1/25/2009

su Stieg Larsson e la trilogia "Millenium" (recensione)

Ho quasi dedicato a Stieg Larsson un capitolo di Panchine (quello, pubblicato anche su carmillaonline, sul "Leggere, vita secondaria"; questa che segue è una recensione all'ultimo volume della sua trilogia uscita su l'Unità di oggi).

Non sono certo il solo ad amare lo svedese Stieg Larsson. I tre volumi della sua «Millennium Trilogy» hanno già venduto 6 milioni di copie, ma non è che l’inizio: la pubblicazione è avvenuta solo in 12 dei 34 paesi che ne hanno acquisito i diritti, Stati Uniti esclusi (lo stanno pubblicando ora). Ai pochi amici ancora ignari, e che mi vedevano divenire assolutamente asociale ogni volta che usciva la traduzione di un suo libro (l’ultimo della sua trilogia - La regina dei castelli di carta - è in libreria da pochi giorni, dopo Uomini che odiano le donne e La ragazza che giocava con il fuoco, tutti targati Marsilio), spiegavo che sì, sono “anche” dei gialli, la trama è forte, i personaggi geniali (oltre al giornalista Mikael Blomkwist, è di Lisbeth Salander che ci si innamora, la giovane hacker minuta, sociopatica e geniale, vittima assoluta ma anche guerriera sorprendente); ma non si possono racchiudere questi romanzi nella definizione di “letteratura di genere” solo perché c’è la messa in scena di un’inchiesta (un’inchiesta immanente), perché la trama è avvincente e suscita a volte spasmodicamente le attese narrative del lettore. Sono romanzi che descrivono in modo sorprendentemente acuto il nostro tempo, come ancora due giorni fa si leggeva sulla seconda pagina di le Monde, dove Larsson è citato a commento della crisi economico-morale dell’Occidente.
Nell’ultimo volume, agli individui disperatamente in conflitto con le istituzioni che perversamente contraddicono la loro natura e funzione (psichiatri pedofili, avvocati e assistenti sociali stupratori, servizi segreti deviati), si affianca un Ufficio per la Difesa della Costituzione. Alla solitudine del detective (del private eye, o “pensatore privato”) si unisce una resistenza democratica che procede unita nella guerra finale per la giustizia. Troppo semplice? In realtà è entusiasmante, e la descrizione delle realtà politiche, spionistiche e informatiche è precisa e fattuale in ogni aspetto. Il fatto è che mai finora un’epica contemporanea è riuscita a saldare insieme, narrativamente e con tanta forza, la difesa della democrazia e la denuncia delle violenze individuali – in primo luogo sulle donne e bambini – la denuncia del neo-fascismo istituzionale e quella della crudeltà individuale, il suspense e l’umanità, il thriller e politica, lo spionaggio e la repressione delle libertà.
L’autore, Steig Larsson, fu uno straordinario giornalista d’inchiesta, antifascista militante, femminista autentico, esperto di neonazismo in Svezia e altrove. Scrisse i tre romanzi tra il 2002 e il 2004, consapevole del successo che avrebbero avuto, per assicurare finalmente una tranquillità economica a lui e alla compagna. Ma morì per un attacco cardiaco prima che uno solo fosse pubblicato, nel 2004. Si legga il commovente ritratto che fa la compagna Eva Gabrielsson della vita breve e intensa di Larsson (in un articolo di Ghislaine Ribeyre apparso su Paris Match lo scorso anno, leggibile in italiano on line: http://www.carmillaonline.com/archives/2008/07/002704.html#002704. Tra gli eroi della resistenza e della lotta per la giustizia spicca giustamente il “quarto potere”, incarnato da Mikael Blomkwist. “Come è possibile che funzionari della pubblica amministrazione si spingano così in là da commettere degli omicidi?”, gli chiedono. “L’unica spiegazione che riesco a dare [...] è che si sono dati le loro leggi, e per loro concetti come giusto e sbagliato hanno cessato di essere rilevanti. Si sono totalmente isolati dalla società normale”. “Suona come una specie di malattia mentale”. “Non è una descrizione del tutto sbagliata”.

1 commento:

Rosa Pugliese ha detto...

Caro Bebbe,

sto leggendo il tuo libro "panchine", proprio perchè da quando lavoro in centro a Roma (in via Arenula) ho preso l'abitudine di lasciare la macchina a Via dei Cerchi molto presto al mattino e fare una passeggiata fino alla Chiesa di S. Teodoro, dove si trovano due panchine poco prima dell'Arco di Giano.

Su una di queste panchine, alle 7.00 del mattino i primi raggi di sole (soprattutto in questo periodo) ne scaldano la base di marmo freddo che diventa addirittura piacevole, illuminando esattamente quella porzione di san pietrini.

E' stato amore a prima vista. Oggi è la mia tappa preferita prima della colazione, mi fermo lì almeno mezz'oretta a leggere i miei romanzi.

Non ho ancora terminato il tuo libro, ma ho letto il primo elenco. Se ti capita di passare da quelle parti al mattino, c'è anche l'eco del coro che dalla chiesa si sperde sottile nell'aria. La pace dei sensi. Tu, il sole ancora tiepido, i riflessi della luce sui san pietrini, il marmo fresco sulle gambe nude. Parole.

E tutto questo accade ignorando, senza il minimo sforzo, quello che si muove alle proprie spalle: la frenesia di un giorno che sta per iniziare.

Rosa