9/21/2007

"Verderame" (e after life)

Dopo averlo cominciato stanotte, per rimandare il sonno, l'ho finito stamattina seduto al sole, rimandando ogni altro fare. Parlo di Verderame di Michele Mari (Einaudi), un romanzo bellissimo. Di solito mi dà fastidio evocare i premi letterari: ma se non danno il prossimo premio Strega a questo libro (ammesso che voglia concorrerci), non vedo a chi altri potrebbero darlo e con che faccia (tanto per dire: infatti, chi se ne frega dello Strega). In questo romanzo c'è tutto: un lavoro intenso sulla lingua, una consapevolezza del valore delle parole e del loro gioco spinto all'estremo, fino all'incanto; c'è l'incanto, l'infanzia, l'infanzia del linguaggio che non ha età; c'è l'incanto di una storia palpitante, e c'è quello doloroso della Storia; ci sono i morti che parlano sotto la lattuga, le lumache e il verderame, anagramma di vera madre, mentre alla tv nell'anno 1969 ci sono gli sceneggiati con Umberto Orsini, Paola Pitagora, Arnoldo Foa, ecc. C'è la vita e c'è un compendio di letteratura nell'esperienza di un quasi quattordicenne che basterebbe per insegnarla, per amarla. E' un libro su come la letteratura, comunque sia, dia senso alla vita fino a salvarla. Penso che si capisca che l'ho amato molto. Non conosco personalmente Mari, ma lo ammiro. Leggetelo.

Da due anni e mezzo cerco di scrivere una specie di romanzo che parla del parlare con i morti. Gli amici mi guardavano storto mentre lo dicevo - a quei pochissimi. Ora c'è questo romanzo di Mari, ed è bellissimo. Nello stesso tempo in questi giorni sono invitato a Procida a un festival di film vecchi, demodé, belli e antiquati: il festival che fa per me, ho pensato, inattuale, a cura tra gli altri di Enrico Ghezzi. Quello che mi sgomenta è il trait d'union, cinematografico-filosofico: l'after life, la "vita" (?) dopo la morte, insomma la morte e i morti. Non come HP, che pure è un after life, ma un parlare davvero con uno che sia morto, che è il massimo dell'avventura e dell'esperienza cui l'uomo aspiri (io credo). Mi sgomenta perché mi sento braccato nell'idea più intima e irriferibile che ho avuto nel corso degli ultimi anni (anche se, ormai lo so, quando qualcuno ha un'idea vera, vuol dire che altri ce l'hanno insieme a lui, contemporaneamente).

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Uhmmmmmmmmmmmm....gustose suggestioni stamattina. Non so se ho curiosità per le possibili conversazioni after-life. Ma mi ricordano(le tue riflessioni)la mia curiosità per la comunicazione che "viaggia nell'etere". Insomma, partendo dall'idea che il pensiero è azione, che è "qualcosa", immagino una specie di zona franca, al di sopra della biosfera, dove tutti i pensieri si incontrano, e tentano di "smistarsi" per raggiungere la loro destinazione. Pensieri simili con simili. Gli uni a dare valore e approfondimento agli altri. Lo so, non meno inquietante delle conversazioni after -life. Buon w.e.

Anonimo ha detto...

altrettanto. beh la biosfera eè l'incontro dei pensieri è un'immagine suggestiva. e antica. ciao, b.

Anonimo ha detto...

Grazie per i tuoi giudizi su mari, il mio scrittore italiano preferito. Ho amto molto "rondini sul filo" e i racconti di "Euridice aveva...". Corro a prendere Verderame!

Anonimo ha detto...

curioso, avevo letto una recensione che m'aveva fatta scappare dalla sola idea di comprare Mari.
e poi in verderame dormono molte parole.
Quanto alle idee coincidenti: l'epoca (di qualunque cosa sia fatta: acqua, parole, particelle di gas, giornali, molecole, musiche, paure) le secerne, qualcuno le raccoglie. Più d'uno, di solito. Ma non tutti allo stesso modo, per fortuna.
ciao

Anonimo ha detto...

è vero. alcune delle parole che dormono in "verderame" sono perfino sgradevoli e insultanti. ma il fatto è che in tutto il romanzo di mari dormono e si svegliano parole, di continuo. parole e cose a volte in concorrenza a volte no. insomma è davvero magico. grazie dei commenti. bello il tuo sito, manginobrioches

Anonimo ha detto...

grazie a te, beppe.
in alcuni romanzi davvero belli le parole non dormono mai, non fanno che re-suscitarsi, sfidarsi a duello, spararsi (sparirsi) addosso. in altri vanno tutte nella stessa direzione, come banchi di pesci, coi dorsi luccicanti allineati. non so quali preferisco, forse il loro alternarsi.

Anonimo ha detto...

mi appunto la segnalazione. mi fido di te.
un abbraccio
deborah

folliamolle ha detto...

Arrivo fin qui seguendo una traiettoria strana, il cui punto di partenza è "Zoo a due", finalista al Premio Settembrini. Che l'autore di una prefazione ("Noi animali") che ho tanto apprezzato dica di "Verderame": -è un libro su come la letteratura, comunque sia, dia senso alla vita fino a salvarla- è confortante. Stimo molto Mari come autore: in una realtà nella quale la concezione di letteratura (e scrittura) cui lei stesso fa riferimento si sta perdendo di vista, lo reputo uno dei migliori scrittori in circolazione. Ho conosciuto Magliani e Sartori soltanto grazie al premio di cui sopra e sono stati una scoperta che mi riservo di approfondire.

Beppe Sebaste ha detto...

Gentile Folliamolle, solo ora leggo il suo commento (non ho nessun dispositivo che mi segnali commenti nuovi), e il suo percorso di lettura mi fa senz'altro piacere. Molti ottimi autori (non dico i migliori, ma sarei tentato di dirlo) sono ignoti, o comunque laterali e eccentrici rispetto all'attenzione gridata e centrata e sponsorizzata... Anch'io sono un "autore", :) , e la Prefazione che lei ha letto, così come l'articoletto per Mari, sono rare (o necessarie) casualità...