3/30/2010

Daniele Luttazzi e l'etica dell'evidenza

Francesco Piccolo (l’Unità del 29/3) scrive sul maschilismo di sinistra, citando a esempio la classifica dei lettori del vecchio settimanale satirico Cuore, “le cose per cui vale la pena vivere”, che al primo posto aveva “la fica” (e che altro ci si dovrebbe mettere, l'iPhone? il denaro? Sarebbe comunque interessante rileggere tutta la classifica). Poi, sul monologo di Daniele Luttazzi a Raiperunanotte, conclude: “Luttazzi e Berlusconi si assomigliano più di quanto amino credere”. Lo dice senza argomentarlo, per buon senso, come se il “buon senso” fosse un’autoevidenza, e non una credenza in bilico tra superstizione e autocensura. Penso viceversa che tra i disastri della sinistra oggi in Italia vi sia il cristallizzarsi in una postura moralista, e l’aver lasciato il campo della “trasgressione” alla destra (v. la caricatura goliardica di uno Sgarbi).
Luttazzi ha detto che la dittatura di Berlusconi è come l’ultima fase dell’essere sodomizzati. Certo, ha detto di più. Il suo procedimento linguistico consiste non nell’alludere (l’allusione è ironica, ma anche mafiosa o berlusconiana), ma nel far vedere, materializzando il fantasma della realtà oltre l’uso di metafore. Da qui la potenza, e lo scandalo. Lui dice mestruo (lo beve), dice piscia, merda: la mostra. Dice inculare (e lo mostra). Il senso è identico a quello del Cavalier Banana con l’ombrello a cui ci ha abituati Altan. Ma in Luttazzi è iperreale, evidente, disturbante. (E' un prodìcedimento stilistico noto agli antichi: in greco si chiamava enàrgeia, che i latini tradussero evidentia: ciò che sta davanti agli occhi). Quanto al dire di amare la fica (Cuore), so bene che nei labirinti del politicamente corretto, ogni due parole tre sono sconvenienti. Per questo sottolineo il carattere soggettivo di ogni enunciazione: la frase più oggettiva è già confessione del proprio sguardo; il neutro non esiste. E’ la censura a limitare il dicibile e il visibile fino a renderli norma, o buon senso).
Francesco Piccolo ha il torto di semplificare. Luttazzi quello di turbare e far pensare. Berlusconi, maestro di semplificazione, evita e bandisce accuratamente ogni seme di perplessità o di pensiero. Già questo pone Luttazzi ad anni luce. Berlusconismo è far leva sul “buon senso” come ovvietà, un darsi di gomito tra complici, evasori e puttanieri, un’unanimità sazia e priva di dubbi, mai approfondita. E’ la semplificazione estrema: non pensieri, ma slogan.
Ma dietro la condanna a Luttazzi vedo la solitudine di Pasolini, i processi e i sequestri dei suoi film. Vedo il trionfo di Videocracy, potere e pornografia, fascismo estetico e politico, e soprattutto censura. Tolto Luttazzi, dovremo aspettare un altro straniero, come lo svedese Gandini, per vedere la realtà dietro le nebbie del “buon senso”?

(una versione ahimè più ridotta è in uscita su l'Unità)

20 commenti:

laura palmieri ha detto...

w "porci con le ali" e" l'avvelenata", Boccaccio e "il Male" w quelli che almeno si sfogano, w l'italia malgrado tutto che chissà perchè ha più parolacce dei francesi, degli inglesi, dei turchi, degli spagnoli ecc. w i bambini quando dicon: cacca e ridono, puzza e ridono, piscia e ridono e w il moccio, la cispa il cerume. I puritani, i pedofili, i ladri, veri si nascondono sempre dietro una facciata perbene, chissà perchè chiedono sempre a noi di essere educati.

Beppe Sebaste ha detto...

:-) cara lauretta... (Mi hai fatto venire in mente un fumetto francese bellissimo che si intitolava "L'amour n'est jamais propre", L'amore non è mai proprio. Ma "propre" in francese significa anche "pulito"...)

Serena Galié ha detto...

