4/15/2008

Straparlare, stravagare, extraparlamentare

Dunque, vediamo un po' che cosa è successo, due anni fa ero di notte nello spiazzo sotto il palazzo dell'Ulivo a Roma, alle due di notte un Prodi abbastanza provato e sudato annunciò una vittoria e una legislatura lunga, ero con un amico giornalista parigino, avevamo incontrato un altro amico, Fabrizio Gifuni, tutti stanchissimi abbiamo preso un caffé e un cornetto, mi pare, in un bar aperto a Piazza Venezia, e già dopo qualche giorno Prodi era tanto autorevole sul suo governo quanto il direttore generale di un ufficio ministeriale (che so, quello della Pubblica Istruzione), poi col tempo una ancora più generale opacità, Prodi sembrava un brav'uomo ma non si capiva bene cosa c'entrasse il suo operato con le aspettative della campagna elettorale precedente, col conflitto di interessi del precedente primo ministro, con le leggi personali sulla giustizia ecc., poi - stacco - ricordo manifestazioni contro il governo fatte da partiti del governo, ricordo quell'esponente di un partito di sinistra (quello che ha lasciato il proprio posto in lista a un operaio ma ha fatto l'ultima campagna elettorale esponendo la sua faccia col sigaro e l'espressione pensosa, perfino una mano sulla fronte), ricordo un'intervista del presidente della camera ed esponente di un partito della sinistra anch'esso oggi extraparlamentare (tutta la sinistra, la parola "sinistra", è ora extraparlamentare, come si diceva negli anni '70 per i gruppi a sinistra del Pci), ricordo quell'autorevole esponente della sinistra oggi dimissionario definire in un'intervista il governo Prodi che pure sosteneva con ministri usando le parole con cui si ironizzava un tempo su un poeta crepuscolare (il più grande poeta morente), ricordo un esponente della peggiore politica o meglio della peggiore e più diffusa italianità dimettersi e fare cadere il governo Prodi per interessi e isterie personali, ricordo la conta e l'incubo ovattato di non avere più questo governo comunque bonaccione e dai peccati veniali, come una famiglia un po' fessa ma onesta (le due parole ormai in Italia sono sinonimi), e poi via quasi senza pensarci il carosello e carrozzone elettorali, spettatore sempre un po' attonito di una campagna che sembrava a tratti 'giovani contro vecchi', e che alla fine mi ha dato pure qualche piccolo brivido di partecipazione (sono uno di quelli che ha votato Pd), sembrava facile o possibile fermare gli altri, come si poteva credere davvero alla macchina del tempo che riporta tutto indietro all'incubo, ma come fanno gli italiani, ecc. ecc., poi stamattina mi accorgo che il governo Prodi non c'è più, non c'è mai stato, c'è un governo Berlusconi, e mi sento stanco, molto più stanco di cinque anni fa, non so se ho voglia di andare all'estero come si dice in giro, mi accontenterei di vivere in campagna, meno male, ho pensato, meno male che il libro che sta uscendo, il mio ultimo libro, si chiama Panchine, sottotitolo: come uscire dal mondo senza uscirne, ma anche questo è un déjà vu, perché il giorno in cui vinse le elezioni il primo Berlusconi con capelli, contro il povero Occhetto e la sinistra, andai a Milano da Feltrinelli a firmare le copie staffetta, come si dice, di un mio libro di racconti (oggi introvabile) dal titolo Niente di tutto questo mi appartiene - in fondo era come una grande metaforica, metafisica panchina. La vita è altrove, si dice, ci credo, però l'infelicità ha la caratteristica di saper collegare tutto con tutto, il privato col pubblico e viceversa, e io sento un po' di claustrofobia, "solo l'amore conta e il resto è scorie", questo è un verso di Ezra Pound che mi riaffiora, non so cosa c'entri, c'entra tutto e niente in questo divagare, estravagare, straparlare, extraparlamentare, battre la campagne, però ero abbastanza contento che la politica la facessero altri, quelli che ne hanno la vocazione e una buona dose di generosità, ho altre ritmiche del tempo, cosa fanno gli scrittori in questi casi, io vorrei continuare a fare le mie cose, che pure sono "politiche" in molti modi diversi, la domanda è se me le lasceranno fare.

