6/26/2010

Canale Mussolini e radio Berlusconi

La tragica vicenda dell’ultimatum della Fiat a Pomigliano d’Arco - lavoro o diritti, salario con rinuncia alle regole o disoccupazione e camorra – travalica politica ed economia, e segna una svolta antropologica epocale. Come la questione dei rifiuti, l’inquinamento irreversibile della terra, l’alienazione della specie umana (già profetizzata da Marx), essa implica l’accettazione e interiorizzazione dei criteri voluti dai dominatori per piegare i dominati (e scusate se questa volta semplifico, come nella metafora delle rane bollite di due settimane fa). “C’è la crisi”, dicono. Ma il diagramma del profitto resta intatto, è solo la civiltà a soccombere. Rientrano nell’interiorizzazione del punto di vista del dominatore, diciamo pure dello spirito del tempo, naturalmente anche la cultura, la tv, le “grandi opere”, i libri (mi auguro che, al di là dei meriti letterari, quest’anno vinca il Premio Strega Canale Mussolini di Pennacchi), la vendita delle idee al supermercato dei sondaggi, la scuola e i temi di maturità. Delle tracce di quest’anno mi ha colpito il dannunzianesimo del tema sul “piacere” (perfetto per naturalizzare e normalizzare l’edonismo puttanesco e neroniano di Berlusconi e i suoi cantori, Bondi e Apicella), e quello intitolato “Il ruolo dei giovani nella storia e nella politica. Parlano i leader”, dove per leader si intendono (sullo stesso piano e con pari legittimità di citazioni) il dittatore Benito Mussolini, il costituente Palmiro Togliatti, lo statista Aldo Moro e papa Giovanni Paolo II. L’educativa citazione di Mussolini è tratta dalla rivendicazione dell’assassinio di Matteotti nel 1924: “io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto” (applausi vivissimi), “se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! (applausi). Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! (vivissimi e prolungati applausi)”. Esaltante, no?

4 commenti:

flavio_rm ha detto...

Caro Beppe, dire "mala tempora currunt" non basta più.
Ma come veicolare positivamente e proficuamente la nostra indignazione?
Ti rilancio la palla ...

Anonimo ha detto...

Forse più che veicolare la nostra indignazione bisognerebbe trovare il modo di rendere maggiormente evidenti questi segni di moralità corrotta e di malgoverno, in senso stretto e lato.
Ma se da un lato mi chiedo anche io come si possa fare, dall'altro mi dico che forse, se la gente, non nota queste evidenti vergogne o la gente non ha più un senso della moralità e dell'etica, o i livelli si sono così abbassati che è necessario ri-educare alla vita, ai "valori", a tutte quelle cose cioè che paiono scomparse: il paradosso della scelta fra diritti e lavoro, citato, è un segno evidente che le persone hanno perso di vista quello che è giusto e soprattutto che se un politico, che mi dovrebbe rappresentare e tutelare, mi pone davanti a questo aut aut, forse non mi rappresenta né mi tutela!!!
Forse questo ormai è un circolo vizioso e probabilmente non è ancora giunto il momento storico per un reale mutamento delle cose… anche se mi chiedo quando ciò avverrà e a prezzo di cosa…
Ma soprattutto mi sorge un altro quesito... chi e cosa ha portato le persone tanto?
Forse lo studio della storia dell’ultimo secolo d’Italia dovrebbe essere affrontato veramente e seriamente… e soprattutto ci dovrebbe essere qualcuno che palesa maggiormente le storpiature o le omissioni di informazioni, che rende proprio visibile tutto il delirio che ci sta coinvolgendo e sconvolgendo.
Un’ultima cosa che mi sento di dire è che non dobbiamo mai smettere di parlare di questo con le persone che sono a noi più vicine o che incontriamo nella vita quotidiana: sicuramente è un percorso più lento e faticoso, ma tenere sempre allenata la nostra mente ad osservare le assurdità che ci vengono propinate come giuste, e chiederci sempre, informarci sempre, cercare le fonti corrette, … e confrontarci con gli altri, sicuramente è una cosa basilare, veramente necessaria!
La moralità e l’etica si imparano da piccoli, dalle piccole cose: anche nell’educazione dei nostri figli è importante non dimenticarlo e non delegare solo alla scuola (già piuttosto inguaiata…sigh!).
Federica

Beppe Sebaste ha detto...

sì, la politica è assente, la politica, vera, non c'è più. e questo ci fa regredire di decenni, no, di secoli...
E c'è bisogno di pensiero.
Sto scrivendo (per Venerdì d tepubblica: uscità tra due settimane) un dolorosissimo reportage sui rifiuti campani, discariche e altri milioni d tonnellate di elenchi abbandonati nelle campagne. Mai come in questo caso vale la constatazione che, perdendo i valori, e in particolare il senso narrativo dell'esistenza, della vita , propria e degli altri ((l'ho scritto tante volte), cioè vivendo nell'istante, nell'eterno presente (televisivo), si ha quella sorta di presunta immunità che contraddistingue il berlusconismo (che è un nuovo fascismo): "sono sempre gli altri che muoiono, io no...". E' un disprezzo della vita e del futuro che lo caratterizza. E non sapevo che anche Saviano, nell'ultimo capitolo di Gomorra, parlando della campagna agricola avvelenata da in Campania, dice questo: che la vita del camorrista è breve, la sua concezione della vita è senza durata. La politica, ornai, è biopolitica, da fare in nome della vita.

Beppe Sebaste ha detto...

Leggo e trascrivo:
"Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col timore dell'intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti.
Primo Levi (dal "Corriere della sera", 8 maggio 1974).