per la belle serie apparsa su nazioneindiana delle poesie-balli a due ideata e curata da Francesco Forlani, detto il Furlàn, scritto effeffe, ultima danza i due notturni, di Monica Mazzitelli e il sottoscritto:
Monica Mazzitelli, Notte fango a Addis Abeba
Scendono strade dalla collina, portano all’occidentale albergo come bolo spinto nel digerente.
Buio e freddo, la macchina inciampa lenta su dossi e fratture. Piogge inondano svergognate.
Luci poche da qualche baracca, fari fendono, fischiano il buio.
Sbattono in faccia bambine e bambini soli per strada come branchi di cani; intenti nel buio su qualcosa: mangiare?
Laceri e stinti come cani nel buio bagnato; soli di notte, lune di notte, il faro dell’ingiusto li abbaglia. Solo bolo da spingere, nel digerente.
Beppe Sebaste, Notte Roma impromptu
“Niente è più intatto di una rovina”, dici attraversando, coi pini marittimi disposti come funghi,
il parco archeologico del tardo capitalismo industriale impiegatizio,
hai fame e caldo, puoi mangiare all’ombra e a Ferragosto pulirti con lo stuzzicadenti e
sdraiato guardare la festa dell’Assunta che dal Tevere prende il mare,
uomini & donne tatuati, guardie di finanza, carabinieri, parroci & Santi, insieme barcollano nelle
barche ubriache e i fuochi non solo d’artificio esplodono fuori tempo
come rutti.
La sera i neon e i karaoke, i fili delle baracche attaccati ai pali della luce. Ci divertiamo molto.
Poi torni a casa e guardi le puttane in viale Marconi. La notte ci si dà da fare
la notte,
eiaculare stanca.
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