1/01/2008

Se cerchi la civiltà chiedi alla polvere


L'immagine che si vede sopra, è una delle sculture d'ombra di Claudio Parmiggiani, ottenute per sottrazione: inondando di fumo un ambiente, e poi togliendo gli oggetti (in questo caso bottiglie, ma anche libri, tele ecc.). La fuliggine si deposita come polvere, restano bianche le tracce dell'assenza, come una nostalgia irreparabile. In un articolo uscito ieri su l'Unità, dal titolo "Se cerchi la civiltà chiedi alla polvere" (ora qui nel sito) ho cercato di estendere l'effetto, o la spiegazione, di questo procedimento, per renderci conto di altre sparizioni, altre polverizzazioni, altre assenze drammatiche e forse irreparabili del nostro mondo, della nostra epoca. La polverizzazione della vita civile, per esempio, o di quei valori condivisi che permettono anche solo un linguaggio coondiviso, di capirci quando parliamo, leggiamo, o comunichiamo anche in un blog. Altrimenti, come è scritto in una bellissima poesia di Emilio Villa, "a chi parli?"
A Pistoia, a Palazzo Fabroni, c'è una bellissima mostra di Parmiggiani, in questo momento (e fino a marzo), in dodici tappe, dodici stanze. Molte altre opere oltre alle sculture d'ombra, chiamate "delocazioni". Vi invito a visitarla assolutamente.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Beppesebaste, avevo letto ieri il tuo articolo, in piedi, mangiando un panino, tra le pagine affisse davanti alla sede dei DS a pochi metri da casa mia. E avevo sentito qualcosa, e mi ero chiesta a chi dirlo, ed ero andata a vedere se c'era un messaggio nel tuo blog a cui poter rispondere. Eccoti. Eccomi. Mi ha inquietata quel colore bianco dell'assenza, così opposto al colore del lutto. Ne pas pouvoir faire le deuil, esiste condanna peggiore?

Anonimo ha detto...

P.S.
Ho appena cominciato H.P. Spero di rivederti un giorno e di parlarne insieme.
Tanti auguri
Marina

Anonimo ha detto...

cara marina, c'è un lutto di cui parlano gl psicoanalisti che è proprio bianco (e giocano cn a parola blank, che vuol dire vuoto, mentre per i giappponesi il bianco è funerario. "Il bianco è il colore del lutto", ho scritto anni fa in Tolbiac. Va beh. Auguri, tanti. E grazie. beppe

Anonimo ha detto...

ciao Beppe, mi chiedo se lo spazio bianco che testimonia l'assenza di ciò che era, è effettivamente il lutto-perdita o solo il vuoto. Non sempre il vuoto è lutto, a volte è testimonianza, fonte di ricordo, che in quanto tale non è già più lutto perché vive nelle parole di chi lo tramanda e quindi l'assenza viene nuovamente colmata. Trovo luttuosa la polvere, perché rappresenta qualcosa di cui non abbiamo più immagine, qualcosa che si è disgregato nel tempo, fantasma senza meta e senza identità. Ilaria

Beppe Sebaste ha detto...

Allora, se devo proprio dire come la penso (sia a Ilaria che a Marina) non mi interessa in alcun modo il lutto, e penso che il lutto non c'entri niente con lo sparire (e con l'apparire). L'arte (così come i giochi dei bambini) insegna che le cose appaiono e scompaiono. Il buddhismo insegna la stessa cosa per quanto riguarda la vita (e la morte) delle persone. Il lutto è inerente alla storia della "rappresentazione" (che tanto ha avuto a che fare con l'arte in Occidente). Credo però che esista un'arte che non abbia a che fare con la rappresentazione (e alcuni anni in pubblico avevo detto queste cose portando ad esempio, tra l'altro, gli "svuotamenti" di Laura Palmieri. (Laura, parlo di te! Mi senti?). Saluti e baci, beppe

Anonimo ha detto...

ti avevo velocemente linkato senza dirtelo, scusa...e a presto

Anonimo ha detto...

ciao grazie per la citazione penso sempre a questa cosa che dici sul mio lavoro a presto laura palmieri

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)