4/18/2009

I giovani, i vecchi e il premio Strega (rubrica acchiappafantasmi)

Tra le non-notizie di questi giorni spiccano quelle intorno al premio Strega: Daniele Del Giudice, con grazia e ironica stanchezza, si è defilato dalle voci che lo volevano vincente (tutti gli anni, 6 mesi prima, ci sono voci sul vincitore dello Strega: puntualmente confermate dai fatti), dicendo che il fatto non sussiste: non ha nessuna intenzione di partecipare. Antonio Scurati si è invece autocandidato con baldanza, pur sapendo che devono farlo due giurati tra i 400 cosiddetti “amici della domenica”, di concerto con la sua casa editrice. Nessuno ignora che sia una gara tra editori: allo Strega si candidano libri, ma si fronteggiano apparati, cortigianerie, potenze relazionali. In palio il prestigio, e 200000 copie mediamente vendute.
Lo Strega è lo specchio del Paese. Se la parola d’ordine è che oggi in Italia c’è una gerontocrazia, quale esempio migliore di un premio tra i cui giurati (dice una vecchia battuta) votavano anche i morti? Ma la retorica sui giovani meriterebbe un’analisi più ampia: alibi di ogni crisi economica e della disoccupazione, anche in politica (soprattutto a sinistra) non si parla d’altro: basta coi vecchi. Ma dove comincia la vecchiaia, fino a quando si è giovani? Il criterio non è quello di proporre idee nuove, impensate visioni del mondo? Cosa dire dei “giovani” che vogliono essere al posto dei “vecchi” per fare le stesse identiche cose, però farle loro? (Mi viene in mente - sono abbastanza “vecchio” perché ciò accada - Pietro Maso, colui che per primo uccise i genitori per usare le loro carte di credito e abitare la loro casa). Così, alla frase di Scurati su Del Giudice (“l’ho ammirato da quando ero ragazzo”) ho avuto un sobbalzo. E’ diventato davvero così “vecchio”, Daniele? Ma il tempo è elastico in letteratura: ci sono scrittori oggi trentenni che non ammiro da quando ero ragazzo.

(pubblicato anche su l'Unità del 19 aprile 2009)

P.S. : segnalo su nazionendiana la candidatura serissima e ufficiale di Franz Krauspenhaar al Premio Strega, e le numerose adesioni. Assolutamente da leggere e guardare...

9 commenti:

sergio garufi ha detto...

il finale è magnifico, fuori i nomi però, dài beppe :-)

Anonimo ha detto...

ma no, sergio, è più verso un atteggiamento diffuso e vago, ma molto presente, il sentimento di una distanza verso certi modi (non solo del narrare). a parte la noia nei confronti della retorica dei "giovani".
per dirne una, quelli che scrivono come se non ci fosse stato nessuno prima di loro, senza un dubbio, una vertigine sulla responsbilità (tremenda, a pensarci) dello scrivere e/o raccontare una storia...
quelli che scrivono come se fosse una cosa qualunque tra le altre, una cosa da fare, una "professione"... quelli che non ne conoscono, non ne hanno mai sospettato, la parentela col pregare - per dirne una - per dire cioè un'altra azione assolutamente intransitiva, ludica e inutile, quindi serissima, un gesto "a perdere" ("nihil quaerere deo, nisi deum": agostino).
e di trentenni così (ma di qualsiasi età) ne conosco da quando avevo 15 anni...
ciao, beppe

Anonimo ha detto...

sergio: soprattutto, quelli che scrivono CON le parole; che in musica è come quelli che suonano CON la chitarra o COI tamburelli (invece che LA chitarra, le percussioni, IL pianoforte ecc.)
b.

sergio garufi ha detto...

L'hai detto magnificamente bene, grazie beppe.

Giuliano ha detto...

Ci sarebbe da fare un bel discorso... Io per esempio mi stupisco ogni volta: esistono ancora i premi? lo Strega, il Campiello? Pensavo che fossero una cosa da anni '50 (io sono del '58).
Adesso tu mi ricordi che garantiscono duecentomila copie, non lo avrei mai pensato.
Però, sfogliando e leggendo qua e là, direi (da lettore puro e semplice) che si pubblicano troppe cose che sarebbe stato meglio non pubblicare. Io diffido, e non compro più niente se prima non ho letto almeno cinquanta pagine (fregature ne ho già prese troppe).
Grazie per quello che scrivi! (e un saluto a Rumiz se lo incontri, le vostre firme le cerco sempre)

DanSun ha detto...

Caro Beppe, autore magnifico, intanto i premi veri sono un po' spariti - ma è un po' sparito il mondo vero. In questi giorni, in cui mi tormenta il pensiero del cattivo rapporto con un amico caro che caramente si disinteressa di me, ho in mente con insistenza la parola FAKE, che vuol dire finto, finzione. Siamo tutti circondati dall'affettazione e da monatgne di modi falsi e cortesi: e i noi veri dove sono finiti?

Anonimo ha detto...

dan sun, avevo aperto la tua pagina, si moltiplicata e a proliferato a dismisura. a momenti mi mandavi in tilt il computer. non mi è piaciuto. ora spengo. beppe s.

Anonimo ha detto...

(i refusi, anche a senza h, sono dati dalla fretta e dal nervoso)

Anonimo ha detto...

Perche non:)