2/12/2011

Oltre il giardino

   Il poeta Carlo Bordini mi manda un suo testo lapidario che conoscevo già: Il Giudice deve andare in galera / disse il Ladro. Subito pensi a quelli che si riuniscono a Milano al Teatro del Verme (mai nome è suonato più appropriato) a protestare “in mutande” contro i magistrati a difesa dell’impunità del Capo. Profetico, ho detto naturalmente all’amico poeta. Come il finale del Caimano di cui oggi si parla, quasi cronaca in presa diretta. Ma riusciremo finalmente a parlare d’altro? Confesso: la non ultima ragione del mio odio (sì, è la parola giusta) per la pur tragica parodia da Banda Bassotti di 1984 di Orwell che è il berlusconismo, che da 15 anni ci distoglie da altri pensieri, è proprio l’impossibilità di curarmi di altri pensieri. Alla fine tutto rimanda a questo schifo di realtà quotidiana che la storia di Cetto Laqualunque illustra come documentario senza far ridere, anzi dandoci l’ansia. Se non sono stato testimone diretto di chi fregandosene dei boschi butta la sigaretta accesa dando poi le spalle all’incendio che divampa, è pur vero che nella città in cui vivo, quando si esce di casa, è quasi impossibile uscire dai marciapiedi perché le automobili stazionano abusive e impunite su strisce pedonali e spazi invalidi, e chi ha un neonato in carrozzina o un genitore invalido sulla stessa accetta la sconfitta e risale in casa. Ma chi si rassegna è complice, come per le migliaia di buche sulle strade, trappole mortali ai motorini, o i rifiuti che svolazzano e rotolano non dentro, ma nei pressi dei cassonetti. Piccoli berlusconi crescono, ignavi e ignari che l’incurante arroganza, l’ego maniaco insofferente a ogni regola o spazio pubblico, l’ossessione del proprio, del particolare, renderà di merda anche una vita agiata, se ristretta agli orizzonti del proprio zerbino, se lascia che vada in malora tutto il resto là, fuori dalla finestra, od oltre il giardino e il cancello di Arcore.

(rubrica domenicale "acchiappafantasmi", per l'Unità del 13/2/2011

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