Direi che il linguaggio del politically correct, non saprei dire quanto abbia mai funzionato fuori dagli uffici preposti dentro la società americana, ma so per certo che nella società italiana non ha mai funzionato.
Del resto come potrebbe? è la presunzione che il parlante sia un essere universale e quindi astratto. Senza pancia: senza timori. Troppo pallida, troppo esangue una sinistra che elude i problemi veri, riflette ma non sappiamo su cosa: ha mai riflettuto circa "il mostro che ci troviamo di fronte: il capitalismo economico e culturale" ? (cfr. Zizek sull'Unità di ieri http://www.unita.it/news/culture/96799/zizek_siate_pi_conservatori_cos_batterete_berlusconi_e_il_berlusconismo).
E dall'altro lato, questo volto pallido dello stesso capitale, ha mai risposto ai timori se non stigmatizzandoli come immaginari?
Al Nord, terra d'eccellenza per l'immigrazione, dal deserto che si è formato tra l'autoctono fondamentalismo clerico-fascista della vandea ciellina e leghista e quello islamista d'importazione, abbiamo mai sentito dire chiaramente a sinistra da qualcuno che c'era un problema e che bisognava rispondergli rafforzando l'identità laica della cittadinanza?
Mi pare di no, mi pare che sia stato lasciato in mano alla destra.
Perché stupirsi se il voto di protesta non va alle "opposizioni" ma al non voto o alla sovversione interna di destra?
In sostanza una critica siffatta al linguaggio reo di non essere esangue, sembra, per l'ennesima volta, non solo non cogliere nessuno dei punti sostanziali, ma compiere un ulteriore sforzo per eluderli.

Anonimo ha detto...

Mi scusi Sebaste, ma in Luttazzi c'è solo marketing, sostenuto da chi lo commenta in modi colti e alti. È un professionismo come un altro. Chiamare in causa tradizione letteraria e memorabilia varia fa parte della retorica dei tempi, che se anche si mette contro qualcosa e qualcuno lo fa sempre tenendo lo sguardo alto verso il prezzo e il valore del proprio parlare e del proprio dire, sia sconcio o meno. Fatture e fatturare, comparse e comparsate, altro non c'è. Penoso.

Gaia Chernetich ha detto...

Ho l'impressione che non ci sia davvero più nulla da dire. O forse troppo. Non vorrei muovermi sulla falsa riga di due estremi (dire tutto o non dire niente), ma in queste ore ancora non riesco - personalmente - a pensare qualcosa di diverso da un silenzio mentale; me ne sto qui nel mio esilio francese con la parola affranta, immersa in una piscina di delusione. Non trovo le parole, forse. Vorrei potermi capacitare di quella che sembra (a questo punto!) davvero essere la realtà italiana: una realtà talmente iperreale da non potere - non riuscire - più (mai più?) a muoversi. Un'anestesia totale e - sembrerebbe - di lunga durata.

E' necessario un cambiamento di linguaggio, secondo me, è chiaro. Ci vorranno degli anni di impegno e fatica (politica?), per provare a riempire il vuoto cosmico creato dall'imbarbarimento comunicativo dell'ultimo ventennio. E mai come adesso è necessario ed allo stesso tempo difficile introdurre un lessico "altro". Dal momento che la cosa pubblica s'è impossessata dell'amore, dei villani, della bontà, della fiducia (non in senso politico), dei comunisti, delle escort, della paura, dell'ottimismo, della bugia a viso aperto...fino ad arrivare ai massaggi *made in Bresil*,...cosa resta da dire? Dov'è il limite della pertinenza?

Penso ai giovani come me, con questa sensazione di responsabilità potenziale addosso e la consapevolezza di appartenere ad una generazione muta non solo di parole, ma anche di idee....

Riassumendo: che tristezza.

Beppe Sebaste ha detto...

Grazie Gaia, ti capisco, anche per me è una grossa botta - parli delle elezioni, del perdurare di questo periodo che non finisce mai (probabile mi rivedrai a parigi...)
per Anonimo: lei spara opinioni forti con quel senso di ovvietà che trovo criticabile in chiunque, ma francamente insopportabile in un anonimo. Le opinioni non mi interessano (salvo degli amici intimi), gli argomenti sì. La "retorica dei tempi" a me pare quella che lei cavalca, metà sopra e metà sommerso: il dare per scontate le proprie opinioni da vero blasé. Auguri.

luca sossella ha detto...

