12/18/2010

Il fantasma della violenza

   Vi ricordate quel programma tv in cui le Iene interrogavano deputati e senatori in uscita dai Palazzi, e questi non sapevano neppure il secolo della Rivoluzione francese? Gli stessi parlamentari (di tutti i partiti!) che il 14 hanno dato fiducia al governo, e dunque alla scuola, delle tre P: paura, povertà, precarietà (“c’è una quarta P”, ha commentato Vendola, “ma in Italia si dice escort”) vendendo se stessi: mentre 100.000 studenti manifestavano (coi loro lodati, bellissimi libri-scudi di cartone) per la cultura e l’istruzione pubblica. E’ stato allora che alcune decine hanno sfogato ciecamente la rabbia, o accettato provocazioni. “Non seguite vecchie parole d’ordine”, ha scritto Roberto Saviano, usando contro la violenza parole dal suono un po’ prefabbricato. Molti studenti gli hanno risposto: le tue parole d’ordine sono altrettanto vecchie - e sono innumerevoli in rete gli interventi serissimi e le testimonianze degli studenti che non trovano spazio e audience nei media. Perché la loro sacrosanta protesta (l’unica battaglia culturale e politica in questo Paese da decenni) deve piacere solo se conferma le nostre misurate aspettative, e appare giusta solo finché non ci turba? Come al tempo di Bava Beccaris, una protesta di civiltà viene trasformata in un problema di ordine pubblico, facendo dimenticare anche, come scrive Andrea Inglese su Nazioneindiana (che è poi il sito in cui è cresciuto Saviano), che “la delegittimazione del dissenso è stata presente in questo governo da sempre, è una delle pietre angolari della retorica berlusconiana”; e che anche la disubbidienza civile non violenta è illegale, “repressa con la stessa violenza con cui si reprimono movimenti violenti in piazza. Solo che, reprimere violentemente un non-violento che infrange la legge, non produce lo stesso consenso sulle masse che reprimere uno studente che brandisce un bastone”.

(rubrica "acchiappafantasmi" su l'Unità di domenica 19/12/10)

10 commenti:

manginobrioches ha detto...

I fantasmi siamo noi, il nostro dissenso, la nostra voce che evapora. La violenza è di ferro e piombo, e torreggia su di noi, con la sua voce di sirena.

Beppe Sebaste ha detto...

sì, mia cara...
e poi... poi c'è il fatto che la violenza (a proposito: dove comincia? e dove finisce?) è un tema troppo importante per non dedicarvi - spero che lo facciamo presto - un discorso serio e approfondito, invece di lasciarlo agli slogan, alle frasi fatte e pigre, spesso vili.
"Educare alla violenza": era il titolo di un insegnamento del mestro Zen Fausto Taiten Guareschi...

Mario ha detto...

Buon articolo!
Concordo e ti ringrazio ché hai voluto ricordare la disobbedienza civile, che è un atto civilissimo. Io rifiuto la violenza, perché la violenza crea altra violenza, è un fatto karmatico/fisico (pressoché: ad ogni azione corrispnde una reazione etc) ma non posso non comprendere le ragioni di questa protesta.
Bene hai fatto pure a ricordare Taitèn...:-)
La violenza e l'enfasi verbale dei governanti è stata indecorosa, miserabile.

Anonimo ha detto...

le persone che filosofeggiano su 'violenza buona- violenza cattiva', se avessero avuto la macchina bruciata martedì si metterebbero a fare tutti questi distinguo?
Domanda forse bruta ma con simpatia perchè la scrittura di Sebaste è sempre bella da leggere anche quando non si è d'accordo.

Saluti

Beppe Sebaste ha detto...

d'accordo con mario sul karma, e come non potrei?...
ma la violenza c'è, esiste, è in noi e fuori di noi, nn ho parlato di violenza buona o cattiva, per questo maestri educano "alla" violenza, a conoscerla, riconoscerla, in noi e fuori di noi...
e degl studenti dobbiamo riconoscere e sostenere le ragioni...
se avessi avuto la machina parcheggiata lì, beh, di sicuro mi avrebbe dato dispiacere, e forse rabbia inizialmente, ma spero e penso che mi sarei fatto una ragione, e avrei almeno deposto ogni sentimento di "lesa maestà" (nonostante il dispiacere), e riconosciuto, almeno in principio (che è sempre un buon inizio), che la responsabilità della e per la mia macchina è soltanto MIA (di questo parlo, tra l'altro, nel Libro dei maestri)

Anonimo ha detto...

intervento con qualche gioco di parole che il tuo blog mi ha suggerito:
la macchina (la TUA, la MIA) della violenza
i violenti notevoli (e gli altri?)
violenti e nolenti
violente mente
ovviolenza
ciao un abbraccio
sergio

Anonimo ha detto...

