7/22/2009

Antonio Pascale su "Oggetti smarriti..."


Apparizioni antiretoriche, su Il Sole - 24 ore di domenica 5 luglio 2009, articolo di Antonio Pascale dedicato al mio libro Oggetti smartiti e altre apparizioni.

Tento di fornire una sintetica definzione di Beppe Sebaste: uno scrittore pioniere. Del pioniere ha l'inquietudine, la curiosità, l'entusiasmo e una sorta di fiducia nel mondo che si trova ad attraversare. Ha, poi, la sua scrittura, una vocazione, anch'essa pionieristica, interdisciplinare. Infatti, Sebaste si è spesso trovato a scrivere in compagnia di fotografi, un modo per amplificare lo sguardo, circoscrivere e analizzare un oggetto con più strumenti conoscitivi. La sua poetica ha un'altra caratteristica: l'antiretorica. Sebaste, a questo proposito, fornisce lui stesso una definizione: la retorica dell'antiretorica.

Non ha paura di arrivare sulla scena quando questa si è raffreddata, e magari non emette più quelle calde onde di indignazione, molto facili da raccontare, ma in fondo, a lungo andare, sterili. È sintetico e preciso. Ai grandi temi, preferisce una descrizione caso per caso. Da un punto di vista formale è rigorosamente attento allo stile. Del resto Carmelo Bene, il nostro grande filologo e poeta della voce, ha ripetuto spesso che la vera urgenza non è nel dire, ma nella forma. La scrittura di Sebaste è in effetti contenuta in una speciale forma poetica: distratta ed eclettica.

Questo libro, Oggetti smarriti, si può leggere come una biografia. Personale e collettiva. Sebaste inserisce in rubrica non fatti epici o azioni eroiche, ma semplici oggetti smarriti. Cose che ci sono appartenute e sulle quali abbiamo fatto affidamento che poi, per contingenze o mutazioni varie, abbiamo lasciato andare. Canzoni, libri, versi poetici e musicali, bar e angoli di caffè parigini, palloncini colorati gonfiati a elio in occasioni di feste e ricorrenze e strade fuori mano che percorriamo per caso. Campi rom (i veri oggetti smarriti) e le banche dei poveri, ovvero il Monte dei Pegni. I fantasmi tornano, gli oggetti smarriti si materializzano, Sebaste li osserva di nuovo, li rigira, li riposiziona. Individua un dettaglio sfuggito ai più e la nostra memoria torna a essere inquieta. Niente nostalgia. Per fortuna. Solo descrizioni più attente. Correzioni in corso d'opera e nuove misurazioni.
Antonio Pascale

13 commenti:

rossana ha detto...

Mi ricorda (il post) che ancora non ho comprato questo libro. E che è il giorno giusto per farlo...Feltrinelli, arrivoooo...(intanto ho posizionato sdraio e ombrellone in giardino, oggi non ho voglia di lavorare, solo di ripassarmi un attimo la vita...)

Anonimo ha detto...

Discorso all'ufficio oggetti smarriti - di Wislawa Szymborska

Ho perso qualche dea per via dal Sud al Nord,
e anche molti dèi per via dall'Est all'Ovest.
Mi si è spenta per sempre qualche stella, svanita.
Non so neanche dove mai ho lasciato gli artigli,
chi gira nella mia pelliccia, chi abita il mio guscio.
Mi morirono i fratelli quando strisciai a riva
e solo un ossicino festeggia in me la ricorrenza.
Non stavo nella pelle, sprecavo vertebre e gambe,
ma ne uscivo di senno più e più volte.
Da tempo ho chiuso su tutto ciò il mio terzo occhio,
ci ho messo una pinna sopra, ho scrollato le fronde.

Perduto, smarrito, ai quattro venti se n'è volato.
Mi stupisco io stessa del poco di me che è restato:
una persona singola per ora di genere umano,
che ha perso solo ieri l'ombrello sul treno.

Grazie per i pensieri e le parole

Federica

magda ha detto...