A parte che condivido ogni parola e senso di quanto esprime Beppe, c'è un'autentica perla preziosa in questo discorso: "come se il “buon senso” fosse un’autoevidenza, e non una credenza in bilico tra superstizione e autocensura".
Credo vi sia - Piccolo inciso - più somiglianza fra i vari piccoli moralisti del cazzo, in senso stretto, e Berlusconi di quanto non si "creda", in senso lato.
Al primo posto la fica, bene, perché sorprendersi? Che altro ci dovrebbe essere?...
Basta con 'sti hegelo-marxisti, (servo-padrone-e colui che guarda) (sadici-masochisti-indifferenti), leggete Spinoza una buona volta!
E chi l'ha già letto... encore, encore, encore.

Anonimo ha detto...

caro beppe
ascoltando luttazzi, l'altra sera, ho provato una sensazione di disagio. Cercavo di capirne il perché. Poi subito mi è stato chiaro, l'autocensura, quel maledetto condizionamento culturale che fa dire alla gente intervistata, se si parla di un prodotto, "posso dire la marca?".
La stessa autocensura che rende prigionieri e disciplinati anche senza aguzzini, oppure per uno scrittore, restare ingolfato dal suo moralismo.
Ho capito subito il tranello e prima che luttazzi finisse il suo intervento mi sono sentito liberato, condividendolo addirittura. Le sue parole non erano volgari, era volgare il potere che sbeffeggiava. Le sue argomentazioni non erano maschiliste ma svelavano il maschilismo e l'arroganza di chi è convinto di tenere ed esercitare il potere.
Il pericolo maggiore, hai ragione tu, è negli intellettuali italiani che fanno al potere regali non richiesti. Tanto, alla peggio, speriamo sempre che uno squillo di tromba ci avverta che "arrivano i nostri", un regista straniero, come dici tu.
un abbraccio
sergio

Beppe Sebaste ha detto...

Leggo con sollievo su l'Unità d oggi che anche la mia amata Francesca Fornario ha amato e difende Luttazzi. Lei era lì, a Bologna al PalaDozza, precisa, e il pubblico, sia maschile che femminile, approvava e rideva al monologo, scandalizzata da berlusconi (la luna) non dal dito (l'apologo dell'inculata).
(Peccato che entrambi, francesca e io, siamo esiliati in due colonnine del giornale, peraltro distanti tra loro...)

manginobrioches ha detto...

Anche io, come Sergio, ho sentito Luttazzi con disagio, lo ammetto: tutta la sua insistita descrizione, nitida, dettagliata, mi ha turbata. Poi sono stata contenta: è stata un'operazione liberatoria. Necessariamente perturbante. Salvificamente perturbante.
Conto il regime la prima insurrezione è nel (del) linguaggio. Ci voleva: non possiamo parlare al potere con la sua lingua, o assumerla come nostra.

manginobrioches ha detto...

aggiungo: dobbiamo progettare la rivoluzione linguistica.

Pino Costanzo ha detto...

Pieno accordo con Sebaste. a titolo di commento copio/incollo qui di seguito una lettera che ho appena inviato a l'Unità:
Gentile Cancrini.
Ho avuto modo di leggere l'intervento di Francesco Piccolo su l'Unità di ieri, e ho provato un certo sconforto misto a incredulità nell'apprendere che a suo parere Luttazzi e Berlusconi si assomigliano senza saperlo.
Conosco mio malgrado lo "spessore" umano culturale e morale del nostro indesiderato Premier, e d'altra parte seguo e apprezzo Daniele Luttazzi dai tempi di Magazine 3.
Sono, non occorrerebbe aggiungerlo ma lo dico lo stesso, in completo disaccordo con quanto asserito dall'ottimo Piccolo, ma mi ha dato qualche motivo di speranza leggere sul giornale di oggi l'intervento di Beppe Sebaste, che ringrazio per la lucidità e la misura con cui ha espresso un giudizio diametralmente opposto a quello di Francesco Piccolo, supportandolo con considerazioni acute e calzanti.
Apprezzo moltissimo il coraggio e il modo diretto con i quali D.Luttazzi affronta questi temi, che dovrebbe essere dovere di un'opposizione che si rispetti affrontare e dissezionare con rigore, mentre ai suoi pensatori correrebbe obbligo di porre attenzione al ruolo e alle azioni dei soggetti in gioco, in questo caso profondamente e radicalmente diversi: l'uno, potente e opaco, l'altro relegato a ruoli marginali della "cultura" nazionalpopolare corrente, e tuttavia vivo, vivissimo e caparbio nel denunciare, sottolineare e, seppure in chiave satirica, divulgare le tante mancanze (malefatte) dell'odierna ammucchiata governativa, mai come oggi rappresentata da loschi figuri (uno fra tutti, va da sè).
Invece, cosa si fa? Si sputa nel piatto (in faccia agli elettori, sempre più delusi), si butta via il bambino con l'acqua sporca.
Quando, ripeto, quando l'area intellettuale che fu di sinistra si deciderà a gettare dove merita un mai così fuori luogo aplomb, in una contesa "politica" che ha perso ogni parvenza di correttezza, e comincerà a denunciare senza mezze parole e improbabili ricerche di dialogo (patetico termine, caro solo a noi) i continui strappi alla costituzione, alla democrazia, al semplice vivere civile, attuati da questa vera e propria associazione a delinquere?
Penso con riconoscenza e ammirazione alle coraggiose parole di Monicelli a RAIPERUNANOTTE, e a una in particolare: rivoluzione.
Infine: non ci lamentiamo se Beppe ci frega i voti: quelli che lo votano sono gente che MAI avrebbe votato per l'attuale PD, e che grazie alle coraggiose e condivisibili battaglie di Grillo si stanno riavvicinando alla politica.
Non accorgersene, snobbarli, inseguendo nel contempo improbabili e indesiderati dialoghi (ancora!!) con forze vecchie, ambigue e compromesse come l'UDC è un autentico suicidio politico, cui personalmente sono stufo di assistere.
Grazie per l'attenzione, vi seguo sempre e vi sono grato di esserci, buon lavoro.
Pino Costanzo

