9/04/2010

Fascismo anestetico e libertà degli autori (sul dibattito "Mondadori")

   Premessa: ho pubblicato con Einaudi nel 2007, ho recensito decine di loro libri (e anche di Mondadori), e stimo coloro che portano avanti quel prestigioso marchio editoriale. E continuerei a pubblicarci per la stessa ragione per cui abito in Italia e non sono di nuovo emigrato all’estero, Barcellona o Amsterdam, per esempio (ci vogliono soldi ed energia anche per emigrare). Ma mi ha dato pena leggere sui giornali l’ultimo simulacro di dibattito civile degli scrittori italiani, l’ipocrisia di scoprire oggi imbarazzo a pubblicare per Mondadori o l’enorme arcipelago di aziende cultural-editoriali del primo ministro, come se lo scandalo non fosse identico da 15 anni, come se il problema non fosse l’enorme e abnorme conflitto di interessi, impossibile in una qualsiasi democrazia occidentale. Se è imbarazzante e inopportuno pubblicare oggi per una casa editrice il cui “utilizzatore finale” è Berlusconi, lo era già dal 1993-94, e anche prima di allora, perché la stessa esistenza del suo governo, e la sua discesa in campo, non è dall’inizio che un sotterfugio, un escamotage ad aziendam e ad personam.
   Mi ha avvilito la povertà concettuale e sentimentale degli scrittori di sinistra, alcuni dei quali amici, che hanno precisato che la Mondadori non li ha mai censurati né interferito nei loro scritti (ma Saramago è stato censurato e rifiutato: non importa se accade a qualcun altro?), e soprattutto l’assenza di senso del tragico nella posizione di questi scrittori. Nessuno ha indicato la tragica serietà della situazione italiana, il regime linguistico-mediatico-politico guidato da troppi anni da un pubblicitario-padrone, un fascismo anestetico che ha permeato così bene la società da essere stato con ogni evidenza interiorizzato anche dalla società civile colta e di sinistra. Mi ha angosciato che Berlusconi venga considerato una specie di macchietta, un’innocua maschera italiana, qualcuno da cui è facile o anche solo possibile non farsi condizionare o censurare, insomma un problema di codici culturali – argomenti questi che già mostrano la rimozione della realtà, della memoria, della consapevolezza quali sono state programmaticamente, sistematicamente compiute dai governi Berlusconi. Come napalm, ho scritto più volte, il degrado morale e culturale dei governi Berlusconi, e l’influenza da lui esercitata come imprenditore del capitalismo culturale (vedi la definizione ormai classica di Jeremy Rifkin) ha desertificato i luoghi e i modi del pensiero, della Storia, dei valori, della condivisione e della civiltà – cioè concretamente la scuola, l’educazione, la cultura, la Costituzione, la dignità del lavoro, l’ambiente. La non innocente illusione di essere risparmiati e immuni, ne attesta anzi l’avvenuta interiorizzazione. Il pervicace fascismo anestetico di Berlusconi è terribilmente serio e tragico, e ricorda la lucidità del programma di Joseph Goebbels: “Bisogna forgiare e limare le persone fino a quando saranno diventate schiave, questo è uno dei compiti principali della radio tedesca”. Nel suo recente La libertà dei servi (Laterza) Maurizio Viroli spiega perfettamente come noi, cittadini italiani sottoposti a un potere enorme, non possiamo dirci liberi se non nel senso della libertà dei sudditi o dei servi. O, come ingiustamente è stato detto solo per le donne, di cortigiani e cortigiane. In inglese si dice escort. Siam tutti escort - editori escort, scrittori escort, giornalisti escort, e così via.
