Fu forse Ludovico Ariosto nell'Orlando furioso a inventare l’immagine del pallone gonfiato. Quando Astolfo va sulla Luna per recuperare il senno di Orlando, tra i “vani disegni” e i “vani desideri” dei mortali gli capita di calpestare “un monte di tumide vesiche”, ovvero vesciche gonfie d’aria che risuonano di fioche grida e tumulti, e altro non sono che ciò che resta delle “corone antiche”, i potenti regni del passato, “che già furo incliti, et or n’è quasi il nome oscuro”. Ma i potenti, che hanno la cecità di affidarsi unicamente al presente, gonfiarlo e gonfiarsi come palloncini, mostrano già sempre nel proprio squallore presente il loro futuro flaccido e grinzoso: “che schifo”, ha detto una ragazza che lo conosce da vicino del potente di Arcore, “da vomitare”.
Una mia amica ha postato su Facebook una fotografia bellissima, assurdamente censurata dai gestori del social network (è stata per questo addirittura "bannata”). Raffigura lo scrittore Charles Bukowski e la sua amica Jane nella cucina povera di lui, portacenere ingombro sul tavolino, bottiglie e disordine di oggetti, sulla parete una tappezzeria floreale stinta, e un fantasma di Monna Lisa (un calendario?). Lo scrittore è seduto su una sedia, barba e capelli spettinati, lei in piedi al suo fianco, allegra e completamente nuda. Col braccio sinistro lui le cinge i fianchi, colla mano destra le accarezza delicatamente il sesso, mentre lei divarica e solleva l’altra gamba per dargli più spazio. La fica all’aria, il volto felice e sorridente, e quello assorto e deliziato di lui. Non è tanto che lui sembri suonare l’arpa toccando il corpo di lei, non è solo il perfetto equilibrio formale della foto in bianco e nero a dare la bellezza. E’ la portata liberatoria, in tutti i sensi, di corpo e anima nell’intimità e gioia condivise, e soprattutto la totale assenza di potere e di manipolazione nel loro scorcio di rapporto, una nudità antecedente e più profonda di quella dei corpi. E anche, se volete, l’allegria di essere poveri, e che l’amore e il sesso, come scrisse qualcuno, sono la consolazione dei poveri, non dei ricchi e potenti.
(testo della rubrica domenicale "acchiappafantasmi" su l'Unità del 5 febbraio 2011)
Ed ora ecco la foto, salvata:
Ce ne sono altre di questa serie, ma forse non altrettanto belle. L'amica che ha postato questa immagine su Facebook (in una pagina privata, si noti) voleva, riuscendoci, suscitare una discussione semiologica (e anche psicologica e politica). Tutto è stato cancellato (anche la mia condivisione sulla mia pagina "pubblica") da un network che legittima spesso immagini e iniziative politicamente e antropologicamente intollerabili. La nudità non commerciale, invece no. L'amica si chiama Serena Galié, e nei suoi commenti scriveva di avere trovato la foto conturbante, e di non vedere perché non dovesse conturbare; scriveva anche sul fatto che, essendo di Bukowski, già all'epoca noto, la foto ha un contesto di narrazione che già la esclude dalla pura pulsione pornografica. Diceva infine (tutto questo è ricostruito a memoria) qualcosa sul fatto che nel "paradigma di Arcore" non ci sarebbe il piacere della donna, ma l'esibizione del potere fisico/economico quindi ridotto all'impotenza (non era esattamente così, ma erano dei botta e risposta). Io avevo notato proprio questa antinomia a proposito del "potere", tra questa foto e l'innominabile di cui oggi tanto parliamo. Siamo per un'etica pubblica, certo, e anche privata, ma non per questo dimentichiamo la pulsione di "vita contro la morte" (è un titolo anni '60) e ridiventiamo repressi e bacchettoni. L'idea è di riportare qui gli interessanti commenti salvati dalla discussione su Facebook, cui altri se ne aggiungeranno. Un saluto, b.s.