Beppe Sebaste ha detto...

Grazie a tutti.i commenti...
(E' da mò, come dicono a Roma, che parlo di rivoluzone linguistica; anche se basterebbe una consapevolezza del linguaggio, dei linguaggi, del fatto che tutto avviene e inizia lì, nel linguaggio, nel bene come nel male e nel peggio...)

Mariella Tafuto ha detto...

Sono "sepolcri imbiancati" tutti coloro che definiscono porno show l'ultimo intervento televisivo di Luttazzi; sono stolti, e guardano il dito che indica la luna invece di guardare la luna che il saggio (e colto) 'comico' sta indicando. Oppure, che è ancora peggio, sono semplicemente ignoranti e/o in malafede. In tutti i casi, ritengo non vi sia speranza che si ricredano. "L'origine du monde"? Per carità, non motrategliela: potrebbero restarne sconvolti!!
Per chiudere dico 'merda'! ;-P

Anonimo ha detto...

Non ho visto questo spettacolo e non posso farne un commento dettagliato, ma sono andata due volte a sentire Luttazzi dal vivo e la prima l’ho adorato, la seconda mi ha irritato. Personalmente sono nata e cresciuta a Roma, e con i miei fratelli quando ci vediamo a cena parliamo biecamente, dettagliatamente, fastidiosamente e dissacrantemente di qualsiasi argomento ma soprattutto di argomenti (etero/omo)sessuali, e di solito ci rotoliamo sotto il tavolo, quindi la parola esplicita e persino volgare è un mio milieu. Ma trovo che Luttazzi sia in alcuni momenti estremamente maschilista, e me ne sbatto assai del linguaggio o del sexually explicit, sono proprio certi contenuti che non vanno. Quindi viva Luttazzi, ma che non faccia il maschilista. È su questo che lo valuto, il resto son cazzate da sepolcri imbiancati.

monicamazzitelli ha detto...

Opss! Per errore sono uscita anonima, ma è mio il commento qui sopra, sorry ;o)

lupo ha detto...

Occorre leggerselo in serie Francesco Piccolo, le ultime uscite su l'Unità, sul popolo di Berlusconi che va in piazza che sarebbe migliore di lui (demagogia da quattro soldi e vabbè, ma lui dice di esserci pure andato in piazza, di averli visti: non è un aggravante?) - o quella sui "processi" in tv, detta come l'avrebbe detto Capezzone, andate sul sito e leggete

sergio garufi ha detto...

completamente d'accordo con beppe

Anonimo ha detto...

ontowntapSaks
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spagEsola

Roberta R. ha detto...

Monica Mazzitelli parla di maschilismo di Luttazzi, ma non fa esempi. Così è troppo facile. Io ho visto tutti i monologhi di Luttazzi. Non c'è mai stata traccia di maschilismo. Anzi. Con un'operazione intertestuale delle sue, nell'ultimo monologo ha riscritto una celebre battuta misogina di Chris Rock e attraverso una modifica minima l'ha trasformata in una battuta femminista. Genio.