Caro Beppe, "Oggetti smarriti" è bellissimo. Assolutamente unitario - anche in questo sei eccezionale, recuperi e fai recuperare l'unità nei frammenti, nei tempi e nei luogni "persi".
Ti chiedo un favore: dom 12 luglio sull'Unità hai scritto sul tuo recente incontro con starobinski cose molto toccanti. Credevo di ritrovare il testo nel blog e non ho difeso il giornale dal raptus del "buttar via": ce lo fai recuperare on line???? Grazie, magda

Anonimo ha detto...

"solo di ripassarmi un attimo la vita", dicevo al commento precedente...Questo libro non è un ripasso, è una proficua seduta psicanalitica...Non hai idea di cosa mi stia regalando (su Big Sur,per dirne una, ci sto passando le ore da ore...)Rossana

Anonimo ha detto...

per Magda: copio e incollo qui l'"acchiappafantasmi" di due settimane fa sull'Unità. mancheranno i corsivi, qui. Il titolo che gli avevano dato è "Politica senza orizzonti". Riduttivo. Peraltro, usando il motore di ricerca interno a l'Unità on line e digitndo il mio nome, escono fuori quasi tutti i miei articoli. E comunque, ecco:

Prendo le mosse da una evidenza condivisa: parlare di politica è oggi deprimente, annichilisce e gela i discorsi. Parlare di politica non ci permette di immaginare più niente, al contrario produce cecità, ci trasforma in dischi rotti che balbettano le stesse frasi a intermittenza. Non è una bella sensazione. Per continuare, o meglio per ricominciare a parlare di politica, ci vorrebbe, come scriveva il filosofo Edward Said, “un’intifada dell’immaginazione”.
L’altra mattina sono andato a salutare un mio vecchio professore, lo studioso ginevrino Jean Starobinski, autore fra l’altro di una “storia della malinconia”. Quest’uomo di ottantanove anni, solido, lucidissimo e soave, sta preparando due o tre libri, tra i quali uno dedicato al tema della “giornata” nella letteratura. Una traversata da Omero (le “giornate” di battaglia nell’Iliade, ad esempio) a, presumo, il Peter Handke del Saggio sulla giornata riuscita, passando naturalmente per il Giorno di Parini, l’Ulisse di Joyce, ecc. Chissà (glielo suggerirò) magari anche il Lou Reed di Just a perfect day, o Sunday morning. E’ un’idea bellissima.
Che sia proprio il senso della “giornata” l’anello mancante di una rigenerazione del pensiero politico? Immagino di parlare con mio figlio: che cosa gli trasmette un senso di pienezza, di soddisfazione, di appartenenza, di accoglienza di sé e del mondo, insomma un’attribuzione di senso alle cose della vita? Che cosa è per lui un orizzonte? Che cosa è per noi? I politici sono pervenuti quasi tutti alla retorica dell’arrivare a fine mese: ma alla fine della giornata? Il concreto, il quotidiano, l’economico, non sono di una sostanza diversa dai nostri sogni. Non so se c’entra, e non è un’Intifada, ma Obama, discontinuità della politica, è stato eletto in un Paese la cui Costituzione parla di “diritto alla felicità”.
Beppe Sebaste

flavia ha detto...

Apprezzo veramente tanto coloro che sanno scrivere di cose che sento, e che sanno usare le parole giuste.Confermo che vivere seriamente la giornata richiede una certa dedizione ed impegno a restare fedeli a se' stessi.
Un esercizio di pochi, ma appagante per chi puo'.

magda ha detto...

Grazie, Beppe per il testo "smarrito". Mi piace sempre come ti poni nei confronti dei maestri - e poi il tema del senso della giornata, a livello personale e a livello politico, è proprio secondo me uno dei TUOI temi e ci lavorerai, ne sono sicura.

Beppe Sebaste ha detto...

magda, ma sei la magda di bologna, "bottega dell'elefante" ecc. ecc.?

Anonimo ha detto...

imparato molto

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

imparato molto

Anonimo ha detto...

You can kill a man but you can't kill an idea. Your ideas are realyy great and useful. Hope you'll write more.

Anonimo ha detto...

Thanks :)
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