   Ecco la consapevolezza del tragico di cui ho sentito così fortemente la mancanza nel dibattito attuale, dove è assente e sradicato anche quel minimo di continuità di pensiero e di memoria che ci dovrebbe far sentire contemporanei ai Minima moralia di Adorno, a quella “triste scienza” (traurige wissenschaft) che è poi la coscienza morale, doloroso rovescio della “gaia scienza” di Nietzsche, oggi possibile solo nelle forme dell’orgia del potere berlusconiano, una immaginazione al potere e del potere che beffa il celebre slogan del ’68. Ben prima della società della pubblicità in cui saltellano e rimbalzano innocue le voci odierne, furono dette e scritte cose irreversibili sull’industria culturale, sui presupposti di un degrado della realtà cui Berlusconi, riconosciamolo, ha soltanto appesa il proprio cappello. Ma abbiamo rimosso, o appollaiato come soprammobile sulla credenza, anche il Pasolini della scomparsa delle lucciole, quello che scriveva “Ho visto dunque ‘coi miei sensi’ il comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscienza del popolo italiano, fino a una irreversibile degradazione”. Lasciamo che sia Tremonti a citare Marx, la cui attualità è di un’evidenza abbacinante, perdiamo ogni consapevolezza e responsabilità intellettuale degli ultimi cinquant’anni, le analisi che mai come oggi descrivono la realtà dell’Italia.
   Siamo in un paese dove “pensare” è sentito come sinonimo di “essere tristi”, dove la constatazione del successo di un prodotto (che sia un libro o un leader politico) soppianta il giudizio di valore, dove l’opposizione politica di sinistra ha preferito condividere linguaggio, logica e agenda con la destra invece che col proprio popolo elettivo; e dove anche scrittori e intellettuali hanno interiorizzato i meccanismi e le retoriche del potere e del datore di lavoro, invece di denunciarne la stessa colonizzazione della mente di cui siamo – tutti, nessuno escluso – vittime e conniventi. Non stupisce se Marchionne dice “basta coi conflitti capitale e lavoro”, “la lotta di classe è cosa del passato”, pur facendola lui, e guadagnando, per la prima volta nella Storia, 400 volte più dei tre operai licenziati.
   Non è colpa del cineasta essere distribuito da Medusa, ma il suo imbarazzo sia atto d’accusa verso un capo di governo che ha interessi anche nel cinema, che condiziona e decide quali film sono distribuiti, cioè visti, nelle sale (ciò che accadde in Europa solo con Hitler e Mussolini). Non vi sia accusa né proscrizione verso gli autori che pubblicano con la galassia Mondadori, ma vi sia in loro consapevolezza e non abitudine, conflitto e non rassegnazione, che è anticamera dell’assuefazione e del collaborazionismo. Infine, ecco la mia personale verità: non so altri, ma io pubblicherei ancora con Mondadori perché il mio lavoro è di difficile remunerazione, e in Italia, dove il lavoro intellettuale è il più umiliato (si pensi agli insegnanti) è già tanto non sentirsi in colpa ad essere scrittori. Difficile trovare una casa editrice non connessa alla galassia Mondadori, ma soprattutto che sia in grado di pagare, e al tempo stesso non abbia interiorizzato i criteri di spettacolarizzazione, mercificazione e rapido consumo che caratterizza oggi il mercato culturale e delle idee, commisurate ai sondaggi e non al loro valore. Mondadori paga meglio? E’ importante per vivere. Parliamo allora di questo, di povertà, di bisogni, di spazi di espressione, e del lusso eventuale di pubblicare (sono sicuro che Eugenio Scalfari se lo potrebbe permettere) di pubblicare con altri editori il cui “utilizzatore finale” non sia Berlusconi, avversario del giornale che lui rappresenta. Rovesciando il titolo del libro che otto anni fa pubblicammo anche con questo giornale (sottotitolo: “Voci contro il regime”), siamo in vendita. Per forza.

