11/19/2007

Storia con fantasmi (sugli anni Settanta e su Francesca Woodman)

Ne ha anticipato alcuni brani l'Unità di oggi, e sta per uscire (credo da domani in libreria) sul n. 40 di Nuovi Argomenti. Parlo di un testo che mi sta a cuore, dedicato agli anni Settanta (con riferimento soprattutto a Roma, il che può apparire strano visto che abitavo a Parma e a Bologna). Dedicato soprattutto allo sparire, e a Francesca Woodman. Si chiama Storia con fantasmi (è in PDF, potete leggerlo cliccando il titolo, sì). L'ho scritto qualche mese fa di getto, doveva apparire in un libro da cui l'ho poi ritirato e sostituito (Renault 4, edito da Avagliano). Chi mi conosce, sa che sul tema del fantasma sto lavorando (e lavorerò ancora) da tempo. A presto.
[Per il resto: il nostro manifesto-appello Il triangolo nero / Nessun popolo è illegale, leggibile qui giù nel blog, si è diffuso come una pandemia (direbbe l'amico Giuseppe Genna), sia sui giornali cartacei che on line, rimbalzando in circa 500 siti e blog. E questo è un bene.]

11/14/2007

Il triangolo nero

Violenza, propaganda e deportazione. Un manifesto di scrittori, artisti e intellettuali contro la violenza su rom, rumeni e donne

