il libro più libero che ho letto negli ultimi anni... Grazie beppe
Antonio Del Vecchio
Caro beppe, ho finito panchine. E' tutto sottolineato, ho perfino scovato un vecchio evidenziatore giallo per piantarmi in testa certe frasi. Era proprio il libro che avevo voglia di leggere e mi consegno volentieri alla gratitudine del lettore. Ti invidio la capacità di perseguire l'otium.
Io sento che mi è rimasto poco tempo per imparare la lentezza. Così la inseguo frettolosamente. Trottando dietro al progetto di una sosta. Come una lepre che si sogna tartaruga. Perfino qui, sull'isola, fra "running" e romanzo, finisco di essere
superoccupata. Anche se, hai ragione tu, scrivere è "panchina" non poltrona.
Un bacio,
Lidia
http://www.lidiaravera.it/panchinelintelligenza-degli-altri/#comments
Caro Beppe
il tuo libro è splendido, come già sapevo, forse il tuo più bello.
Lasciatelo dire...
A Genova ci sono delle nuove panchine, su una strada nuova di fronte al porto, col pavimento in legno. Da lì si vedono vicinissimi i traghetti attraccare e ripartire. Il marciapiede ha il fondo di legno elastico. A Genova con tuo figlio quella volta eri a Castelletto, probabilmente. Ci ho scritto una poesia su quel quartiere. La mia fidanzata che adora Beckett adesso ha esteso a te il suo sentimento, per quel tuo capitolo...
Ti auguro buone cose, e ti abbraccio.
Elio Grasso
L'ho letto ieri, raggomitolata sul divano mentre fuori pioveva a dirotto e io divoravo 1 kg di gelato. Oggi in libreria ho ordinato una mezza dozzina degli autori che hai citato. Non ti conoscevo, ho acquistato il libro per istinto (come faccio con i 3/4 dei libri che leggo, un'ottantina all'anno), perchè la copertina è verde (e io sono paesaggista), perchè la Mondadori è di fianco al cinema e io ero in anticipo sull'orario di proiezione,perchè il comodino ha un buco libero.
Mi ci ritrovo, e mi hai fatto venire voglia di Roma. Mi organizzo e ci vengo, a quale panchina?
cara loretta, ti aspetto. comincia con san cosimato, o villa sciarra, quelle di pietra a piazza mastai (trastevere) che nonostante tutto hanno una prospettiva fantastica. e natualmene a cmitero acattolico al testaccio.
grazie. beppe
a elio: grazie: anche se spero, ovviamente, che non sia il mio libro più bello. un abbraccio
Merci pour le livre, je regrette de ne pas comprendre l'italien, je trouve que l'idée de nouvelles autour des bancs publics est vraiment très bonne. Bonne continuité et j'espère qu'il existera une version française.
ciao, ho letto il libro PANCHINE...bellissssimo!!!
EMMALISA
merci pour le livre, malheureusement je n'ai pas eu le temps d'aller le commander à la Tours de Babel, je dois donc remercier Pasolini d'être mort dans des circonstances si mystérieuses qu'un colloque international tentera de démêler une fois pour toutes à Paris ce 25 juin. à cet occasion, en fait, je pourrais profiter de la présence d'un ami italien qui m'emmènera le livre. à bientôt. arrivederci
Caro Beppe, ho appena finito di leggere il tuo libro,lo trovo di una bellezza insostenibile. Pura vertigine.
Lindo.
una curiosità: "bellezza insostenibile" "pura vertigine" "Lindo". Tre indizi che fanno pensare che si tratti di Lindo Ferretti. é lui o non é lui ? lo si faceva su un qualche altipiano ad occuparsi di pecore (smarrite) tra discese sporadiche ad un teatro cristiano per blandire degli adolescenti - una specie di catechismo en plein air. che sia passato all'ecumenesi del blog ?
Caro Sig. Sebaste,
ho comprato e letto il suo libro (trovato in una libreria arion) con piacere.
non avevo mai pensato alle panchine come luogo di "andamento lento", d'osservazione distaccata... Io mi distacco a fatica dal mondo!
Mi è capitato spesso però di affezionarmi a una panchina di un determinato giardino e di prendermela a morte se, tornandoci, trovavo qualcuno che aveva occupato quella che a tutti gli effetti era la MIA panchina!
Ho apprezzato molto i riferimenti alle panchine letterarie e mentre leggevo ne aggiungevo altre (alcune forse la mente le ha addirittura inventate... ricordavo Mattia Pascal seduto su una panchina che guarda la sua tomba, ma cerdo di averci messo molto del mio!!!); altre sono panchine metaforiche, come lo scoglio piatto su cui Montalbano va a smaltire i suoi lauti pranzi e a schiarirsi le idee, prolungando insieme due piaceri, quello della mangiata e l'altro, quello più intimistico, della ricerca della solitudine.
La ringrazio molto, perchè dopo un pò di tempo che non scrivevo una riga, mi sono sbloccata e in una notte (seduta sul mio letto, non su una panchina!) ho scritto un racconto "pulito", centrato, che menziona una panchina sul finale come omaggio muto al suo libro. Lo rileggo e ne sono soddisfatta. Quindi la ringrazio.