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Senta, ma perché non la smette di autocommiserarsi ? Perché non guarda meglio l'uomo col sigaro di cui ha fatto la più facile delle parodie, per specchiarsi in qualcuno che almeno accetta la fine di un mandato e va in campagna coi soldi guadagnati mettendosi al servizio degli altri ? Sono un lettore attento e riconoscente del suo libro su H.P., e dei suoi blog perché ritengo che sia uno di pochi in Italia a far circolare un po' di cultura europea (Sugli influssi orientali del suo pensiero non mi soffermo perché non ne so abbastanza). Non ho mai pensato di chiederle conto di come arriva a fare quello che ama fare, oziare liberamente, con quello che produce, ma di fornte a questo piaginesteo postelettorale, mi viene da domandarle: ma cosa vuole uno come lei che ha il suo blog, le rendite (di famiglia, immagino) per andare a vivere in campagna (che con la paga da giornalista libero e da scrittore sotto le 2000 copie, non ci si va in campagna)? Continui a fare il suo mestiere: versare l'acqua fuori dalla brocca, secondo la bellissima immagine di Levinas della cui scoperta le sono riconoscente, ma non queste lacrime da coccodrillo. Con riconoscenza. Anonimo.

Anonimo ha detto...

pienamente d'accordo con lei!!!

Anonimo ha detto...

vogliamo parlare di diliberto o del fatto che è tornato berlusconi col suo carico di razzisti e fascisti? il lamento di sebaste lo sto sentendo da tante persone. io sto con altan che vuole la protezione civile, vorrei qualcuno che proteggesse la civiltà. quanto alla rendita di sebaste, conoscendolo, so che gli piacerebbe molto averla. purtroppo per lui non ce l'ha.

Beppe Sebaste ha detto...

La mia prima reazione ai commenti (il primo, del lettore che ringrazio per la stima) è stata: ma in un mio blog privato, in un giorno di lutto (è la parola giusta) non posso scrivere quello che mi pare e come mi pare? (mi sembra anche singolare che è proprio oggi uno abbia voglia di andare a sfrucugliare o leggere il mio blog; io a me non sarei minimamente interessato). e poi, andiamo, come siete machi!, dsarà perché in effetti amo i poeti crepuscolari (sono i più dotati di ironia) ma la lementazione, ammesso che lo sia, un suo senso ce l'ha. non ho voglia in questo momento di analisi puntute. in quanto alle mie presunte rendite, mi chiedo davvero come si possano supporre. il mio "ozio"? beh, forse è proprio questa la mia "politica". ma ha costi (non finanziari) non indifferenti...

Anonimo ha detto...

quando sento la parola lutto adattata ad usi che non siano rigorosamente privati mi viene da spaccare la faccia di chi usa parole improprie. Visto che qui ci si sfoga, come dice il propietario di casa, allora mi lascio andare anch'io. Arrivederci.

Anonimo ha detto...

Vabbè, è andata così, dunque?
Non si è mai abbastanza vecchi da non essere curiosi di cosa può accadere, adesso.
Il panorama è mutato, le libertà individuali sono minacciate? Forse no, probabilmente si tratta di trarre ... nuove esperienze dal futuro, cercare di capire: non è poi tutto così chiaro (e nemmeno così scuro probabilmente).
Io mi faccio e ti faccio buoni auguri per l'indomani, intanto.

Respighi

Anonimo ha detto...

oggi è un giorno triste e piovoso, riflettere è necessario ma poi domani sarà tempo di rimboccarsi le maniche e cominciare a fare resistenza, siamo stati sconfitti ma non siamo morti, abbiamo radici resistenti, e una terra da coltivare. Ciao Lucia

Anonimo ha detto...

...di fuori c'è il sole...

Anonimo ha detto...

Che amarezzami lasciano alcuni di questi commenti dopo aver letto il post. Mi costringono ad una reazionea nervosa contro me stessa: non potevo evitare di leggerli? Mi hanno offuscata una sensazione confusamente precisa in cui mi era piaciuto ritrovarmi e rilassarmi...In campagna, ancora di più ad oziare...proprio non ho voglia di gente con esibisce palle...

Anonimo ha detto...

tanto litigheranno, se ne andranno e magari ce li ritroviamo in campagna vicino a noi fra poco tempo... Andare in un altro paese, Beppe vieni? laura palmieri

Anonimo ha detto...

ok, laura. andiamo in giro, a zonzo (intanto grazie a respighi per gli auguri, ricambio, e un saluto a rossana).
beppe

Anonimo ha detto...

Se invece vogliamo parlare sul serio della situazione, presente e futura, io invito a leggere un testo di Bifo (franco berardi, che saluto), già uscito su Rekombinant, e che loredana lipperini ha riportato oggi sul suo blog, col titolo l'orizzonte:
http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2008/04/16/lorizzonte/
sì, credo che si dovrebbe partire proprio da qui. beppe s.

Anonimo ha detto...