P.S. 1 Nel dibattito sui giornali abbiamo letto molte parole vuote, questo è un fatto. L’anestesia (il fascismo) è definitivamente compiuta da quando i fatti - tutti - sono solo parole.
P.S.2 Leggo su Repubblica di ieri che Vito Mancuso è rientrato nel merito della questione, annunciando che, dopo i libri già annunciati per Mondadori, cambierà editore.

(una versione più ridotta di questo intervento appare oggi sul giornale l'Unità)

20 commenti:

Serena Galié ha detto...

Ti ringrazio, perché la sensazione è che in questo dibattito siano davvero mancate le parole per dirlo. Ragion d'essere dello scrittore che ho ritrovato qui.

Unknown ha detto...

Trovo che il tuo articolo sia uno dei più organici, ed esaustivi, fra quelli che ho letto su questa lunga discussione, privo com'è di furberie e infingimenti. E di una cosa mi sono convinto, leggendoti, e cioè, che in Italia -per brevità- la destra e il padronato fanno il proprio mestiere, contrariamente all'opposizione politica e sociale. Poche le voci chiare e incazzate in questo coro intonato e plaudente al potente di turno.

Anonimo ha detto...

grazie serena, di cuore...
gustavivo: hai detto tu qui le parole giuste, semplici e chiare.
(beppe)

flavia ha detto...

Questo articolo lo attaccherei in cornice e me lo terrei in libreria, in casa editrice : si sarebbe dovuto da sempre battere il chiodo del "monopolio" editoriale, delle modalità con le quali opera la Mondadori, che ricordo non è solo un gruppo di case editrici tra cui una Einaudi, ma anche distribuzione editoriale.
Quanti sanno che le librerie Mondadori sono state le prime anni fa, a lanciare sconti selvaggi ed insostenibili per i piccoli librai indipendenti ?
Le librerie Mondadori potevano vendere anche al 25% di sconto di copertina gli stessi libri che il piccolo libraio indipendente non poteva permettersi : molti hanno chiuso per questo.
Per una ingiusta ed impunita concorrenza sleale, che ancora oggi in Italia rimanendo impunita per decenni, altra soluzione non si è vista che adottarla anche da parte di editori "a sinistra" come le Feltrinelli.
Nonostante che tutti gli anni si protestava per ottenere la cosidetta "legge sul libro" ed il prezzo unico di copertina con lo sconto massimo del 5%(come fu la legge Lang in Francia che salvo' cosi' alla fine degli anni '80 la sorte delle piccole librerie indipendenti, che per esempio a Parigi si contano a centinaia) né sotto l'Ulivo( post 1° Berlusconi) né ancor meno sotto Berlusconi si è mai riusciti almeno a bloccare il prezzo di copertina, e la concorrenza sleale, cosi' facile in Italia a danno dei piu' piccoli, ma a grandissimo vantaggio della Mondadori. La famosa "legge sul libro" non ha mai avuto luce dopo 20 anni di mia attesa vana.
....continua....

flavia ha detto...

.....

Quanti sanno che quando Mondadori diventa distributore di piccole case editrici le obbliga a tirature suicidarie : da 5000 a 7000 copie per titolo. Un piccolo editore deve investire parecchio per stamparle in anticipo, la Mondadori ne distribuisce solo una parte e spesso ripaga piu' tardi con rese. Lo sconto al quale deve aderire il piccolo editore, se vuole vedersi distribuito, è minimo del 50%, ma ha toccato punte anche del 58% con pagamento a 6 mesi. Se questi piccoli editori che lavorano con Mondadori non ricevono un posto decente in libreria, dove sono visibili, le vendite quasi sempre non riescono a coprire simili spese, ed affondano la piccola impresa editoriale facilmente e vigliaccamente, perchè nessuna legge aiuta l'editoria contro questi "big" che dettano le loro condizioni. Specificità tutta italiana.
Noi non ci rendiamo conto di quanti editori spariscono cosi'. Io ne ricordo qualcuno : Anabasi, Studio Tesi, ma la lista è lunga di altri ed eccellenti cadaveri.

Per le librerie che "lavorano" con Mondadori, ma sarebbe meglio usare un altro termine, non so quale, è notorio l'intasamento in magazzino che creano ed alla fine per molte il tracollo finanziario. Se si vuole vendere l'ultimo libro di Follett, piu' che lo scaffale bisogna liberare almeno 2m3 nello spazio espositivo perchè le novità Mondadori vengono imposte appunto a metri cubi. Prendere o lasciare.
La presenza Mondadori e suoi derivati è regolarmente ipertrofica in libreria a scapito degli altri editori piccoli e normali, che quando esce la novità ve ne inviano le prime 6/7 copie da esporre sul banco con gli altri titoli.
Una simile modalità con le piccole librerie, aggiunte a pagamenti a 90/150gg e diritto di resa a 180gg ha letteralmente sterminato in Italia il panorama libraio indipendente.
La Mondadori ha letteralmente piallato la produzione editoriale, causato la chiusura delle librerie indipendenti, e soprattutto obbligato altri grandi editori a comportarsi come loro se non peggio, visto che la concorrenza sleale sul prezzo di copertina è ormai una prassi non punita da nessuna legge.

