5/03/2009

Firmino legge Ariosto (al festival dell'eternità di Reggio Emilia) [acchiappafantasmi]

Si parla del tempo in questi giorni a Reggio Emilia, cioè di quell’umana troppo umana percezione che ci distrae dalla coscienza dell’eterno: il tempo non c’è, come non c’è qualcosa prima del tempo e dopo il tempo. L’eternità, tema del Festival della Fotografia europea che si svolge appunto a Reggio, è nell’istante, come l’infinito è in una siepe. O in un bicchiere, nel volto di una ragazza sulla spiaggia di Rimini, sul vetro ghiacciato di una finestra o in un canale d’irrigazione, come mostrano alcuni eroi dell’eterno in mostra al festival: Franco Vimercati, Claude Nori, Josef Sudek, Jean Baudrillard, Luigi Ghirri.
Poi l’altra notte, dalla finestra della storica dimora a due passi dal Duomo in cui sono alloggiato, ho visto un topo uscire dalla porta di fronte. Esitante, si è affacciato sulla soglia più volte, e altrettante si è ritratto, impaurito dalla minima eco di passi e di voci, finché ha disceso i due scalini di pietra ed è ruzzolato via sgambettando raso terra e raso muro. Non amo i topi in città, li trovo anch’io perturbanti. Ma il palazzo in stato di inspiegabile abbandono da cui usciva il topo è Palazzo Malaguzzi, dove abitava la madre di Ludovico Ariosto. Una targa lo ricorda, e l’altorilievo di un angelo. E nel palazzo alle mie spalle abitava un altro grande scrittore reggiano, Silvio D’Arzo (alias Ezio Comparone), l’autore di Casa d’altri. Affacciato alla finestra, sparito il topo, ho ricordato Firmino, il topo lettore di Sam Savage, eroe della non appartenenza votato alla sublimazione nella letteratura e nell’arte; che, disadattato come pochi, sognava una vita come quelle che si leggono nei libri. Ariosto fu il cantore di quella condizione umana che si chiama desiderio, anelito all’infinito e all’eterno. E i topi, si sa, abitano sempre “in casa d’altri”. Firmino ha letto Ariosto, ne sono certo. Anche questa è un’immagine dell’inaccessibile, da sempre abitata, eternità.

(uscito su l'Unità del 3 maggio 2009, rubrica "acchiappafantasmi")

2 commenti:

sergio garufi ha detto...

bellissimo pezzo, come ci hai abitato bene...
grazie beppe

Anonimo ha detto...

eh, grazie a te sergio (bella quella tua nota: che la voce di bondi, il cortigiano-poeta, è colore del fango)
beppe