Caro Beppe, anch'io l'ho postato, Bifo. Dice l'essenziale. Io intanto parto per la Groenlandia. Per un mese voglio dimenticarmi l'Italia e non leggere più neanche un quotidiano. Fate per bene, voi che restate.
;-)

Ti abbraccio.

Simona

Anonimo ha detto...

stai bene, simona. buona lentezza. un bacio. beppe

Anonimo ha detto...

ciao beppe, buona notte, quel eau site que tu as, merci beaucoup, je t'écrirai et te lirai. bisuous, cathy

Anonimo ha detto...

Tramonto occidentale di Battiato per i depressi e La Vita di Vittorio Alfieri per la Groenlandia e la resistenza ai tiranni, quelli veri.
Ciao

Anonimo ha detto...

Ho letto il post di Bifo e meglio di cosi non si puo rispondere. Per cui, a chi ha scritto che Bifo dice l'essenziale, consiglio di portarsi anche Marx in Groenlandia oltre che Alfieri. Non si sa mai che un mix di aristocraticismo e di comunismo sciolgano i ghiacci di chi non sa pensare che per assoluti. Leggete con calma queso lunga ma essenziale risposta Bifo. Grazie a chi l'ha scritto :

"l’illuminato è bifo, dovresti saperlo :)
al massimo posso farne - anche io con una certa dose di sarcasmo e divertimento, se non si è notato - l’esegesi, come si fa dei testi sacri. non è lesa maestà, solo un modesto contributo, se poi non ti serve passa oltre mica mi offendo.

l’idea che tutto ciò che si svolge fuori dalla propria setta sia in sé il male (”un esercito di zombie assetati di sangue”) rimanda a un monismo di fondo: noi=tutto=uno=società, in un bel circolo. Ciò che è fuori da questo “noi” - in genere identificato col nucleo degli adepti della setta - è l’altro, e se guardiamo alle strutture narrative del discorso, è solo una parentesi di irrealtà che l’eroe deve attraversare, una landa di orrore, una prova. Ma in realtà tutto si svolge dentro quell’uno: anche la landa è solo una tappa nel cammino iniziatico, tutto si svolge in noi e per noi, infatti l’altro alla fine dovrà - o almeno dovrebbe - essere eliminato, semplicemente svanirà, perché al fondo non è giusto che esista. I violini del lieto fine saranno tanto più commoventi quanto orrenda è stata la prova.

da qui la soluzione proposta, perfettamente coerente, che vorrei far notare è il vero cento di interesse di questo testo: la mediazione non serve, la società (la società???eh, troppo comodo, ce ne sono migliaia di società, nella società) si autoorganizza, ecco l’esodo. Anche la sinistra è un intoppo, la socialdemocrazia poi una schifezza, la rappresentanza - che per carità, non è un monolite - è un inciampo e una truffa, e l’economia è solo la forma della sottomissione della potenza creativa che non attende che di essere liberata dal comando che la limita (non avete visto la rete e il software libero? si, l’abbiamo vista la rete e non è che siano tutti fiorellini). Tutto, appunto, si svolge dentro il noi-uno e non ha che da essere portato alla coscienza di sé - oggi, poverino, qualcuno lo inganna.

Spiacenti, ma questa è una soluzione di tipo mistico. Le strutture della mediazione sono in continuo mutamento e torsione sotto la spinta di forze contrapposte, del conflitto (che esprime la certezza che si è almeno in due, se non in molti, a confliggere e tutti con uguale legittimità e ruolo) e devono essere trasformate fino a rendersi irriconoscibili, questo è il nostro compito, ma l’idea che se ne faccia semplicemente a meno, questa idea dell’esodo è catastrofica, oltre che falsa. Le architetture del potere rientrano sempre dalla finestra e peggiori sono quanto più si fa finta che non esistano e non le si sottopone a controlli collettivi (ergo, a regole condivise, le famigerate istituzioni, l’orribile burocrazia). Niente contiene più comando dissimulato delle assemblee non elettive (se hai fatto un po’ vita di csoa lo dovresti sapere). E l’economia senza economia è il pauperismo.
Quanto alla società che si autoorganizza, caro bifo, ce l’hai davanti: si chiama Lega.

dici: mafia e razzismo.
ma secondo te, le cose che auspica bifo, con chi si dovrebbero fare se non esattamente con gli stessi che oggi hanno votato mafia e razzismo? e certo non ricorrendo alla lobotomia, ma riconoscendo una razionalità nelle scelte che fatichiamo a comprendere.
l’insegnamento migliore del pensiero cui bifo è maldestro erede è il rifiuto di una lettura aristocratica e separata dei processi sociali. quando il dirigente dice: la classe sta sbagliando, correte a cambiare il dirigente, come minimo non conosce ciò di cui parla. e non perché non sbagli, la classe, ma perché tragicamente quell’errore contiene una verità, in cui la soggettività si sta dibattendo (scusate il linguaggio paleolitico, ma mi adeguo al modello). prendilo per l’orecchio quel dirigente e mandalo a “fare inchiesta”, a imparare dai suoi referenti: se non vede dove sta la spinta liberatoria dentro quell’errore, la sua linea non potrà che essere sbagliata, astratta e calata dall’alto. mitologica e commovente, magari, ma inutile.

