Una volta un critico mi ha mandato un sms, stupito che avessi dichiarato in pubblico che un certo romanzo mi era piaciuto. Gli ho risposto: sapessi quelli che leggo quando prendo il treno. Di solito sono, genericamente, "gialli" o thriller, quasi sempre americani. Appena letti li butti o li regali, perché non c'è niente da rileggere. Eppure... A parte lo stato ipnotico e di vero relax (la parte nobile dell'evasione: non dell'essere, ma dall'essere, direbbe Lévinas), per cui sarei felice, anche una volta che il treno è arrivato, di continuare a leggere su una panchina, a volte sono una miniera di frasi e idee. Per esempio l'ultimo, col solito, micidiale titolo - L'angelo delle ossa, di John Connolly - che quasi alle prime pagine riporta questa formula inedita, almeno per me: "il fantasma di Dio". Che idea straordinaria, una formula che neanche Philip Dick. E poi, accanto al macabro, il grottesco, il morboso, il male & il bene, ci sono battute esilaranti, quel mix ormai consolidato e americano (imitatissimo dagli scrittori noir italiani) di serio e buffo, su canovacci direttamente tradotti dai trattamenti di cinema e dalle sceneggiature. Libri montati come film, successioni di scene. Ma è negli interstizi che trovo quello che mi inchioda alla lettura, descrizioni di azioni ordinarie, dialoghi. Frasi che dicono verità semplici e illuminanti, come questa, detta dal detective alla sua donna quando lei gli dice che devono parlare: "Non ho mai affrontato una situazione in cui qualcuno mi anuncia che mi deve parlare uscendone meglio di come ci sono entrato". E, qui e là, personaggi stravaganti e comici come quelli di Lansdale.
Insomma, è un periodaccio, quanto a impegni. Ci mancava solo andare a Parma i weekend per aiutare gli amici nelle elezioni amministrative. Il caldo incombe. E la letteratura da treno (Jean-Luc Godard ci metteva dentro anche i romanzi di Moravia) un po' aiuta...
2 commenti:
Faccio la stessa cosa (e leggo lo stesso tipo di libri) quando sono in periodo di stress. O in estate. Trovo che, per davvero "pensare ad altro", niente sia come un giallo o una spy story. Di solito li devo finire in giornata, massimo il giorno dopo. E per 24/48 ore, ogni pausa dal libro è esclusivamente a scopo sostentamento. Ne esco forse un pò stranita, ma completamente nuova. Nel senso che l'essere immersa in un giallo, mi garantisce che per un pò ogni altro pensiero è sospeso. E trovo la cosa meglio di una tisana rilassante, meglio di un far niente (che pure mi piace) sulla sdraio. Mi rilassa. Le frasi come quella che evidenzi sono impagabili. Ma come gli vengono? Io in realtà li tengo comunque. Ho scoperto che se mi capita di rileggerli dopo 2/3 anni(magari in un sabato/domenica in cui sento il bisogno di totale decompressione dalla settimana), il più delle volte nemmeno mi ricordo chi è l'assassino. Capita sempre il giorno che non ho niente da leggere, perché non ripescare nel mucchio per vedere se me li ricordo? Alcuni autori poi costruiscono trame talmente interessanti, che mi chiedo se il morto non sia solo un incidente di percorso.E poi, un'estate senza un giallo, come fai a rinfrescarla?
mi identifico nella tua descrizione di lettrice... io però me li sono già scordati una settimana dopo, ma so che non potrei più rileggerli. il criterio della mia biblioteca è ormai questo, per non perire di libri: tengo solo, a parte quelli da leggere, quelli che mi suscitano anche solo il fantasma di una rilettura, fosse anche di una sola frase, o una consultazione... ciao rossana.
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