7/05/2009

Basta la parola

Domenica scorsa sono saltate delle parole di questa rubrica (sulle persone, berlusconiane senza saperlo, “ciniche, sculettanti e cieche come palle da flipper”). Basta la parola, diceva una nota pubblicità. Come ci mostra questa storia vera.
Lui e lei in un’occasione mondana, festa o cerimonia, dove non è strano avere un bicchiere in mano. Il loro è un rapporto che non decolla, sempre sulle soglie. Lui è un uomo un po’ rigido, controllato, sussiegoso. Sono vicini quando lui, come parlando tra sé a capo chino, pronuncia tre parole che giungono alle orecchie di lei: “Mi manchi sempre”. Il tono umile e il senso inaspettato di quella che suonò come una confessione timida, una crepa nella sua corazza difensiva e quasi autarchica, la commosse al punto che si avvicinò al volto sorpreso di lui e lo baciò a lungo. Un bacio estremamente coinvolgente di fronte a tutti. Si sposano poco tempo dopo, vivono insieme. Passano anni, case, traslochi. Capita loro di riepilogare l’attimo fondatore della loro unione. Quel lungo bacio inatteso e spettacolare. Perché mi hai baciato così? - le chiede lui. Lei racconta che quella sua frase, l’appello improvviso che dichiarava la sua vulnerabilità e rompeva la sua ostentata autosufficienza, le aveva fatto capire il lato passionale nascosto di lui sotto la scorza, e l’aveva sciolta. Quale frase? - dice lui. Quando mi hai sussurrato, senza guardarmi: “Mi manchi sempre”, risponde lei. Silenzio. Ora lui ricorda. Veramente - dice - mi ero versato del vino sulla camicia e avevo esclamato: “Mi macchio sempre!”.
Stop. Ognuno può fare rewind e dare la propria morale. Questo apologo (sull’autenticità?) non vale solo per l’amore. “La caduta del regno”, scrisse Achille Campanile (la dattilografa sbagliò vocale, scrisse “ragno”, la cui caduta si protrasse per oltre ottocento pagine).

(uscito su l'Unità di domenica 5 luglio, rubrica "acchiappafantasmi")

2 commenti:

rossana ha detto...

Troppa carina...Che poi, mi chiedo, se lei ha "sentito" quelle parole (e a lei non era caduto vino sulla camicia, a quel che sappiamo)chi ci dice che, proprio perché momentaneamente distratto da quella macchia di vino, lui non abbia effettivamente detto ciò che lei ha sentito? Magari lui pensava al vino ma, attenuato il controllo emotivo (per via dell'urgenza della macchia) sono uscite altre verità dalle sue labbra (in vino veritas?)...Va beh, vaneggio.Però mi piace questa storia...

Anonimo ha detto...

sì, è una storia bellissima, e apre interrogativi sulle storie, sugli eventi, sia nel bene che nel male... (beppe)