"Non si diventa monaco per fare qualcosa o per ottenere qualcosa ma per essere. E' l'esistenza di tale aspirazione ontologica dell'essere umano che mi porta a parlare della dimensione monastica come di una dimensione costitutiva della vita umana". Cosa c'entra tutto questo con la filosofia, coi logos e i discorsi veritativi? - gli chiedo, e sorridiamo entrambi... "
E' un brano estratto da una conversazione che ebbi alcuni anni fa con Raymond Panikkar (durante il primo Festival di Filosofia a Modena), e che finalmente ora appare qui nel sito. Il mio è un invito a leggerla. Anche per salutare l'uscita in libreria di un piccolo bel volume da Bollati Boringhieri, un'altra conversazione (a cura di Jiso Forzani e Milena Pavan) col filosofo, monaco, maestro spirituale Raymond Panikkar. Titolo: Lo spirito della parola. Dedicato a un tema bellissimo e affascinante, per esempio il valore del pronome (da sempre chiave, o via maestra, di ogni filosofia e mistica).
Se non conoscete Panikkar, e ancora di più se lo conoscete, nella conversazione che qui vi linko, La sfida del monaco, trovate non dico tutto, ma molto di quello che vi darà voglia di conoscerlo di più. (In una prossima riedizione di Porte senza porta (il mio libro sui "maestri"), se e quando ci sarà, mi riprometto di aggiungere questa conversazione).
6 commenti:
Non conosco Panikkar. Ho dato una veloce sbirciatina all'articolo e torno stasera per leggerlo.Ma al volo ti dico una cosa: ogni volta che mi capita di leggere una frase, una parola, una riga che parli di questo, so con assoluta precisione che questo è esattamente ciò che mi da senso.Per questo non scarto alcun maestro né faccio selezioni troppo raffinate sulle varie scuole di pensiero. La Verità, quella che parla direttamente ai miei bisogni di senso, è perfetta ovunque io la trovi.Quindi aggiungo.Buona giornata.
scusa...veloce e distratta...il commento sopra è mio..
beh, mi aveva fatto sorridere anche anonimo. di accordo. beppe
Ecco...ora che l'ho letto rido proprio...Perfetto.
Caro Beppe è sempre piacevole leggerti. Si avverte la sensazione che si imparino sempre cose nuove.E questo credo dipenda dal modo attraverso il quale guardi le cose che ti stanno intorno. Ad esempio, la tua intervista a Pannikar, al di là del contenuto, per altro ricco e prezioso,traccia una linea che congiunge più punti infinitamente distanti l'uno dall'altro.Una linea,cioè,che col-lega il non ancora pensato.E quando alla fine dell'intervista parli del compito della politica, credo che oggi il suo compito altro non sia che quello di cogliere l'urgenza di imbastire una nuova tessitura di linee che non leghino ma si snodino. Sono gli snodi un altro modo per dire i "tra" di cui parla Panikkar. Grazie per avercelo ricordato.
Ricordo un programma culturale spagnolo, Negro sobre blanco, dov'era stato invitato Pannikar.
Il presentatore era Sanchez Dragó, senz'altro un uomo libero. Fu molto bello. Purtroppo mi hanno tolto TVE internacional, una delle
poche cose che salvavo alla tv.
cari saluti
marino
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