Gli autori è a questo che dovrebbero attaccarsi, a pretendere finalmente una legge sul libro, per i piccoli editori indipendenti, per uno "sviluppo durabile dell'editoria", e non una distruzione sistematica come avviene dall'avvento dell'era Mondadori, di cui tra i primi passi si ricorda il famigerato lodo Mondadori.
Ti contesto solo una cosa, carissimo Beppe : la declinazione di nomi nazisti, nel tuo racconto cosi' ben scritto, come sempre.
Nella Germania di oggi, sappi che questo non sarebbe possibile : la gente non cita se non parlando di storia simili nomi, ed i paragoni con questo periodo storico in Germania restano molto, molto cauti, perchè i tedeschi hanno assimilato bene questo periodo cosi' tragico per tutta l'umanità.
Devi sapere che nel programma scolastico a tutti, TUTTI gli studenti tedeschi è imposta almeno una volta la visita ad un campo di concentramento nel corso dei loro studi. In Germania non si parla cosi' facilmente al di fuori della loro sede storica di nomi quali Hitler o Goebbels : sanno che cosi' facendo ne perpetuano solo i loro fantasmi tra di noi.
Noi in Italia se ci caschiamo cosi' facilmente è credo soprattutto perchè la lezione del fascismo non è entrata nelle nostre coscienze come il nazismo nei tedeschi.

flavia ha detto...

.....

Quanti sanno che quando Mondadori diventa distributore di piccole case editrici le obbliga a tirature suicidarie : da 5000 a 7000 copie per titolo. Un piccolo editore deve investire parecchio per stamparle in anticipo, la Mondadori ne distribuisce solo una parte e spesso ripaga piu' tardi con rese. Lo sconto al quale deve aderire il piccolo editore, se vuole vedersi distribuito, è minimo del 50%, ma ha toccato punte anche del 58% con pagamento a 6 mesi. Se questi piccoli editori che lavorano con Mondadori non ricevono un posto decente in libreria, dove sono visibili, le vendite quasi sempre non riescono a coprire simili spese, ed affondano la piccola impresa editoriale facilmente e vigliaccamente, perchè nessuna legge aiuta l'editoria contro questi "big" che dettano le loro condizioni. Specificità tutta italiana.
Noi non ci rendiamo conto di quanti editori spariscono cosi'. Io ne ricordo qualcuno : Anabasi, Studio Tesi, ma la lista è lunga di altri ed eccellenti cadaveri.

Per le librerie che "lavorano" con Mondadori, ma sarebbe meglio usare un altro termine, non so quale, è notorio l'intasamento in magazzino che creano ed alla fine per molte il tracollo finanziario. Se si vuole vendere l'ultimo libro di Follett, piu' che lo scaffale bisogna liberare almeno 2m3 nello spazio espositivo perchè le novità Mondadori vengono imposte appunto a metri cubi. Prendere o lasciare.
La presenza Mondadori e suoi derivati è regolarmente ipertrofica in libreria a scapito degli altri editori piccoli e normali, che quando esce la novità ve ne inviano le prime 6/7 copie da esporre sul banco con gli altri titoli.
Una simile modalità con le piccole librerie, aggiunte a pagamenti a 90/150gg e diritto di resa a 180gg ha letteralmente sterminato in Italia il panorama libraio indipendente.
La Mondadori ha letteralmente piallato la produzione editoriale, causato la chiusura delle librerie indipendenti, e soprattutto obbligato altri grandi editori a comportarsi come loro se non peggio, visto che la concorrenza sleale sul prezzo di copertina è ormai una prassi non punita da nessuna legge.

