1/23/2008

Nota non noiosa sullo "Spirito" (a sessant'anni dalla Costituzione italiana)

Non so se avete visto in giro che c'è l'anniversario, il sessantesimo, della Costituzione italiana. L'Unità, versione online, ha riproposto degli articoli usciti qualche anno fa, in tempi di vistose minacce e revisionismi (secondo governo Berlusconi) in realtà mai sopiti, e anzi in parte introiettati dalla sinistra. Un degli interventi lo firmai io, e lo ripropongo linkato. Io mi occupai dell'articolo 8, sulla religione e la libertà dei culti (ancora molto attuale), anche se nella titolazione sembra riguardare solo l'articolo 4.
Sull'Unità on line Stefania Scateni così ricorda l'iniziativa: "La Costituzione Italiana è considerata la più bella del mondo. Non a caso la neonata democrazia del Portogallo la adottò tale e quale nel 1975. Tra il 31 maggio e il 15 giugno 2002 la Cultura de l'Unità decise di pubblicare una serie di interventi su alcuni dei principi fondamentali della Costituzione Italiana. Era il periodo in cui il governo Berlusconi suscitava indignazione perché cercava in tutti i modi di mettere in discussione i principi fondamentali della democrazia e dell'antifascismo. Leggere, diffondere e capire la Costituzione ci sembrò fondamentale per ribadire e difendere quei principi contenuti nella nostra Carta. Gli interventi [...] furono sei. Ogni autore commentò un articolo della Carta, da Sergio Cofferati (allora segretario della Cgil) a Marco Revelli, Giulio Ferroni, Chiara Saraceno, Beppe Sebaste e Massimiliano Melilli. In occasione del sessantennale della Costituzione, abbiamo pensato di riproporli perché riteniamo che i suoi principi siano ancora da seguire e difendere."

1/21/2008

Solidarietà ai docenti della Sapienza a difesa della laicità del sapere

Raccolgo, sottoscrivo e diffondo con convinzione (lo apprendo dal sito Lipperatura) un appello di Solidarietà ai docenti della Sapienza a difesa della laicità del sapere. La retorica di questi ultimi giorni contro i presunti "cattivi maesti" è stata insopportabile e nauseante (finirà che voteremo tutti Pannella). Nessun bisogno di laicismo o anticlericalismo esasperato: basta la difesa della laicità e la difesa del diritto di critica (è più che lecito criticare l'invito a un Pontefice per inaugurare l'anno accademico di una pubblica università laica). Per aderire all'appello cliccate qui.
P.S.: segnalo la neonata rivista on line Lucreziana2008, sulla "natura delle cose", dedicata particolarmente all'affermazione dell'autonomia del sapere e della cultura, con scritti soprattutto di pensatrici scrittrici donne (che è già una garanzia) e diretta da Piera Mattei.

1/17/2008

La questione della "realtà"

A gentile richiesta, propongo qui alcuni stralci dell’intervista di Marco Belpoliti a Gianni Celati (forse il più grande narratore italiano, in tutti i casi il più etico e appartato), uscita su la Stampa circa un mese fa:
“La narrativa d’oggi è ormai un’appendice dell’informazione. E’ difficile trovare un romanzo d’oggi che non si appelli all’attualità. Ecco l’autore basco che scrive il romanzo sul terrorista dell’Eta o l’autore italiano che scrive il romanzo su certi tipi di mafia o di camorra. Sono libri che il lettore legge come se fossero commenti a una realtà di fatto. Qui però la ‘realtà’ indica solo modi di vedere giornalistici – i modi dell’attualità -, il tutto categorizzato secondo il criterio del ‘nuovo’. Il nuovo è un dogma ma anche una continua intimidazione, perché tutti dobbiamo avere paura di essere visti come dei sorpassati dal nuovo. A questo proposito c’è qualcosa di illuminante nel Don Chisciotte, dove si affaccia per la prima volta la questione della ‘realtà’, posta in un contrasto con l’immaginazione e le tendenze fantasticanti. E si affaccia anche l’idea che il nuovo sia qualcosa che spazza via le inutili anticaglie: i romanzi cavallereschi. Ma, posto questo schema, dove Don Chisciotte ha sempre torto, in quanto invasato dalle fantasie cavalleresche, poi succede che sono proprio le sue tendenze fantasticanti ad arricchire di senso il mondo. Sono le sue fantasie e riflessioni a farci intravedere l’aperto mondo sotto l’aperto cielo come la nostra vera casa”.