La storia recente di questo paese è un susseguirsi di campagne d'allarme, sempre più ravvicinate e avvolte di frastuono. Le campane suonano a martello, le parole dei demagoghi appiccano incendi, una nazione coi nervi a fior di pelle risponde a ogni stimolo creando "emergenze" e additando capri espiatori.
Una donna è stata violentata e uccisa a Roma. L'omicida è sicuramente un uomo, forse un rumeno. Rumena è la donna che, sdraiandosi in strada per fermare un autobus che non rallentava, ha cercato di salvare quella vita. L'odioso crimine scuote l'Italia, il gesto di altruismo viene rimosso.
Il giorno precedente, sempre a Roma, una donna rumena è stata violentata e ridotta in fin di vita da un uomo. Due vittime con pari dignità? No: della seconda non si sa nulla, nulla viene pubblicato sui giornali; della prima si deve sapere che è italiana, e che l'assassino non è un uomo, ma un rumeno o un rom.
Tre giorni dopo, sempre a Roma, squadristi incappucciati attaccano con spranghe e coltelli alcuni rumeni all'uscita di un supermercato, ferendone quattro. Nessun cronista accanto al letto di quei feriti, che rimangono senza nome, senza storia, senza umanità. Delle loro condizioni, nulla è più dato sapere.
Su queste vicende si scatena un'allucinata criminalizzazione di massa. Colpevole uno, colpevoli tutti. Le forze dell'ordine sgomberano la baraccopoli in cui viveva il presunto assassino. Duecento persone, tra cui donne e bambini, sono gettate in mezzo a una strada.
E poi? Odio e sospetto alimentano generalizzazioni: tutti i rumeni sono rom, tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini devono essere espulsi dall'Italia. Politici vecchi e nuovi, di destra e di sinistra gareggiano a chi urla più forte, denunciando l'emergenza. Emergenza che, scorrendo i dati contenuti nel Rapporto sulla Criminalità (1993-2006), non esiste: omicidi e reati sono, oggi, ai livelli più bassi dell'ultimo ventennio, mentre sono in forte crescita i reati commessi tra le pareti domestiche o per ragioni passionali. Il rapporto Eures-Ansa 2005, L'omicidio volontario in Italia e l'indagine Istat 2007 dicono che un omicidio su quattro avviene in casa; sette volte su dieci la vittima è una donna; più di un terzo delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e il responsabile di aggressione fisica o stupro è sette volte su dieci il marito o il compagno: la famiglia uccide più della mafia, le strade sono spesso molto meno a rischio-stupro delle camere da letto.
Nell'estate 2006 quando Hina, ventenne pakistana, venne sgozzata dal padre e dai parenti, politici e media si impegnarono in un parallelo fra culture. Affermavano che quella occidentale, e italiana in particolare, era felicemente evoluta per quanto riguarda i diritti delle donne. Falso: la violenza contro le donne non è un retaggio bestiale di culture altre, ma cresce e fiorisce nella nostra, ogni giorno, nella costruzione e nella moltiplicazione di un modello femminile che privilegia l'aspetto fisico e la disponibilità sessuale spacciandoli come conquista. Di contro, come testimonia il recentissimo rapporto del World Economic Forum sul Gender Gap, per quanto riguarda la parità femminile nel lavoro, nella salute, nelle aspettative di vita, nell'influenza politica, l'Italia è 84esima. Ultima dell'Unione Europea. La Romania è al 47esimo posto.
Se questi sono i fatti, cosa sta succedendo?
Succede che è più facile agitare uno spauracchio collettivo (oggi i rumeni, ieri i musulmani, prima ancora gli albanesi) piuttosto che impegnarsi nelle vere cause del panico e dell'insicurezza sociali causati dai processi di globalizzazione.
Succede che è più facile, e paga prima e meglio sul piano del consenso viscerale, gridare al lupo e chiedere espulsioni, piuttosto che attuare le direttive europee (come la 43/2000) sul diritto all'assistenza sanitaria, al lavoro e all'alloggio dei migranti; che è più facile mandare le ruspe a privare esseri umani delle proprie misere case, piuttosto che andare nei luoghi di lavoro a combattere il lavoro nero.
Succede che sotto il tappeto dell'equazione rumeni-delinquenza si nasconde la polvere dello sfruttamento feroce del popolo rumeno.
Sfruttamento nei cantieri, dove ogni giorno un operaio rumeno è vittima di un omicidio bianco.
Sfruttamento sulle strade, dove trentamila donne rumene costrette a prostituirsi, metà delle quali minorenni, sono cedute dalla malavita organizzata a italianissimi clienti (ogni anno nove milioni di uomini italiani comprano un coito da schiave straniere, forma di violenza sessuale che è sotto gli occhi di tutti ma pochi vogliono vedere).
Sfruttamento in Romania, dove imprenditori italiani - dopo aver "delocalizzato" e creato disoccupazione in Italia - pagano salari da fame ai lavoratori.
Succede che troppi ministri, sindaci e giullari divenuti capipopolo giocano agli apprendisti stregoni per avere quarti d'ora di popolarità. Non si chiedono cosa avverrà domani, quando gli odii rimasti sul terreno continueranno a fermentare, avvelenando le radici della nostra convivenza e solleticando quel microfascismo che è dentro di noi e ci fa desiderare il potere e ammirare i potenti. Un microfascismo che si esprime con parole e gesti rancorosi, mentre già echeggiano, nemmeno tanto distanti, il calpestio di scarponi militari e la voce delle armi da fuoco.
Succede che si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con ebrei e rom sotto il nazi-fascismo, come con gli armeni in Turchia nel 1915, come con serbi, croati e bosniaci, reciprocamente, nell'ex-Jugoslavia negli anni Novanta, in nome di una politica che promette sicurezza in cambio della rinuncia ai principi di libertà, dignità e civiltà; che rende indistinguibili responsabilità individuali e collettive, effetti e cause, mali e rimedi; che invoca al governo uomini forti e chiede ai cittadini di farsi sudditi obbedienti.
Manca solo che qualcuno rispolveri dalle soffitte dell'intolleranza il triangolo nero degli asociali, il marchio d'infamia che i nazisti applicavano agli abiti dei rom.
E non sembra che l'ultima tappa, per ora, di una prolungata guerra contro i poveri.
Di fronte a tutto questo non possiamo rimanere indifferenti. Non ci appartengono il silenzio, la rinuncia al diritto di critica, la dismissione dell'intelligenza e della ragione.
Delitti individuali non giustificano castighi collettivi.
Essere rumeni o rom non è una forma di "concorso morale".
Non esistono razze, men che meno razze colpevoli o innocenti.
Nessun popolo è illegale.