Gli autori è a questo che dovrebbero attaccarsi, a pretendere finalmente una legge sul libro, per i piccoli editori indipendenti, per uno "sviluppo durabile dell'editoria", e non una distruzione sistematica come avviene dall'avvento dell'era Mondadori, di cui tra i primi passi si ricorda il famigerato lodo Mondadori.
Ti contesto solo una cosa, carissimo Beppe : la declinazione di nomi nazisti, nel tuo racconto cosi' ben scritto, come sempre.
Nella Germania di oggi, sappi che questo non sarebbe possibile : la gente non cita se non parlando di storia simili nomi, ed i paragoni con questo periodo storico in Germania restano molto, molto cauti, perchè i tedeschi hanno assimilato bene questo periodo cosi' tragico per tutta l'umanità.
Devi sapere che nel programma scolastico a tutti, TUTTI gli studenti tedeschi è imposta almeno una volta la visita ad un campo di concentramento nel corso dei loro studi. In Germania non si parla cosi' facilmente al di fuori della loro sede storica di nomi quali Hitler o Goebbels : sanno che cosi' facendo ne perpetuano solo i loro fantasmi tra di noi.
Noi in Italia se ci caschiamo cosi' facilmente è credo soprattutto perchè la lezione del fascismo non è entrata nelle nostre coscienze come il nazismo nei tedeschi.

flavia ha detto...

Solo per una mia conclusione:
non è la mancanza di soldi che non ti fa emigrare, bensi' è proprio la mancanza di lavoro e di soldi che ti obbligano a farlo.
I disoccupati e gli ex lavoratori delle librerie e delle case editrici in Italia sono un esercito di migliaia di persone, che oggi non hanno piu' lavoro semplicemente perchè sono centinaia gli editori e le librerie chiuse per sempre.
Ma di questa tragedia nessuno ne ha mai parlato.

Unknown ha detto...

In questi giorni, ho letto interventi sulla Mondadori soltanto come un patrimonio della cultura italiana, alludendo alla storia e al catalogo che offre la stessa, in quanto autori, anche scomodi per il Manovratore. Questo lato della loro politica editoriale, ahimè, nascosta anche ai più attenti frequentatori della letteratura nazionale, dovrebbe uscir fuori, e alzare il livello della discussione a vette reali, e non a cicaleccio agostano. Grazie

Dino Gastone ha detto...

Ma quante parole in libera uscita sto leggendo da quando Mancuso ha aperto il “caso”, quante analisi, ragionamenti, pretesti, giustificazioni, accuse, auto-assoluzioni…
Ci sono scelte individuali che dovrebbero rispondere semplicemente al proprio sentire, alla propria scala di valori, alle proprie priorità, alla propria coerenza. Stiamo vivendo in una società basata sul libero mercato. O lo si accetta o si decide altrimenti. Ci sono milioni di persone che riescono a vivere e anche dignitosamente con mille, milleduecento euro al mese. Emmanuel Lévinas diceva che le vite ordinarie richiedono più coraggio di quelle dei samurai. E, tra tutti gli scrittori che sono intervenuti nel dibattito mi sembra che di samurai…

Unknown ha detto...

Mi dica un po': chi, per caso, non dovesse condividere questa storiella del mercato, cosa dovrebbe fare. Secondo lei, c'è altra possibilità in giro. E' grazie al mercato se gente come me viene espulsa dal mondo del lavoro, senza alcuna speranza di rientrarvi non mi parli di vivere con 1000,1200 euro al mese: sarei un signore.

Dino Gastone ha detto...

Purtroppo la società con regole da libero mercato non è una storiella ma un dato di fatto, piaccia o no. E’ cronaca degli ultimi giorni la presa di posizione di marchionne nei confronti dei lavoratori della fiat.
Ma tornando agli scrittori che pubblicano con mondadori, non credo proprio che ci sia uno solo, tra loro, che debba accontentarsi di vivere con mille e duecento euro al mese.