E non è il solo motivo di ringraziamento: sul n. 40 di Nuovi argomenti mi aveva interessato molto il suo racconto su Francesca Woodman, che non conoscevo ed è stata una piacevolissima e straniante scoperta...
A presto
Carla Faricelli
Carla Faricelli: grazie del suo messaggio, m fa molto piacere la sua reazione. Grazie anche agli altri, tutti. Olivier: merci, j'espère aussi qu'il soit traduit (j'attends déjà la sortie, prochainement, de mon HP che Seuil). Entretemps, je e remercie encore pour ta belle photo que j'ai mis aussi sur le blog...
Graze a Lindo per le sue parole e per il quadro che mi a offerto (non è l'amico ferretti, ma l'amico fiore, artista visivo e poeta duchampiano).
beppe
Un libro veramente emozionante.
Le panchine come sinonimo di contemplazione e di libertà.
Grazie di averlo scritto.
Donato
io ho "conosciuto" Beppe Sebaste ieri sera, quando la ragazza a cui voglio bene mi regalato il suo libro "panchine", ... il motivo?
Sono un apposionato delle panchine, mi affascinano, tanto che, insieme ad un amico, ne ho creato anche un blog ... lo segnalo:
http://panchine.blogspot.com
ciao beppe, sono sergio garufi, un tuo mezzo collega. ho letto "panchine" e volevo farti i complimenti, è semplicemente meraviglioso. siccome sono certo che avrà molte altre edizioni, perché un libro così bello non può non avere successo, mi permetto di suggerirti un post scriptum relativo a cechov. io una volta meditai uno scritto proprio sul tema delle panchine nei suoi racconti, perché spesso lì si svela il senso di diversi suoi racconti. pensa a gùrov e anna sulla panchina di orianda ne "la signora col cagnolino", per esempio, quando contemplano il mare senza dir nulla. ma ce ne sono pure altri di esempi, e credo che starebbero bene nel tuo splendido saggio. ancora complimenti e un caro saluto.
grazie a donato, e all'anonimo col sito "panchine". bello.
a sergio garufi: grazie di cuore, il suggerimento di cechov è meraviglioso. grazie...
a presto, beppe da un aeroporto...
Libro delizioso. Da scrittrice ascrittore: ne ho fatto una recensione-segnalazione sul numero del mensile Qui Touring di settembre, che sarà nelle case dei 400.000 Soci del Touring Club a fine agosto.
Bravissimo
Paola
Beppe, comprerò il libro al più presto
;)
La mia foto della scultura di Segal:
http://www.flickr.com/photos/marianone/121143605/
come uscire fuori pur restando dentro scrivi? itinerare come fermarsi...rimanendo dentro la città, l'idea che si ha di essa, della vita verso cui si applica una forma di distacco sulla panchina, camminando come r.long oppure sul bus (voglio leggere dopo il tuo libro quello di un certo albinati che ha scritto un libro sul 19 linea del tram da cui egli è appunto "partito" appunto come esule dallo sguardo quotidiano). uscire anche da dentro o anche rimanere dentro a cambiare le cose nonostante si sia itineranti in quel "fuori" che tanto ci spaventa a volte ma inevitabilmente nostro anch'esso. così dalla panchina caro beppe si vede il mondo che scorre(visto) e forse da un tram qualcuno vedrà me e te che parliamo seduti in qualche posto(visti). vado lo compro lo leggo e ti riscrivo. buona giornata!
Salve prof.Sebaste,ho appena terminato Panchine.Lo trovo,scuate il linuaggio comune,veramente interessante,scorrevole non retorico,anzi,induce alla rifllessione.Una lezzione di come un oggetto di uso comune,possa suscitare problematiche sociali,parlare di letteratura,cinema ,musica,teatro.E'propio vero quello che insegna Ginsberg ,si può scrivere di tutto,e che tutto è degno,anzi "santo".E' lei lo ha messo ben in evidenza.
dimenticavo pure "le decisive panchine del Tiergarten", di cui parla Walter Benjamin in "Infanzia berlinese".
ciao beppe
sergio garufi
non è un libro, non è un saggio. manca cioè l'opacità della parola e la chiarezza della lingua. insomma, niente di che.
Gianni Moro
giusto, non è niente di che. è solo un libro. beppe s.
Ma il titolo "Una piega del mondo" di un capitolo del libro, non è un verso di Livia Candiani, da Bevendo il tè con i morti?
Caro Beppe, sto leggendo il tuo libro, sono a metà. Il titolo mi ha attirato subito. Pensavo di essere l'unica ad essere “innamorata” delle panchine e invece...siamo in tanti! La mia preferita è rossa, di legno, immersa nel bosco. Stupenda! Stupenda come la Costa Smeralda che bacchetti come trash e cafona. Ti aspetto, la prossima estate, su una panchina accanto a un ibisco rosso. Cambierai idea!
Grazie comunque, il libro mi piace molto
leggere l'intero blog, pretty good
molto intiresno, grazie
La ringrazio per Blog intiresny
necessita di verificare:)
leggere l'intero blog, pretty good
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