Scritto e promosso da: Alessandro Bertante, Gianni Biondillo, Girolamo De Michele, Valerio Evangelisti, Giuseppe Genna, Helena Janeczek, Loredana Lipperini, Monica Mazzitelli, Marco Philopat, Alberto Prunetti, Marco Rovelli, Stefania Scateni, Antonio Scurati, Beppe Sebaste, Lello Voce, Wu Ming.
Tra i primi firmatari: Fulvio Abbate - Maria Pia Ammirati - Manuela Arata - Bruno Arpaia - Articolo 21 Liberi di - Rossano Astremo - Andrea Bajani - Nanni Balestrini - Guido Barbujani - Ivano Bariani - Giuliana Benvenuti - Silvio Bernelli - Stefania Bertola - Bernardo Bertolucci - Sergio Bianchi - Ginevra Bompiani - Carlo Bordini - Laura Bosio - Botto&Bruno - Silvia Bre - Enrico Brizzi - Luca Briasco - Elisabetta Bucciarelli - Franco Buffoni - Errico Buonanno - Lanfranco Caminiti - Rossana Campo - Maria Teresa Carbone - Massimo Carlotto- Lia Celi - Maria Corbi - Stefano Corradino - Mauro Covacich - Sandrone Dazieri - Erri De Luca - Derive Approdi - Donatella Diamanti - Jacopo De Michelis - Filippo Del Corno - Mario Desiati - Igino Domanin - Tecla Dozio - Nino D'Attis - Emergency - Francesco Forlani - Enzo Fileno Carabba - Ferdinando Faraò - Marcello Flores - Marcello Fois- Gabriella Fuschini - Barbara Garlaschelli - Enrico Ghezzi - Tommaso Giartosio - Lisa Ginzburg - Roberto Grassilli - Andrea Inglese - Chiara Ingrao - Franz Krauspenhaar - Kai Zen - Nicola Lagioia - Gad Lerner - Giancarlo Liviano - Claudio Lolli - Carlo Lucarelli - Marco Mancassola - Gianfranco Manfredi - Luca Masali - Sandro Mezzadra - Giulio Milani - Raul Montanari - Giuseppe Montesano - Elena Mora - Gianluca Morozzi - Giulio Mozzi - Moni Ovadia - Enrico Palandri - Chiara Palazzolo - Melissa Panarello - Valeria Parrella - Anna Pavignano - Lorenzo Pavolini - Giuseppe Pederiali - Sergio Pent - Santo Piazzese - Tommaso Pincio - Gabriella Piroli - Guglielmo Pispisa - Leonardo Pelo - Gabriele Polo - Andrea Porporati - Alberto Prunetti - Laura Pugno - Serge Quadruppani - Christian Raimo - Veronica Raimo - Franca Rame - Lidia Ravera - Jan Reister - Enrico Remmert - Marco Revelli - Ugo Riccarelli - Anna Ruchat - Teresa Sarti - Roberto Saviano - Sbancor - Clara Sereni - Gian Paolo Serino - Nicoletta Sipos - Piero Sorrentino - Antonio Spaziani - Gino Strada - Subsonica - Carola Susani - Stefano Tassinari - Annamaria Testa - Laura Toscano - Emanuele Trevi - Filippo Tuena - Raf Valvola Scelsi - Francesco Trento - Nicoletta Vallorani - Paolo Vari - Giorgio Vasta - Maria Luisa Venuta - Grazia Verasani - Sandro Veronesi - Marco Vichi - Roberto Vignoli - Simona Vinci - Yo Yo Mundi
Altre firme: Silvia Acquistapace - Armando Adolgiso - Enzo Aggazio - Valerio Aiolli - Fiora Aiazzi - Loredana Aiello - Cristina Ali Farah - Max Amato - Cris Amico - Cinzia Ardigò -Roberto Armani -Paolo Arosio - Monia Azzalini - Eva Banchelli - Barbara Barni - Adriano Barone -Daniela Basilico- Simona Baldanzi - Barbara Balzarotti - Remo Bassini - Elisabeth Baumgartner - Sandro Bellassai - Gigi Bellavita - Francesca Bonelli - Violetta Bellocchio - Paola Bensi - Alessandro Beretta - Alberto Bertini - Donatella Bertoncini - Marco Bettini - Paolo Bianchi - Nicoletta Billi - Valter Binaghi - Enrico Blasi -Augusto Bonato - Emanuele Bonati - Valentina Bosetti - Nadia Bovino - Giovanni Bozzo - Anna Bressanin - Annarita Briganti - Luciano Brogi - Gianluca Bucci - Manuela Buccino - Giusi Buondonno - Leonardo Butelli - Domenico Cacapardo - Daniele Caluri - Nives Camisa - Maurizia Cappello - Paolo Capuzzo - Luigi Capecchi -Alessandro Capra - Carlo Carabba - Enrico Caria - Valentina Carnelutti - Eleonora Carpanelli - Guido Castaman - Silvia Castoldi - Ettore Calvello- Francesco Campanoni - Ernesto Castiglioni - Fabrizio Centofanti - Paola Chiavon - Marcello Cimino - Paolo Cingolani - Anselmo Cioffi - Beatrice Cioni - Francesca Corona - Stefano Corradino - Marina Crescenti - Vittorio Cartoni - Marcello D'Alessandra - Cristina D'Annunzio - Gabriele Dadati - Manuela Dall'Acqua - Paola D'Apollonio - Antonella De Luca - Patrizia Debicke van der Noot - Lello Dell'Ariccia - Paolo Delpino - Valentina Demelas- Chiara Desiderio - Prisca Destro- Francesco Di Bartolo - Chiara Dionisi - Martina Donati - Bruna Durante - Arturo Fabra- Marina Fabbri - Franco Fallabrino - Graziella Farina - Giulia Fazzi - Giorgia Fazzini - Raffaele Ferrara - David Fiesoli - Claudia Finetti - Maurizio Forte -Lissa Franco - Daniela Gamba - Pupa Garriba - Walter Giordani - Viorica Guerri - Maria Nene Garotta - Luisa Gasbarri - Massimiliano Gaspari - Catia Gasparri - Valentina Gebbia - Lucyna Gebert- Silvana Giannotta -Angelica Grizi -Emiliano Gucci -Lello Gurrado - Francesca Koch - Rossella Kohler - Fabio Introzzi - Maria Rosaria La Morgia - Daniela Lampasona - Federica Landi - Loredana Lauri -Albertina La Rocca - Filippo Lazzarin - Sabina Leoni - Elda Levi - Mattea Lissia - Mariagrazia Lonza - Francesco Lo Piccolo - Giorgio Lulli - Monica Lumachi - Gordiano Lupi - Iseult Mac Call - Luca Maciocca- Giovanna Maiola - Alessandro Maiucchi- Ilaria Malagutti - Manuela Malchiodi - Felicetta Maltese - Emanuele Manco - Federica Manzon - Roger Marchi - Mauro Marcialis - Adele Marini - Gianluca Mascetti - Laura Mascia -Giusy Marzano- Anna Mascia - Mara Mattoscio - Stefano Mauri - Lorenzo Mazzoni - Ugo Mazzotta - Michele Mellara - Michele Meomartino- Camilla Miglio - Paola Miglio - Laura Mincer - Olek Mincer - Mauro Minervino - Roberto Mistretta- Giorgio Morale - Isabella Moroni - Elio Muscarella - Ettore Muscogiuri - Nino Muzzi - Rosario Nasti - No Reply - Giovanni Nuscis - Fabio Pagani - Dida Paggi - Valentina Paggi - Iulia Claudia Panescu - Rafael Pareja - Enrico Pau- Simonetta Pavan - Monica Pavani - Alessandra Pelegatta - Graziella Perin - Bruna Perraro - Seba Pezzani - Alessandro Piva- Serena Polizzi - Massimo Polizzi - Francesca Pollastro - Alessia Polli - Sabrina Poluzzi - Nicola Ponzio - Anna Porcu - Kiki Primatesta - Salvatore Proietti - Maddalena Pugno - Andrea Rapini - Vincent Raynaud - Paolo Reda - Luigi Reitani - Sergio Rilletti - Mirella Renoldi - Patrizia Riva - Monica Romanò - Alessandro Rossi - Grazia Rossi - Luisa Rossi - Marta Salaroli - Carlo Salvioni - Ida Salvo - Bianca Sangiorgio - Veronica Alessandra Scudella - Maria Serena Sapegno - Simone Sarasso - Dimitri Sardini - Monica Scagnelli - Angela Scarparo - Gabriella Schina - Elvezio Sciallis - Marinella Sciumè - Matteo Severgnini - Michèle Sgro - Carlo Arturo Sigon - Genziana Soffientini - Crio Spagnolo - Mario Spezi - Mila Spicola - Susi Sacchi - Mariagrazia Servidati - Mattia Signorini - Luigia Sorrentino - Stalker/Osservatorio nomade - Claudia Stra' - Luigi Taccone - Giorgio Tinelli - Veronica Todaro - Eugenio Tornaghi - Umberto Torricelli - Sara Tremolada - Renato Trinca - Nadia Trinei - Roberto Tumminelli -Tonino Urgesi - Sasa Vulicevic - Angela Valente - Roberto Valentini - Selene Verri - Diego Zandel - Salvo Zappulla