16 commenti:
Tra i commenti che Serena Galié ha salvato e mi ha mandato, terrei intanto a questo di Claudio Ronco, particolarmente acuto e pertinente:
"E' meravigliosa; la ragazza pare toccata dalle mani di un suonatore d'arpa, e risonare. Simone mi ha scritto di questa e della altre di quella serie, da lui pubblicate: "Forse vado fraintendendo (e se è così siate spietati) ma, dal momento che quelle foto le ho cercate e pubblicate, occorre (?) io dia anche una motivazione (che in sé produce già un alibi, quasi io debba scusarmi di qualche cosa, il che non è reale): il personaggio Bukowski: sono foto che ben rappresentano un suo lato, vissuto e scritto, più volte in racconti e poesie. Questa sessione fotografica è cruda, non tanto per il rappresentato (i due paiono sinceramente divertirsi) ma piuttosto per le luci, per la grana, per i chiaroscuri, in cui il sorriso di lei si trasforma in ghigno, per cui il suo corpo che quasi si trasmuta in un lucore spettrale di cui percepiamo l'umanità solo attraverso capezzoli e fessure, indicate dal contatto della mano di lui. L'umano riemerge potentemente solo aggrappandosi alle sue istanze biologiche. Lei, la donna, si fa "suonare"; è vero, in parte potremmo pensare a una sottomissione (lei è nuda e lui è vestito, lei si mostra e lui si nasconde, lei si rivela e lui no, dunque in un certo senso, la domina); tuttavia è anche feroce parodia della sofia (o in altri contesti della shekhinah-vi sono equiparazioni di Mosè de Leon fra shekhinah maggiore e minore che includono il coito, un po' riverbero di quella sensibilità che coinvolse a suo tempo mistici cristiani come Jacopone-se non ricordo male-e gli stilnovisti), ma di una sofia che ci appare aggressiva e in parte mostruosa, poiché è vita vissuta con cicatrici e colpi, anelando alla cura ai colpi della vita e non più una tensione all'elevazione. Sono foto in parte torbide, lo ammetto. Ma sono foto potentemente espressive (lasciando perdere quella infima cazzata da veline che chiamano "nudo artistico"; non esiste il "nudo artistico"...) Perché questo pillolotto un po' raffazzonato e un po' accademico: perché l'atto di una censura in nome del decoro è un atto empio. Il decoro in un'accezione educazionale è parodia della morale, è uno scherzo della mancanza dell'etica. Questo lo rende odioso. Il decoro si intende in casi come questi come una benda. Ora capisco che a causa dello sconcio di Arcore, immagini la cui valenza abbiamo accettato per decenni, come le istanze che celavano, vengono improvvisamente viste sotto un'altra luce. Anche questo è figlio della confusione di chi non ha più, suo e nostro malgrado, la lucidità per porre un giudizio a una realtà manichea che sfugge di mano. Anche questa confusione che inibisce il giudizio (che quindi cela istanze profondamente antidemocratiche) è frutto di questi brutti, brutti tempi.""
...perché un vecchio porco col blues nell'anima lo amiamo. un vecchio porco che manda i fotoromanzi agli italiani per dire che lui crede nei Veri Valori Famigliari ci sputo in faccia! un abbraccio beppe
caro beppe
bello il post e bella la foto (che conoscevo già).
Volevo segnalarti questa frase (che conoscerai già):
Il pudore è la maschera oscena degli ipocriti. (Marchese De Sade)
un abbraccio e a prestissimo
sergio
ciao sergio, un abbraccio rossana... sono d'accordo...
La povertà....
Non metterei la mano sul fuoco sulla povertà di Bukowski nella prima metà degli anni 70', e quella foto mi sembra che appartenga a qual periodo...quello di Post-Office, di Storie d'ordinaria follia....siete sicuri che Bukowski in quell'epoca fosse così poeticamente povero ?
Gentile Beppe, ti ringrazio per questo bellissimo intervento. Desidero solo ricordare che le parole che hai riportato tramite Serena e attribuite a me, sebbene sarei felice di averle scritte io e le cndivida in pieno, le ha però scritte Simone Boscolo a me, e io le ho soltanto riportate così com'erano, essendo stato, il povero Simone, bannato da facebook immediatamente dopo averle scritte sotto quella foto, da lui pubblicata per primo...
Mi sono accorto ora di aver lasciato il mio commento con l'identità di art-ecò... di fatto, io sono Claudio Ronco.
La ragazza nella foto non è Jane: Jane era più grande di Bukowski e comunque morì una decina di anni prima della realizzazione di queste foto, che sono state scattate negli anni '70. La ragazza (l'aneddoto si può leggere sul libro di Jim Christy, "La sconcia vita di Charles Bukowski", in cui sono riprodotte - credo che allora fosse la prima volta in Italia, nel 1997 - le immagini di quella serata su di giri...) in realtà era una giovane che assieme al fidanzato, l'autore delle foto, ospitò Bukowski in casa propria. Lo scrittore era stato mandato via dalla compagna, o moglie, e si rifugiò dai giovani ammiratori che in una nottata (non ricordo bene, ma forse le nottate furono più di una) di sbronze e chiacchiere scattarono questa e altre immagini. Qui non si vede bene - e io sto ricordando il racconto senza avere il libro sotto mano, quindi non è detto tutto con precisione - ma la giovane ha (dovrebbe avere) un dito rotto: sempre secondo Jim Christy fu la stessa compagna di Bukowski a romperglielo, ingelosita.
Non avevo mai visto questa foto, non conosco Bukowski se non per la sua fama di personaggio e artista 'scandaloso' e ti dirò che mi sta istintivamente simpatico.
Vedo un uomo che tocca il sesso di una donna, una donna che glielo offre, e sulle facce di entrambi l'estatica allegria che deriva dalla libertà dai freni inibitori, una condivisa libertà di volere e potere. Mi piace la foto e trovo sconfortante sia stata censurata, ma non me ne meraviglio.
