4/06/2009

Il prefetto che non ama gli scrittori (un articolo di Riccardo De Gennaro)

Per gentile concessione dell'autore, Riccardo De Gennaro, scrittore e giornalista.
Il prefetto che non ama gli scrittori

È probabile che il prefetto di Parma, Paolo Scarpis, non ami gli scrittori. Forse non legge, forse ha un romanzo nel cassetto che nessuno gli pubblica, forse è uno di quelli che quando sente la parola cultura mette mano alla pistola. Sta di fatto che ogni qualvolta uno scrittore si permette di esprimere un’opinione sulla “sua” città Scarpis lo bacchetta immediatamente sulle colonne compiaciute di questo o quell’altro giornale locale. L’ha fatto nei giorni scorsi con Roberto Saviano, reo di aver ricordato in tv che l’economia parmense ha conosciuto e conosce infiltrazioni camorristiche, l’aveva fatto, nell’ottobre 2008, con Beppe Sebaste, che in un reportage su Parma, pubblicato da “Il Venerdì di Repubblica”, ricordava l’esistenza di un certo sottobosco cittadino, confortato peraltro – nei suoi giudizi – da un terzo scrittore, Carlo Lucarelli.
Aver definito “sparate” le dichiarazioni dell’autore di Gomorra è particolarmente singolare: non solo per la scelta del sostantivo, che andrebbe utilizzato con più cautela nel caso di una persona minacciata dalla camorra e sotto scorta, ma anche perché Saviano si limitava a riportare i risultati di un’indagine di un magistrato, Raffaele Cantone, sul boss Pasquale Zagaria. Perché quando Cantone, un mese fa, intervistato da Stefania Parmeggiani di Repubblica, ha spiegato i motivi che hanno spinto i casalesi a scegliere Parma come terreno fertile per i loro affari, il prefetto non ha replicato a mezzo stampa? Forse gli scrittori, che in Italia contano poco o nulla, sono bersagli più facili? Certamente sì. L’ha riconosciuto lo stesso Saviano, che non nasconde i propri timori di delegittimazione e isolamento. “Sono ‘sparate' di una persona che sta a 800 chilometri di distanza”, ha detto Scarpis, che è forse più informato di altri su dove si trovi esattamente Saviano.
Nei confronti di Sebaste, da lui mai citato, il prefetto aveva osservato: “Ho letto l’articolo, si tratta di argomenti triti e affrontati con spirito molto fazioso da parte di qualcuno che, a quanto ne so, è un parmigiano pieno di livore nei confronti della sua città e non capisco il perché, avrà i suoi motivi”. Ci si chiede che cosa volesse insinuare. Nel suo pezzo Sebaste, accusato di faziosità, si rifaceva soprattutto alle cronache e ricordava, in particolare, il fallimento Parmalat, lo scandalo della Guru di Matteo Cambi, fatti di nera, i cantieri aperti. Toccava poi il tema della “tolleranza zero” e, naturalmente, richiamava il caso del ragazzo di colore pestato a sangue dai vigili urbani. Quanto alla camorra, Sebaste riferiva un commento di Lucarelli: “Parma è bellissima, ma deve riconoscere i suoi problemi: come altre città ricche del Nord è permeabile ai capitali della mafia. L’unico vero antidoto è la cultura, la socialità, la sua tradizione”. Significa essere faziosi? Forse essere faziosi, viceversa, è proprio non riconoscere quei problemi. Non c’è nulla di male nel farlo, non è ledere il prestigio della città. È difenderlo, semmai. Anche perché quei problemi esistono, come fa spesso notare Saviano, anche in molti altri capoluoghi del Nord. Lo diceva lo stesso Cantone nell’intervista sopra citata: “La storia di Parma è paradigmatica, perché disegna uno scenario che è applicabile ovunque, esportabile in qualunque città abbia grandi ricchezze e scarsa attenzione ai fenomeni malavitosi”. È una fortuna, evidentemente non accettata da Scarpis, che gli scrittori oggi scrivano anche di queste cose.
Riccardo De Gennaro

(Nota: su la Repubblica.it, pagine di Parma, si era sviluppato un ampio dibattito tra i lettori e cittadini indignati: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/03/28/sulla-camorra-parma-saviano-fa-solo-sparate.html ; il mio pezzo su Parma per Venerdì dell'ottobre scorso è leggibile qui nel blog: http://beppesebaste.blogspot.com/2008/10/giallo-parma-e-cielo-azzurro.html

5 commenti:

andrea villani ha detto...

Ciò che scrivono Beppe Sebaste, e anche Carlo Lucarelli, sono verità innegabili e sotto gli occhi di tutti. Nascondendo la testa sotto la sabbia non si è mai risolto un problema. Parma è una città sana, con radici ancora sane che stanno per essere contaminate. Un esame attento e imparziale di ciò che sta accadendo può fare solo bene. Questa è una sconcertante banalità. Vorrei aggiungere che alla voce di Carlo Lucarelli e Beppe Sebaste si allinea quella di Valerio Varesi, scrittore parmigiano autore di diversi romanzi dai quali è tratto lo sceneggiato (o fiction che dir si voglia)"Nebbia e Delitti" (Rai 2), che da anni, attraverso lo strumento del giallo sociale, descrive il sottobosco malavitoso parmigiano, e parmense, che si sta incancrenendo, offuscato e nascosto da quella parvenza estetica fatta di negozi illuminati, aperitivi, abbigliamento di lusso, grana e prosciutto ben stagionato. E, se mi è concesso, anch'io ne faccio nota, in "La notte ha sempre ragione" che è ambientato a Salsomaggiore Terme, a pochi passi da Parma, paese del quale ci sarebbe da discutere un bel po'. Sperando di non dispiacere al prefetto.
Con tanto bene, Andrea Villani

betta ha detto...

ciao beppe...ma per contattarti via mail? ecitro@showfarm.com

Anonimo ha detto...

caro andrea, grazie della tua testimonianza e della tua vicinanza. in effetti la faccenda farebbe pure ridere - dico quella del prefetto ecc. - e però non fa ridere (penso soprattutto a saviano e all'unica cosa che non si divrebbe ma fare: delegittimarlo, indebolirlo). nessun dubbio che la delegittimazione investa tutti noi, peraltro... beh, spero a presto, con un abbraccio, beppe
Betta (quale betta?): basta andare sul mio sito (link qui a fianco) e c'è un mio indirizzo :-)

Anonimo ha detto...

l'articolo di Riccardo De Gennaro è riportato anche qui: http://www.ucuntu.org/Saviano-la-sa-piu-lunga-del.html

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)