Non commentate, ma se siete d'accordo potete aderire cliccando qui: http://www.petitiononline.com/trianero/petition.html



11/12/2007

Brutti, sporchi e cattivi (ma soprattutto poveri)

Sono tornato stanotte da un giro di impegni - letture soprattutto - in vari posti dell'Emilia. Una di queste era una lettura collettiva in memoria di Giorgio Messori, mio compagno, per anni, di scrittura, di viaggi, soprattutto di soste (vorrei dire di panchine). Ne ho approfittato per fare qualche sopralluogo sulle panchine, infatti, per vedere il mondo che si vede dalle panchine, là dove ancora ci sono. A Reggio Emilia ci sono, l'amministrazione, criticata e criticabilissima dagli amici, le ha moltiplicate, e non è demagogia: è confortante. Vorrei anche cogliere l'occasione per dire che la campagna che si sfoglia scendendo dai comuni collinari di Reggio Emilia è un paesaggio che è ancora paesaggio, nessun mostro geometrile o architettonico, molto verde e case basse, niente di speciale insomma, ma in realtà eccezionale nello scempio della provincia (e non solo) italiana. Ormai è ufficiale: nonostante altri mille progetti in corso d'opera, devo consegnare un libro sulle panchine per fine anno, e assomiglia anche troppo a una mia autobiografia: una vita sulle panchine. Ma vorrei che fosse anche un piccolo viaggio in Italia (e qui lancio un appello agli amici scrittori e non: raccontatemi, descrivetemi, segnalatemi delle panchine che vi colpiscono, che vorrei raccontare nel libro raccontando voi).
Ma mentre ero in viaggio, e prima, e anche adesso, c'è in atto una doverosa mobilitazione, dietro le quinte, per reagire all'ondata nazista (non trovo parole più aderenti ai fatti) scatenatasi dopo l'assassinio di una donna a Roma da parte di un rom. A parte l'equivalenza tra rumeni e rom (qualcuno ha segnalato che ormai non si sottilizza più per le vocali diverse, e che gente colta chiama i rumeni "romeni"), quello che agghiaccia e fa accapponare la pelle è l'orizzonte, nei discorsi, di una liquidazione dei rom, degli zingari, come unica "soluzione" a un problema gonfiato a dismisura. Il solito schema, la solita arma di distrazione di massa, come i lavavetri. L'infelicità e la disperazione sociali e culturali hanno ben altra causa e fonte in Italia, ma è facile fare massa e credere a un nemico. Le svolte totalitarie hanno sempre seguito questo schema. E tralascio di parlare del fatto che nessuno chiede la deportazione di statunitensi dopo l'assassinio di Perugia ad opera forse di tre bravi ragazzi, una dei quali di Seattle (per esempio) ... Il problema che dovrebbe coinvolgere chiunque è questo: la possibilità di esistere, la possibilità di essere singolari e plurali, di avere diritti di diversità e diritti di uguaglianza, insieme e allo stesso tempo. E viveversa la criminalizzazione di esistenze, etnie, apparatenenze, profili individuali e collettivi di persone... E' il problema secolare dell'antisemitismo, nato e cresciuto perché ai bianchi cattolici omogeneizzati fin dal Medioevo stava sulle palle chiunque fosse insieme uguale e diverso. Rileggiamo e ripubblichiamo le pagine su "lo straniero" di G. Simmel, definito come colui che arriva oggi e NON parte domani, ma resta qui ad arricchire le nostre modalità di vita residenziale con quella qualità speciale e feconda, di straniero e stanziale. A Roma ci sono gruppi di persone, artisti, ricercatori ecc. che hanno lavorato molto sui rom, per esempio il gruppo Stalker (che tra l'altro è alle spalle del libro di Francesco Careri Walkscapes (Einaudi), con pagine molto belle sulle periferie, sul camminare, sul nomadismo, sugli interstizi urbani) e l'Osservatorio nomade, o Angela Landini, che sta montando un film bellissimo sui rom sloggiati dall'area del Mattatoio...
Io ho poi notato questo, nei desolanti e struggenti servizi televisivi sui rom e sui rumeni (famiglie di lavoratori sloggiati dalle loro residenze miserabili, picchiati in quartieri di periferia da bande di giovani fascisti): alle loro spalle si vedono sempre delle panchine e dei giardinetti commoventi, e da questo non posso prescindere nel mio libro sulle panchine, che già in origine aveva preso le mosse dalla guerra contro i poveri che si combatte ormai da molto tempo in questo Paese e altrove... Ultima segnalazione: nel sito della Lipperini (Lipperatura) è in corso un intenso dibattito su questi argomenti...
P.S. Ricevo un documento statistico appena realizzato dall'INAIL, che parla di incidenti sul lavoro, di morti bianche: tra i dati, il fatto che la più alta percentuale di morti (bianche) sul lavoro (spesso nero) è di lavoratori di nazionalità rumena. Avrei voluto che un giornale, in questi giorni, aprisse con questo titolo...

