3/23/2007

Cose più o meno notturne

Segnalo che (domani) sabato 24, nell'ambito della manifestazione L'Università della notte. Europa dei Saperi - una specie di notte bianca delle università - alle ore 24.00, nell'aula 20 di Roma Tre, via Ostiense, è coinvolto anche il sottoscritto in una lezione collettiva. Copio e incollo dal programma: Mezzanotte: l’ora del crimine. Come il giallo rappresenta il crimine nelle diverse realtà sociali e culturali europee. Intervengono gli scrittori: Serge Quadruppani, Giancarlo De Cataldo, Francesco de Filippo e Beppe Sebaste. A seguire, proiezione del film “Europa”, regia di Lars von Trier. Serge Quadruppani, romanziere francese, è tra l'altro autore del bel romanzo (uscito nei Gialli Mondadori tre anni fa) La notte di Babbo Natale. Giancarlo De Cataldo è ovviamente l'autore del conosciutissimo Romanzo criminale, ma non solo. Qui infatti potete leggere un mio pezzo che recensisce un'antologia da lui curata un paio d'anni fa, e che contiene alcuni spunti di quello che credo dirò domani sera, anzi notte.
Oggi l'ultima mia puntata di Damasco (vedi sotto), dedicata questa volta a Dante. Ieri ho fatto le ore piccole sulla terrazza e nei saloni di Palazzo Farnese, ospite dell'ambasciata francese. Lo champagne era ovviamente buono, e si inaugurava la mostra Luce di pietra, con Christian Boltanski, Elisabetta Benassi, Yann Toma, Jannis Kounellis e altri (mio resoconto su l'Unità di domani, sabato 24 - ma si capisce dall'elenco chi siano i miei preferiti ).

P.S. Sabato 24 marzo: oggi su l'Unità, pagine della cultura ("Orizzonti", a cura come sempre di Stefania Scateni) parte anche un gioco narrativo a cura dei Wu Ming, con la pubblicazione di un inedito messo da parte insieme a molti altri dalla revisione finale del romanzo Manituana, appena uscito da Einaudi. Non perdete oggi l'Unità, anche per divertirvi a rintracciare il punto del libro in cui originariamente era posto il brano. Si gioca su www.manituana.com

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il ballo degli impiccati

Forca nera, moncone amabile,
Là i paladini ballano, ballano,
i paladini scarni del diavolo,
Scheletrici Saladini

Questioni riaperte e mai richiuse alla mostra all'ambasciata francese, inaugurata sabato 24. Una serie di opere che mi ricordano: il ‘Sabba’ (1799) di Goya, in cui vedo ritratti danzanti della mia ex, una pipa, io, Beppe Sebaste, Parigi, Paola...ma mi è sovvenuta anche quella poesia di Rimbaud ‘il ballo degli impiccati’.
Un 'crepitìo' del fuoco o gracidìo, proveniente da vecchie lampadine spente(opera di Yann Toma), proveniente dai sotterranei dello stesso palazzo, come provenisse dall’inconscio, forse in quanto 'rumore delle articolazioni degli scheletri danzanti'di Rimbaud. L'articolo di Beppe Sebaste: "Il dominio delle luci genera ombre", mi ha svegliato da un torpore causato da quella 'diavoleria' della pipa di Magritte, che una volta è una cosa, una volta l'altra. Anni fa fumavo una pipa di legno, in seguito avendola divinizzata, ho incominciato ad approfondirne l'origine e se vi fossero problemi ad essa connessi. Questo mi ha dato delle rogne, soprattutto perchè non era più Lei, semmai Io, l'oggetto del mio studio. Era morta, defunta. Così era divenuta la mia disgrazia e lo è ancora. In principio non ne ero affatto affascinato, come alcune opere di arte contemporanea, come le cose apparentemente innocue, come la serata di sabato. Me lo sono ricordato oggi, quando non ne potevo più di Heidegger e ho letto l’articolo di Beppe. La danse macabre dell'ambasciata francese era quello che ci voleva. Riflettevo: “è una grande mostra d’arte contemporanea, ma perché lo scheletro di Boltansky mi guarda sghignazzando e io me ne compiaccio, invece di esserne inorridito?” Come dice Winnicott:"il bambino vede se stesso nel volto della madre".
Ecco l’esempio di come il crepitio-gracidio di quelle lampadine mezzo accese, mezzo spente abbia lasciato in me dei forti ricordi, sebbene si fosse trattato solamente di un suono delicato e apparentemente impotente. La suggestione a ridare autorità a qualche ricordo, o a quello che deve essere, a quelle cose importanti mai decadute, quelle questioni mai chiuse…fissarsi su 'qualcosa' e, lasciar perdere. Giustamente la ‘danse macabre’ esorcizza: “…il terrore di fronte a quel limite assoluto dell’esistenza” che è la follia. Forse andrò a rivedere questa mostra, mi capita poche volte di essere entusiasta di una mostra d’arte contemporanea e da qualche tempo pensavo di essere ‘morto’ o 'malato' oppure già da oggi sono stato guarito dalla persuasione dolce dell’arte. Ti dice delle cose ma con discrezione, senza imposizioni, lasciandoti il tempo di riflettere, di pensare a cose lontane, dalle quali le ‘diavolerie’ ci allontanano quotidianamente. Diavolerie!

Anonimo ha detto...

Sul post che precede: mi viene in mente una frase di W. Benjamin, come me la ricordo: "più ti sforzi di guardarle da vicino, più le cose ti guardano da lontano".