"Gli italiani hanno un problema serio con la sessualità", sosteneva ieri uno degli oratori presenti alla manifestazione di Milano, e non si poteva certo dargli torto. Credo però che dappertutto sia 'normale' applicare diversi pesi e misure ai diversi linguaggi della sessualità di liberi pensatori potenti e 'impotenti', a maggior ragione se diversamente sessuati e/o diversamente orientati rispetto alla 'morale' di turno.
Mariella T
Mariella, piacere di leggere le tue parole sobrie e composte, come sempre - un piacere raro. Grazie.
Claudio, piacere di fare la tua conoscenza, mi scuso del bisticcio (Serena G. mi ha inviato tutti i vostri commenti, un picolo delizioso caos, preferisco non metterli io, quindi).
Effiopo (ho scritto giusto?) grazie delle precisazioni, non mi sono mai addentrato in effetti nella biografia e mitologia di Bukowski, del quale non sono mai stato un vero fan, e verso il quale anch'io provo oggi più simpatia di quanta ne provassi quando era di moda; mi fa piacere sapere che la foto è stata fatta da un fotografo vero, ero turbato dalla sua bellezza. Grazie, davvero.
Intanto desidero ringraziarti per questo post. Ringraziamento tutt'altro che formale. La foto l'aveva pubblicata insieme alle altre della serie Simone Boscolo, e aveva già lì scatenato un dibattito interessante, prima che fosse censurata e cancellato il suo profilo. In particolare un suo contatto, che si definiva nel profilo cattolico e fotografo, la considerava disgustosa. Per quel che mi riguarda, ho usato il termine conturbante, dove per conturbante intendo un misto di sensazioni che possono anche contenere un elemento di resistenza, ma non si fermano a quello. Cmq ne riconoscevo il fascino. Allora volevo veramente sapere cosa trasmettesse, fuori dalla categoria dei giudizi preconcetti. In quel dibattito purtroppo andato perso, più di una donna ha espresso fastidio, e certamente non c'è niente di "politically correct" in quella foto. C'è l'uomo vestito e la donna nuda, la tavola sporca, il disordine la differenza di età la notorietà di lui e l'essere sconosciuta di lei, le facce sbronze e soprattutto quei corpi in quello spazio chiuso. E però colpisce, malgrado tutto questo conserva la tenerezza della carne. E allora davvero, perché non lasciarsi colpire?
Certo che c'è una provocazione, un erotismo che è ancora sovversione in quella foto. E credo che sia esattamente quello che abbiamo perso, noi a cui si dice sarebbe tutto permesso se ce lo potessimo permettere, e così ci si indica tutto quello che dovremmo desiderare. E certo che ci turba la loro voglia di giocare in quella miserevole stanza, di esibirsi e provocare, abituati come siamo all'immagine del vecchio senza vita che non può far altro che dimenticare un tempo in cui forse potevano bastare anche a lui una macchina fotografica una bottiglia e una donna per sovvertire un ordine del mondo.
Bellissimo commento, Serena. Non fossi così stanco riprenderei alcune cose che dici... Alla prossima.
Appropfitto per ringraziare Simone Boscolo, non l'avevo ancora fatto.
Grazie signor Sebaste, ed Effiopo è scritto bene! Mi chiamo Paolo, ma al momento di rilasciare il commento mi è stato chiesto l'ID della mia registrazione al blog... e quello è comparso.
L'autore dell'immagine non so se fosse o se sia diventato un professionista. Quel che è sicuro è che quelle immagini sono nate per puro caso: c'era un personaggio più o meno noto in casa, goliardico, poetico e vizioso, a suo modo affascinante e i ragazzi assieme a lui si sono lasciati andare e hanno registrato il momento. Non provo nemmeno a immaginare cosa sarebbe accaduto oggi se un Bukowski si fosse imbucato a casa di qualcuno. Il minimo potrebbe essere che succeda quel che fantasiosamente accade al gangster ne "Il mio amico Eric", di Loach, finire "nudo e crudo" su YouTube. Ma fortunatamente negli anni '70 immagino fosse tutto un po' più "romantico"...
In tutti i modi il succo del discorso sta proprio in quel che racconta lei nel post, Sebaste, e un'immagine è bella per tanti piccoli motivi. Non è solo la mano di un "professionista" a renderla profonda, evocativa, toccante.
A presto.
a me non scandalizza ma non mi da neanche di nulla, io ci vedo solo i soliti intellettuali drogati esibizionisti, non ho nulla contro gli intellettuali ne contro i drogati, detesto solo gli stereotipi, della serie artista=drogato=folle ecc ecc. non capisco perchè non deve poter esistere l'intellettuale casa e chiesa o l'artista pudico e riservato. Basta con sti falsi miti dei 70'
thaks is very good
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