4/26/2009

La poesia non è un gioco, è politica (acchiappafantasmi)

Qualche giorno fa ho partecipato alla presentazione di un piccolo, sorprendente libro: Non è un gioco. Appunti di viaggio sulla poesia in America Latina. Autore il poeta Carlo Bordini, editore Luca Sossella. Assieme a me una docente di letteratura ispanica, la colombiana Martha Canfield. E principalmente di Colombia (oltre che di Argentina ecc.) parla il libro - una raccolta di appunti, dispacci, cronache a partire dal Festival di Poesia di Medellin cui Bordini ha partecipato in rappresentanza dell’Italia. Il nocciolo della questione è questo: in quelle realtà periferiche dove la vita è feroce, dove la crisi finanziaria c’è già stata o è da sempre immanente; in quei Paesi devastati dalla shock economy, dove denaro e scambio economico sono finiti e falliti, si staglia nitido e coinvolgente lo scambio affettivo e caloroso di parole il cui ascolto coinvolge il corpo, e dove “ci si aggrappa a quello che resta di umano nell’umanità”. Il libro di Carlo Bordini ci mostra una realtà in cui poesia è la forma condivisa più alta di comunicazione, o meglio, la comunicazione per essere tale è poesia: che si ascolta alla radio o in raduni da concerto rock. Ai poeti si chiede inoltre (lo fanno anche soldati armati) di raccontare la loro esperienza, come se fossero testimoni e portatori di una comunicazione col sacro, appunto, cioè con la vita vera.
Non so se un visitatore straniero a metà degli anni Settanta in Italia, all’epoca dei reading di poesia sparsi dovunque (prima però di Castelporziano) avvertisse in piccolo qualcosa di simile: una condivisione comunitaria di parole libere e gratuite, un “poeticamente abitare” (Holderlin) agli antipodi dell’alienante regime pubblicitario che grava oggi sui nostri corpi e svilisce ogni parola. La poesia non è un gioco, ma in un programma politico (altri direbbero utopia) lo sarebbe.

(uscito su l'Unità di domenica 26 aprile)

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Beppe...condivido in pieno questa frase..."la poesia è la forma condivisa più alta di comunicazione, o meglio, la comunicazione per essere tale è poesia..."
La poesia può avere una funzione politica e socializzante molto importante...con la poesia si possono esprimere emozioni e sentimenti che tieni dentro e che possono essere ascoltati e condivisi da altri...
Anni fa scrissi una poesia che per me era solo un omaggio ai desaparecidos...per ricordare che non sono scomparsi nel nulla senza che nessuno abbia compreso quanto importante era per loro il sogno rivoluzionario di vivere in un paese migliore...questa poesia però potrebbe servire anche per ricordare e può assumere la dimensione politica del ricordo....solo ricordando e facendo ricordare alle nuove generazioni possiamo portare avanti la nostra utopia...
Te la lascio qui sotto...non vorrei prenderti troppo tempo e spazio nei commenti ma magari leggendola forse capisci meglio quello che volevo dire....

Nota : Nel 1976 in Argentina iniziò un terrificante genocidio che portò alla
sparizione di 30.000 persone... I DESAPARECIDOS... migliaia di persone, prima
torturate e poi narcotizzate, venivano lanciate in mare da aerei militari
ancora vive. Queste semplici parole sono poca cosa, solo un piccolo ricordo per
non dimenticare mai IL VOLO DEGLI ANGELI.

IL VOLO DEGLI ANGELI

Dimenticare
è così semplice lasciarsi andare
nell'azzurro dell'oblio volare
per non pensare
a voi angeli dispersi in mare.

Giovani vite spezzate
da anime dannate
di odio e rancore armate
a noi cosa lasciate?
In Plaza de Mayo
nelle foto ancora sorridete
vi tengono strette al cuore
le vostre donne amate
a noi cosa chiedete?
L'america sapeva
il mondo si nascondeva
il benpensante sotto sotto godeva
kissinger mentiva
Pertini forte urlava
voce sola protestava
in nome dell'umanità si indignava
ma nessuno l'ascoltava
anche la chiesa il Vangelo dimenticava.
In Argentina per paura un popolo gli occhi si bendava
ma per un gol di Mario Kempes esultava
CAMPIONI DEL MONDO per le strade insanguinate gridava
con una pietra nel cuore rideva e festeggiava
mentre il nero generale il vicino di casa rapiva
torturava, narcotizzava
e da un areo in mare buttava.

Dimenticare
come si fa a lasciarsi andare
con voi vorrei volare
a voi di più pensare
cari angeli dispersi nel mare.


Un caro saluto

Pablo

Anonimo ha detto...

grazie pablo. grazie ance per la poesia...

carlo bordini ha detto...

La poesia esprime e comunica. Grazie Beppe, grazie Pablo.

Carlo

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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