"Tra i grandi meriti dell’arte contemporanea non c’è solo l’invenzione e la combinazione di nuove forme e materiali, “idee” comprese (nel senso del rifiuto di “rappresentarle”). C’è soprattutto la sperimentazione di nuovi modi di avvicinarsi all’arte, nuovi rapporti che con l’arte (anche quella non contemporanea) possiamo intrattenere. Non è solo il superamento dei luoghi in cui l’arte si mostra dall’Ottocento, in una dimensione sempre più privata, come la galleria. E’ l’allargamento al contesto, la partecipazione comunitaria delle opere, con un’attenzione nuova ai temi del paesaggio, dell’abitare, dell’ambiente. Così si spiega ad esempio la fecondità della Land Art, e la nascita di luoghi alternativi al museo tradizionale, spesso all’aperto. L’arte crea una relazione col pubblico che non si limita a una fruizione visiva, ma prevede un’interazione con l’intero corpo - camminare tra le opere, se non addirittura nelle opere – come esperienza estetica. E’ grazie all’arte contemporanea che la politica culturale delle città può superare il concetto angusto di arredo urbano (cioè, in breve, opere trattate come fioriere). La cosiddetta Public Art, opere e installazioni il cui essere situate nel territorio è parte integrante dell’opera stessa, promuove una politica comune della bellezza..." (continua a leggere).
E' l'inizio di un mio articolo apparso sabato 5 aprile su l'Unità, che introduce una serie di reportages d'autore sui luoghi d'arte dove si può camminare nelle opere (il prossimo, per capirci, è sul "grande cretto" di Alberto Burri a Gibellina).
Per il resto, varie cose bollono in pentola, per me come per tutti, immagino. E la campagna elettorale ammutolisce solo apparentemente. A presto.
6 commenti:
laura palmieri. Voi privilegiati che condividete con noi il nostro dominio della bellezza, di cui ne assaggiate il frutto maturo, è un po’ volgare dal parte nostra, farvi accedere nel nostro regno, ma noi generosi condividiamo, siamo gli artisti.
Per noi che vi mettiamo a parte dei nostri drammi, per non ostentare il piacere, potremmo trattenerci invece, generosi, condividiamo, cioè non dividiamo tra bellezza e dolore ciò che non ci appartiene, non abbiamo senso di appartenenza procediamo da soli insoliti e sconquassati, eppure, liberi, che parola ridicola. Siamo come i ricchi che non parlano di soldi, cerchiamo di ironizzare sulla bellezza, certi, non ci capiscono, ma noi senza volgarità continuiamo ad occuparci di questa, quella, cosa buffa lì, ah la bellezza.
parole sante. detto da uno squattrinato artista che si trova in questo momento in una ricca città del nord europa, un po' perplesso.
Perche non:)
La ringrazio per Blog intiresny
Perche non:)
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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