5/18/2007

Invito a Parma


L'invito è a Parma, domenica ore 16 (ma poi si resta anche per cena, a parlare di estetica e politica) nel ristorante più simpatico e leggendario di Parma, quello della famiglia Cerati, gestito dai figli nella tradizione del padre Giulio Cerati, il cuoco amico dei poeti e degli artisti dell'avanguardia italiana. Il pretesto, l'occasione, è il libro Periferie (Laterza), curato da Stefania Scateni, di cui si parlerà con due degli autori, Gianni Biondillo, scrittore e architetto milanese, e il sottoscritto, aiutati dalla critica letteraria Francesca Avanzini e dal giornalista Bruno Rossi. Ma essendo il libro soprattutto esempio di un metodo (credo molto umile) di descrizione del territorio urbano, si parlerà appunto di città, di paesaggio, di conoscenza dei luoghi e di tutti quei temi estetici, quei giudizi politici, che sono (Hillman insegna) già giudizi e azioni politiche. E a Parma, città dei più importanti palazzinari e costruttori italiani (da Pizzarotti all'ex ministro Lunardi, sodali dell'attuale sindaco) ormai lo avrete capito che ci sono le elezioni amministrative, e io sto dando una mano.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E’ iniziato il processo a Beppe Sebaste. Purtroppo, uno scritttore, ma anche un professore che ha insegnato a Roma, Bologna, Parigi e che dice cose a “tutti” i cittadini, è presente in una lista, il pdci-verdi, nelle elezioni amministrative di Parma. Beppe Sebaste ha accettato, non senza difficoltà, costituite dai suoi impegni di lavoro, l’invito rivoltogli da tale lista. Sebaste ha accettato non per ambizioni politiche o per interessi personali, ma tanto per “partecipare”, per “dare una mano”. Qual’è la sua colpa? Che reato ha commesso? Spesso mi sono chiesto perché altri schieramenti, tra i quali quelli più moderati, o di centrodestra, non si fossero fatti avanti, essendo Sebaste, un patrimonio italiano, essendo nato a Parma nel 1959, essendo Parma la sua “casa”. Un altro motivo e ben più importante, è dato principalmente dal fatto che i suoi interventi non sono mai “strumentali” ma “superpartes”: fatto che non ne permetterebbe l’esclusione a piè pari da uno o dall’altro schieramento. Si potrebbe definire un pensatore che farebbe comodo a chiunque: i suoi interventi hanno quel respiro che, infatti, manca alla politica.
Vuoi per la simpatica foto, vuoi per l’esasperazione a cui porta la campagna elettorale, il suo articolo, le sue dichiarazioni, in cui dice cose che non sono che condivisibili, sia a destra che a sinistra viene attaccato e vilipeso, come se a detta dei suoi avversari, tra i quali il sindaco uscente o chi per Lui, Sebaste fosse di “nicchia” o avulso dal contesto parmigiano.
Nei suoi numerosi interventi ai quali ho assistito, a Roma e Parma, ho avuto il piacere di veder andare in frantumi quei ‘luoghi comuni’ di cui Sebaste viene considerato emanatore in alcuni commenti. Quali sono allora questi benedetti “luoghi comuni” e “questa “autoreferenzialità” di cui viene tacciato?
Chiedersi giustamente di tornare a sedersi sugli scalini di un monumento, come si è fatto da giovanissimi, vuol dire "incitare alle droghe leggere"?
Chiedersi se sia presente un’idea che vada oltre quella di “arredo urbano”, ossia ritrovare la possibilità di “incontrarsi”, è incitare al degrado urbano?
Rimembrare una vittima, di cui tutta Italia ha parlato, il piccolo Tommy, come evidente traccia del proprio affetto nei confronti della città natale, vuol dire essere “inqualificabili”?
Lamentarsi del fatto che vi sia una “vetrinizzazione” che altro non è quello che accade in alcune città dell’Austria, in cui fanno presa nostalgie estremiste, è divenuto una forma di “intellettualismo becero”?
Parlare di “berlusconismo” cioè di un progressivo comportamento censorio dell’autenticità e una visione aziendale della "cosa pubblica", è parlare per "luoghi comuni"?
Se pensassimo tutti in questa maniera, dovremmo definitivamente rinunciare a chiedere “centri di aggregazione”, “commissioni cultura”, o a pensare per “sentire comune”, o per “valori condivisi” e cose che da sempre, ci fanno riflettere e che senz’altro verranno adottate dalla prossima amministrazione, sia essa di sinistra che di destra: d’altronde le commissioni ci sono sempre state non vedo perché bisogna criticare Sebaste per averne proposto una!
Il sindaco uscente o chi per Lui, con le sue critiche, ha dimostrato il progressivo provincialismo di Parma ed è per questo che, se il suo commento non diverge molto da quelli “anonimi” presenti sul sito www.alicenonlosa.it, al quale può accedere chiunque, qualche perplessità dovrebbe prima o poi presentarsi nelle coscienze dei cittadini.
Concludo dichiarando Beppe Sebaste, naturalmente “colpevole”:
di essere autentico, piuttosto che autoreferenziale;
di non parlare politichese ossia di evitare “luoghi comuni” piuttosto che intesservi un’intera campagna elettorale, come è oggi prassi. Così è stabilito dalla corte...
Una cosa è certa: se a Lui fosse data la possibilità di occuparsi di cultura, Parma uscirebbe da una situazione di “afasia” cioè di incapacità di comprendere “parole”, di cui sembrano affetti molti partecipanti alla campagna elettorale e forse… molti cittadini.
Un saluto,
Davide Tedeschini