Beppe Sebaste ha detto...

segnalo:
http://www.sandrapetrignani.it/blog/?p=591
un commento/lettera di Sandra Petrignani al mio intervento

Beppe Sebaste ha detto...

grazie a tutti dei commenti, ecc. in particolare grazie a te, flavia, delle nformazioni e degli argomenti su cui ragioni e ci offri. quanto all'emigrare (bruttissima parola, ma realistica) non penso che si possa fare a ogni età. almeno, non lo penso per me (né per tanti altri/e che conosco).
dino gastone, la frase che lei cita di Levinas mi è così famigliare che non ho dubbi che lei l'abbia letta in un mio libro (o in un mio scritto). comnque sia, per informazione, io ne conosco tanti che hanno pubblicato per mondadori (o per una sua affiliata) e vivono con anche meno di 1200 euro al mese (non sempre per una scelta cosciente - anche se sì, in fondo tutto quello che si vive lo si è scelto).

manginobrioches ha detto...

Caro Beppe, in un certo senso aspettavo la tua voce, in questo dibattito che ha coinvolto tutto il mondo di chi scrive e chi legge, che quasi ormai mi sembra un mondo a parte, dal momento che - vi ricordo - solo una piccola parte degli italiani legge libri abitualmente (Istat: "Nel 2009 il 45,1% della popolazione di 6 anni e più - oltre 25 milioni
e 300 mila persone - dichiara di aver letto almeno un libro").
Mi sembra però che la cifra costante degli interventi sia stata assolutamente personale: una messa a fuoco del proprio (in genere magnifico) rapporto personale con un gruppo di professionisti, un catalogo prestigioso, un mondo (anche quello a parte) che sembra non avere alcuna connessione con l'hardware aziendale, la parte feroce e capitalista della società editoriale. E invece è una questione più complessa, e certo non individuale.
Beppe lo mette a fuoco con la sua sommessa, implacabile nitidezza, e ci chiama in causa tutti, autori e lettori, testuanti e acquirenti, librai e libranti.
E' questione di linguaggio, è questione di senso, è questione di "fascismo anestetico" che è arrivato più in profondità di quanto siamo disposti ad ammettere o persino a capire.
Nessuno ne è fuori, che sia fuori o dentro la Mondadori. E questo non lo ha detto, finora, nessuno degli scrittori o scriventi che si sono fatti vivi per scolparsi, o dire che non avevno niente da dire ma solo da scrivere, o che si chiedesse agli operai fiat, di licenziarsi.
Purtroppo per loro, scrivere è un fatto così etico, che riguarda tutti noi.

Anonimo ha detto...

caro beppe condivido a pieno il tuo pensiero, ha ragione manginobrioches: è l'intervento più "morale" che ho letto in questi giorni.
nessuno pretende dagli scrittori mondadori un gesto eclatante (e questo penso sia la corruzione della cultura dominante) ma la rabbia e la vergogna sì. Invece sento la falsità nel trovare alibi estremamente intelligenti e la compiacenza di potersi creare una tesi plausibile.
E' sempre il solito problema, nessuno prova più il senso di vergogna.
piumalarga

Anonimo ha detto...

grazie sergio, e grazia a tutti. l'interv ento stat ripreso dal blog collettivo nazioneindiana:
http://www.nazioneindiana.com/2010/09/09/general-escort-intellect/
invito tutti a proseguire il dibattito lì, mi farebbe piacere.
un caro saluto,
beppe s.

Anonimo ha detto...

(volevo scrivere grazie a tutti, non grazia... ma va bene lo stesso)

Anonimo ha detto...

come spesso accade il refuso è più significativo della parola che si aveva intenzione di scrivere, ha più grazia (arieccola), quella che manca al pollaio dei "mondadoriani" (più mondani che mondatori.
non manca certo a te, visto che è in agguato nella tua lingua e sfugge al primo grrrr. quindi "grazia a tutti", che tutti siano portatori di grazia, non certo graziati come vorrebbe qualcuno.
un abbraccio, non gratuito
sergio

Anonimo ha detto...

:-)
ricambio l'abbraccio.
beppe

Amalia Fusco ha detto...

Bianca, una vita difficile, segnata da tragedie enormi. La morte dei genitori in un incidente aereo, quando era ancora troppo piccola. E poi l'amore...

Sono una scrittrice emergente e ho da poco pubblicato il mio primo libro: "I giardini di Bianca".

Per maggiori info visita il mio blog: http://amaliafusco.blogspot.com

Ciao