1/16/2008

Scusate l'attualità

La migliore sul Papa l'ha scritta Luca Sofri: "Messo a tacere. Ma il Papa adesso farà una serata all'Ambra Jovinelli?". E comunque la lettura dei gornali di oggi ci ha messi di fronte a un delirio collettivo, frasi di Prodi comprese. Nessuno che abbia detto che il Papa ha fatto una mossa politica molto astuta, il vittimismo di fingersi censurato quando è lui che si è tirato indietro (non era bello dal punto di vista spettacolar-televisivo far vedere delle contestazioni). Che palle.
P.S., 17 gennaio. Tutta la mia solidarietà, e spero la vostra, agli studenti e docenti de la Sapienza accusati di essere critici nei confronti del Papa, ma soprattutto critici nei confronti del rettore che lo ha invitato. In un gustoso articolo su "Sapienza e ironia", su l'Unità di oggi Giulio Ferroni cita anche il nome dello studente che avrebbe dovuto introdurre il discorso del Papa nell'ateneo romano: Christian Buonafede. Proprio così (Borges non avrebbe inventato di meglio).

1/15/2008

Un haiku per Zibaldoni

Cari baudelairiani, ipocriti lettori, miei simili e miei fratelli, il pezzo su Claudio Parmiggiani - o meglio, l'opera di Parmiggiani - è forse la cosa più interessante che ci sia in questo periodo da vedere o pensare, ma non sembra abbia suscitato in voi segni di interesse, sarà un segno dei tempi. Ma tutta l'attualità ad esempio, ricalcata dalla lettura dei giornali, ne suscita molto (altro segno dei tempi). Mah, forse cercavo solo un pretesto per riportare dei brani di una lettera semiprivata e appassionata di Gianni Celati, dedicata al sito Zibaldoni e altre meraviglie (da visitare e leggere spesso), e a uno dei suoi curatori, Enrico De Vivo: "... attualmente, sempre di più, scrivere vuol dire soltanto tentare il colpo gobbo del successo, e mettere l'ideale del successo in primo luogo, adeguandosi alla prosa dei giornali, e mettendo fuori luogo tutte quelle incertezze che ci rendono ancora umani, e non puri calcolatori del colpo grosso [...] Io credo che qualunque cosa buona si scriva, nasce da uno stato di gratuità... senza scopo, senza furbizie... ossia nasce da quella gratuità che si chiama affetto… il senso del “TU” a cui ci si rivolge, come ciò che viene infinitamente prima dell’io, prima dell'ego trionfante in qualunque modo...". (Di Celati, rimando anche a un'intervista che un mese fa gli aveva fatto Marco Belpoliti su la Stampa, e a richiesta ve ne riporto dei brani).
Quanto a me, sono stato alcuni giorni con mio figlio sull'Oberland bernese (Gstaad), e mi sono pacificato con la montagna. Mio figlio sciava, io ho finito il libro sulle panchine. Al telefono con una mia amica ho detto: "Cielo azzurro, sono nella neve al sole, non faccio nulla". Mi ha risposto: "Hai fatto un haiku, quindi qualcosa hai fatto". (E' vero, quasi diciassette sillabe, soprattutto facendo del colore del cielo un dittongo).

1/01/2008

Se cerchi la civiltà chiedi alla polvere


L'immagine che si vede sopra, è una delle sculture d'ombra di Claudio Parmiggiani, ottenute per sottrazione: inondando di fumo un ambiente, e poi togliendo gli oggetti (in questo caso bottiglie, ma anche libri, tele ecc.). La fuliggine si deposita come polvere, restano bianche le tracce dell'assenza, come una nostalgia irreparabile. In un articolo uscito ieri su l'Unità, dal titolo "Se cerchi la civiltà chiedi alla polvere" (ora qui nel sito) ho cercato di estendere l'effetto, o la spiegazione, di questo procedimento, per renderci conto di altre sparizioni, altre polverizzazioni, altre assenze drammatiche e forse irreparabili del nostro mondo, della nostra epoca. La polverizzazione della vita civile, per esempio, o di quei valori condivisi che permettono anche solo un linguaggio coondiviso, di capirci quando parliamo, leggiamo, o comunichiamo anche in un blog. Altrimenti, come è scritto in una bellissima poesia di Emilio Villa, "a chi parli?"
A Pistoia, a Palazzo Fabroni, c'è una bellissima mostra di Parmiggiani, in questo momento (e fino a marzo), in dodici tappe, dodici stanze. Molte altre opere oltre alle sculture d'ombra, chiamate "delocazioni". Vi invito a visitarla assolutamente.

::::::: Auguri :::::::