Anonimo ha detto...

a chi si deve questa ottima, lucida ma anonima risposta?
grazie. beppe

Anonimo ha detto...

Io che l'ho postata mi chiamo Luigi. Non posso declinare le mie generalità perché se partcipiamo a questo nascondiglio collettivo, poi non possiamo di certo esibire la pretesa di avere un corpo, aperto o chiuso al dialogo, poco importa. Ho postato questa risposta perché, da lettore del suo libro su H.P. e da lettore dei suoi articoli lenti e posati mi sembrava impossible ricavare una sua adesione ad enunciati che assomigliano ormai, nel tono, a quelli chiusissimi, crepuscolari, di quelle brigate rosse di cui Sciascia nel suo libro su Moro ha detto tutto quello che si puo dire. L'ho postato per delusione; delusione di chi pensava di aver trovato un interlocutore, minimalista, per forza di cose, e si trova invece un massimalista dai linguaggi altisonanti e autoreferenziali. Il famoso "beneficio del locutore" su tutto: il vantaggio di dire una verità che non serve ad un bel niente, se non a chi la dice.
L'autore della lucidissima risposta é un non meglio precisato g. Lo si trova nella catena di commenti al testo di Bifo. Stupisce poi che si lancino appelli a riflettere, da qui, e poi non ci si prenda la briga di leggere i commenti degli altri. Ma sa cosa le dico, giusto per estare in tema di società e capitale ? Che questo blog serve a farle aumentare le vendite, che é la cosa più norale del mondo: un ritorno che la società manifesta a qualcuno che le serve dei piatti fatti di caratteri, ritorno che per non so quale assurda ragione i Bifi si rifiutano di prendere, chiusi nel loro masochistico disprezzo delle strutture di mediazione. Lei mi sa speigare come si fa scrivere una frase come questa: la sinistra come "strumento di organizzazione dell’autonomia della società dal capitale". Ma come caspita si fa ad immaginare una società senza capitale ? Non é il capitale il prodotto dell'autonomia di soggetti che dispongono della loro forza lavoro ? Luigi

Anonimo ha detto...

caro luigi, mi sembra proprio vero che io sono crepuscolare, non ho maicreduto (né lo credo) di poter essere in compagnia delle bierre di cui parlava sciascia (né con nessun altro politico di professione). Ecco, l'autonomia "della" politica mi sewmbra uno dei mali più diffusi, crudeli e banali della storia (politica) italiana, da togliatti a andreotti, da andreotti alle bierre, o da andreotti a d'alema). io sono piuttosto tentato da sempre da una autonomia "dalla" politica, ammesso che sia possibile (sono tentato dalla discussione sulle condizioni della sua possibilità, per es.). E forse lì si puà tantare come ispirazione parallela quella "autonomia 'dal' capitale" che tanto la scandalizza nel discorso di bifo. Non uso il suo linguaggio, il mio crepuscolarismo (che è ironia nei confronti delle proprie stesse parole, prima di tutto, come insegna gozzano) me lo impedisce. Ma credo che se il comunismo, come penso dal 1989, possa essere una creativa associazione culturale, un movimento di idee, e non un partito, la sa riflessione deve proprio toccare questo tipo di "utopie": sì, zone di vita, progetti di vita, collettivi, autonomi dai meccanismi del capitale, che si autoriproducono e incorporano ogni infelicità e disagio nella loro infausta riproduzione, nel loro macinare vite come cose, come lattine di birra ciancicate che si gettano ai margini delle strade.
P.S. Il blog mi incrementa le vendite? Magari. Ma vendite di cosa? beppe sebaste

Anonimo ha detto...

"...Il Generale Custer, tronfio del suo orgoglio e prosopopea, quella mattina del 25 giugno 1876, non si aspettava d'incontrare una confederazione di Lakota-Cheyenne, vicino al torrente Little Bighorn, nel territorio orientale del Montana. L'uomo rosso quando cooperava col suo simile era una macchina da guerra inarrestabile, suo alleato il territorio, la motivazione e il Grande Spirito..."
Parola di ObyWan