Per qualche misteriosa ragione, questi giorni mi riportano alla mente la manifestazione dei monaci birmani nel 2007. Scesi in piazza non perché mancasse loro una ciotola di riso o la fornitura di incensi, che venivano loro garantiti dalla dittatura per in qualche modo "ingraziarsi" le loro preghiere, ma per la consapevolezza che la popolazione birmana non poteva farlo. Ai cittadini che poi si unirono a loro, dicevano" Tornate a casa, lasciate fare a noi. Li sommergeremo di gentilezza". Li massacrarono, come tutti i cittadini che li seguirono (circa 300.ooo). Chi glielo fece fare? La consapevolezza che non può esservi Pace in assenza di giustizia. Sentire in queste ore qualcuno proporre arresti preventivi, DaSpo anche per le manifestazioni di piazza, aumento di controlli e allargamento della zona rossa, mi ricorda che il ministro che ha accusato di reato uno studente perché non si dissociava apertamente dalla piazza violenta (come se fosse possibile il dialogo o un miserabile compromesso con chi chiude le porte e mette i catenacci alle finestre)è lo stesso che ha voluto finanziamenti milionari per nuovi aerei da guerra, nuove navi da guerra, nuove tecnologie per la guerra. Senza voler ricordare il suo personale passato, mi pare che non possa chiedere la non violenza minacciando il mondo con il coltello ostinatamente fra i denti e un paio di bombe a mano in tasca. Forse i monaci birmani hanno saputo dare allora un messaggio di testimonianza attiva che andrebbe ricordato a tanti rivoluzionari da salotto che in questi giorni, per un ipocrita vantata moderazione (sempre dal salotto) non si accorgono che nessuno è innocente e che la protesta degli studenti ci riguarda tutti. Non sanno vedere, contenti della loro ciotola di riso, che i tagli alla scuola sono i nuovi finanziamenti alla guerra e l'aiuto economico a banche e imprese che esportano produzione e capitali impoverendo il paese; che il denaro della sanità pubblica è quello stesso (e perfino di più)spostato alla sanità privata. Che la scuola, gli studenti, la piazza, sono solo la punta di un iceberg che sta congelando nell'ingiustizia sociale ogni possibile dissenso del paese. E non abbiamo nemmeno le pagode, a consolarci con la loro bellezza (il Vaticano tace; sono certa che, a parte forse Don Gallo e pochi altri preti dissidenti e comunisti, nessun cardinale scenderà in piazza dicendo agli studenti - o alla Fiom - :"Lasciate fare a noi, tornatevene a casa, le prenderemo al posto vostro e li sommergeremo di gentilezza". Rossana

Anonimo ha detto...

Per qualche misteriosa ragione, questi giorni mi riportano alla mente la manifestazione dei monaci birmani nel 2007. Scesi in piazza non perché mancasse loro una ciotola di riso o la fornitura di incensi, che venivano loro garantiti dalla dittatura per in qualche modo "ingraziarsi" le loro preghiere, ma per la consapevolezza che la popolazione birmana non poteva farlo. Ai cittadini che poi si unirono a loro, dicevano" Tornate a casa, lasciate fare a noi. Li sommergeremo di gentilezza". Li massacrarono, come tutti i cittadini che li seguirono (circa 300.ooo). Chi glielo fece fare? La consapevolezza che non può esservi Pace in assenza di giustizia. Sentire in queste ore qualcuno proporre arresti preventivi, DaSpo anche per le manifestazioni di piazza, aumento di controlli e allargamento della zona rossa, mi ricorda che il ministro che ha accusato di reato uno studente perché non si dissociava apertamente dalla piazza violenta (come se fosse possibile il dialogo o un miserabile compromesso con chi chiude le porte e mette i catenacci alle finestre)è lo stesso che ha voluto finanziamenti milionari per nuovi aerei da guerra, nuove navi da guerra, nuove tecnologie per la guerra. Senza voler ricordare il suo personale passato, mi pare che non possa chiedere la non violenza minacciando il mondo con il coltello ostinatamente fra i denti e un paio di bombe a mano in tasca. Forse i monaci birmani hanno saputo dare allora un messaggio di testimonianza attiva che andrebbe ricordato a tanti rivoluzionari da salotto che in questi giorni, per un ipocrita vantata moderazione (sempre dal salotto) non si accorgono che nessuno è innocente e che la protesta degli studenti ci riguarda tutti. Non sanno vedere, contenti della loro ciotola di riso, che i tagli alla scuola sono i nuovi finanziamenti alla guerra e l'aiuto economico a banche e imprese che esportano produzione e capitali impoverendo il paese; che il denaro della sanità pubblica è quello stesso (e perfino di più)spostato alla sanità privata. Che la scuola, gli studenti, la piazza, sono solo la punta di un iceberg che sta congelando nell'ingiustizia sociale ogni possibile dissenso del paese. E non abbiamo nemmeno le pagode, a consolarci con la loro bellezza (il Vaticano tace; sono certa che, a parte forse Don Gallo e pochi altri preti dissidenti e comunisti, nessun cardinale scenderà in piazza dicendo agli studenti - o alla Fiom - :"Lasciate fare a noi, tornatevene a casa, le prenderemo al posto vostro e li sommergeremo di gentilezza". Rossana

Anonimo ha detto...

Perdona: già è stralungo, pure due volte...

beppe s. ha detto...

rossana, il tuo intervento è così bello, e così giusto (mi ha emozionato) che anche se potrei cancellarne una copia lo lascio così, due volte, per principio :-)
vorrei farlo leggere a tanti.
grazie, di cuore.
beppe