(Marina di
Ravenna 1986)
(Dal 24 al Maxxi di Roma si potrà vedere una mostra antologica di Luigi Ghirri. Questo mio brevissimo articolo che la segnala è uscito oggi su Venerdi di Repubblica, pag. 136)
Il titolo della mostra viene
da una fotografia del 1978: su un pezzo del Corriere sgualcito per
terra, sui sampietrini, si legge il titolo di un elzeviro, “Come pensare per
immagini” (che, sappiamo, fu firmato da Gillo Dorfles). Non è un omaggio al Denkbilder di Walter Benjamin, ma una
semplice, nuda epifania. A dire la verità l’intelligenza visionaria di Luigi Ghirri non fu neppure un
“pensare”, ma un atto meno mentale e più di anima: la capacità di abbandonarsi alla
meraviglia di trovarsi nel mondo, e cogliere il suo manifestarsi come
rivelazione. Come lo stupore che provava bambino nei musei, quando senza
nessuna presunzione di sapere vedeva nei quadri e nell’arte in generale delle bellissime figure. Tra
gli insegnamenti di Ghirri, oltre al vedere e all’assoluta assenza di
disprezzo per qualsiasi luogo, c’è l’accoglienza e freschezza con cui capovolse
l’Ecclesiaste: “non c'è nulla di antico sotto il sole”.
Qualunque cosa diranno i
futuri curatori della sua opera, Luigi Ghirri fu pioniere tutt’oggi insuperato
(nomi altisonanti dell’arte hanno preso spunto da lui) che sfugge le
catalogazioni: dall’arte concettuale (mai rinnegata) passò all'osservazione e allo studio del territorio,
ovvero a quello che non siamo più capaci di vedere, sfidando la presunta banalità
dell’ordinario e rifuggendo ogni effetto “speciale”. Approdò alla nebbia, alla
cancellazione del paesaggio, e restò così sempre fedele all’Infinito, titolo
di foto memorabili e nome dello studio che gestì con la moglie Paola. “Dentro i
musei / l’infinito viene giudicato”, cantava il nostro amato Bob Dylan, ma ciò che si
vede e risuona nelle sue immagini non esclude ciò che non si vede, che insiste
e mormora nel cosiddetto fuori campo: l’infinito, appunto. Strana pretesa, mi
confidò una volta, sottrarre un oggetto, un particolare, dal resto della
Creazione o del mondo. E’ questa coscienza del Tutto che le sue foto non
cessano di suggerirci.
[LUIGI GHIRRI. PENSARE PER IMMAGINI - Icone Paesaggi
Architetture - Roma, Maxxi, 24 aprile – 27
ottobre 2013 - a cura di Francesca
Fabiani, Laura Gasparini e Giuliano Sergio, in collaborazione con
Comune di Reggio Emilia, partner Biblioteca Panizzi]
[Segnalo che lo scorso anno, a vent'anni della morte di Luigi Ghirri, ma anche un anno dopo la scomparsa della moglie Paola, Daniele Delonti ha coinvolto tutti gli amici in un libro-omaggio dal titolo Fin dove può arrivare l'infinito, come il titolo del bellissimo scritto su Luigi di Giorgio Messori nel 1992, che fa da Prefazione. Mi accorgo solo ora che è con quello scritto, con cui concordo totalmente, che dialoga forse questa mia breve segnalazione. Il libro è edito da Skira]
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