11/04/2007

Un link

Ho appena scoperto con una certa emozione (leggendo i commenti a un mio pezzo on line) questo link: http://books.google.it/books?id=C2covBPHG58C&printsec=frontcover&dq=beppe+sebaste&sig=U8Ry4cYs9MrrCY1lRkr495KN77o dove si vede la copertina, davanti e dietro, e con alcune pagine interne, del mio Porte senza porta, di cui quest'anno ricorreva il decennale. Da rieditare, certo. Spero presto. (In copertina, una fotografia fatta in Giappone di una scultura del mio amico Kan Yasuda, che espone proprio in questi mesi negli archeologici Mercati di Adriano a Roma; l'avevo battezzata io - insieme ad altre - proprio così, "porta senza porta"; ne ho un modellino a casa).
Colgo l'occasione per mandare un appello al mio webmaster: "caro Papà di Gabriele, caro David, caro webmaster, fatti vivo, ho bisogno di te". Buona domenica.

11/03/2007

Senza titolo

Il 25 ottobre è nato Gabriele, figlio di Anna e David, il mio webmaster: siamo tutti in ferie, qui. A rallegrarci per Gabriele, naturalmente.
Nel frattempo ho pubblicato delle cosine, e ho leggiucchiato qui e là. Segnalo, come bellissimo, l'ultimo romanzo di Domenico Starnone, Prima esecuzione (Feltrinelli). Nella composizione, trovo somiglianze di famiglia con tutto quello che piace a me in un romanzo. Ma con una grazia tutta sua. L'ultimo Lansdale, La ragazza dal cuore d'acciaio (da Fanucci, dove nella quarta di copertina, per la seconda o terza volta, appare una mia frase su di lui, questa volta senza il mio nome, ma solo l'intestazione "da l'Unità), mi ha un po' deluso nel finale, ma sono state comunque ore piene e felici, in cui avrei rifiutato qualunque proposta sessuale o economica o altro pur di continuare a leggere.
Ho fatto una bellissima cena a Ostia di fronte al mare nella casa di un poeta ex pilota di linea, Sergio Zuccaro, con altri simpatici nuovi amici, tra cui la fotografa Maria Andreozzi (ha inquadrato particolari bellissimi di Ostia) e il pittore Elmerindo Fiore, le cui "cancellazioni" mi hanno profondamente emozionato. Dalla terrazza, oltre al sorriso bianco delle onde di notte, si vedono passare gli aerei. Mi hanno imbottito di regali e di libri. Lo stesso giorno sulle pagine di Roma di Repubblica c'era una mia pagina sulla luce e il vuoto di Ostia Antica, coincidenza. E a proposito di coincidenze: più tardi siamo andati a vedere l'idroscalo e il luogo in cui Pasolini è stato ammazzato: neanche a farlo apposta, era proprio la notte del 2 novembre. Ma il posto vero è stato ora coperto dal porto turistico, e anche il monumento che lo ricorda è stato spostato. C'era un cane tristissimo a tre zampe, grande, affettuoso, bianco, come uscito da uno dei primi film di Bunuel. E, lì di fianco, la torre di avvistamento progettata da Michelangelo. Ora avvista solo baracche, cani, spazi vuoti e informi. Per chi non lo sapesse: Ostia, antica e moderna, è nel comune di Roma, e non fa neppure municipio a sé.
Sono giorni, si sarà capito, in cui sto abbastanza in silenzio. Non so, forse dovrei chiedere cosa ne pensate di Putin e dell'idea di fare nuove armi nucleari, oppure se vi piacciono le caldarroste, o se sapete già cosa farete a Natale, e cosa ne pensate della fine del mondo. Il post si chiama senza titolo perché è solo una cosa intima. Anche se mi viene in mente un libro di un noto sinologo che si chiama "Il saggio non ha idee". Ma il saggio, a quel che so, non ha neanche parole, e non è ancora il mio caso.