11/17/2008

Ghostbusters (acchiappafantasmi n. 3)

No, non è un nuovo film di John Landis, purtroppo, ma il nome della rubrica che da tre settimane tengo la domenica su l'Unità (ieri è apparsa appunto la terza): Acchiappafantasmi. Sono pezzi molto brevi (1800 battute) e quindi per forza di cose densi e molto sintetici. Questa che incollo è sulla politica (considerata come "the others"), le prime due erano dedicate rispettivamente agli studenti (con preannunciata denuncia a Cossiga) e al tema del denaro (il fantasma del "valore").
(Il fantasma della politica)
C’è chi, come mio figlio adolescente, pensa che la presunta “gaffe” di Berlusconi su Obama sia frutto di stupidità, un episodio di cui è doveroso scusarsi. Penso al contrario che si sia trattato di parole omogenee a un modo di pensare intrinsecamente fascista di cui è impossibile scusarsi - salvo destrutturarsi al punto di cambiare identità (e quindi visione politica).
Chiamare “abbronzato” un afroamericano (insulto ribadito di fronte all’indignazione planetaria) è perfettamente esemplare di una concezione monologica del mondo in cui l’alterità dell’altro, la sua stessa identità ed esistenza, è negata alla radice: il nero è un bianco abbronzato, la precaria deve sposare un miliardario (come suo figlio), il borghese che vota a sinistra è un imbecille (ricordate?) perché va contro i propri interessi (difendere i diritti e la dignità degli altri non è previsto). Non sono battute, ma tasselli coerenti di una visione politica che, più che il generico razzismo, ricorda i caratteri dell’antisemitismo (che è sempre alla base un'ipertrofia fascista dell’Io) descritti da Jean-Paul Sartre in un magistrale pamphlet del 1954. Si può anche “salvare” l’ebreo in quanto uomo, scriveva, ma negarlo in quanto ebreo (la logica dell’assimilazione). Anche se oggi, per delegittimare o negare qualcuno, non si dice più “ebreo”, ma “comunista” (o “zingaro”, certo). Anche “politicizzato” è un insulto (ai giudici, agli studenti, ecc.).
Ed è proprio la politica oggi a essere rimossa, così come è bandita ogni conflittualità sociale e di idee. Anni fa si chiamava “terrorista” chi manifestava contro la guerra in Iraq (tra cui, presumo, stava il presidente Obama). Oggi si stigmatizza in ogni ambito civile chi ha una visione del mondo diversa, conflittuale. Dialogare coll’attuale governo significa dargli sempre ragione, confermarlo. Fascismo è questo: confermare se stessi a oltranza. Una patologia, prima che un regime.

5 commenti:

marco ha detto...

Ciao Beppe, grazie per il tuo pezzo. Perché non pubblichi anche i primi due, cosi li possiamo leggere anche da qui. Per Cossiga e scuola, ho fatto quel che posso qui a Parigi. Ho scritto un piccolo pezzo con traduzione francese dell'intervista di Cossiga. Per chi volesse vedere cosa ha prodotto in quanto a commenti :

http://bibliobs.web2.rue89.typhon.net/blog/un-italien-a-paris/20081109/8464/les-petites-maitresses-et-le-vieux-senateur

Un saluto a tutti,

Marco

Anonimo ha detto...

grazie marco. vengo a vedere il tuo sito ogni tanto, e invito gli altri a farlo. a presto,
beppe

Anonimo ha detto...

ciao beppe, hai ragione, quella battuta corrisponde a un modo di pensare, a una visione del mondo, non sono solo parole in libertà. in ogni caso, a me di tutta la vicenda ha colpito molto la reazione dei suoi sostenitori. la sera dello stesso giorno ero a una cena di cugini. la maggior parte di loro sono elettori berlusconiani, e quando ho fatto qualche battuta sulla figura di merda del nostro premier mi hanno replicato che esageravo, che lui era un simpaticone e che la cosa aveva dato fastidio solo a noi "comunisti". ecco, per me è tutto lì il nostro provincialismo, nell'incapacità di vedere oltre il proprio giardinetto di casa perché l'unica fonte di informazione a cui abbeverarsi è quella televisiva, per il 90% compiacente nei confronti del nostro presidente del consiglio. basterebbe leggere l'internazionale, che riporta gli articoli più importanti dei giornali stranieri, oppure guardare su internet i siti dei maggiori quotidiani esteri, per capire il profondo discredito che queste "carinerie" gettano su tutto il paese; ma niente, quella è gente che oltre alla gazzetta dello sport non va. diceva bene alexander stille: la maggior parte degli italiani pensa che berlusconi goda di grande prestigio fuori dell'italia, quando invece è universalmente considerato un pagliaccio. e per universalmente intendeva anche da parte della destra (spagnola, inglese, tedesca, francese, americana ecc.).

ciao
sergio garufi

Anonimo ha detto...

caro sergio, ovviamente sono d'accordo con te. ma lo sono con un fondo angoscioso di claustrofobia. sentimento - la claustrofobia - che si estende a tante altre cose, in tanti ambiti diversi, anche a sinistra, anche nella cosidetta cultura, e letteratura... e qui mi fermo, almeno per ora...
ciao, beppe

Anonimo ha detto...

peccato, mi sarebbe piaciuto leggere le ragioni della tua sensazione di claustrofobia relativamente alla sinistra, alla cultura e alla letteratura.

ciao
sergio garufi