Nel 1998 uscì da Donzelli un libro di Alfonso Berardinelli per molti versi straordinario, si intitola "Autoritratto italiano. Un dossier letterario 1945-1998". Il primo testo, dopo un'introduzione di Berardinelli, è di Elsa Morante, eccone la parte conclusiva. Prova a sostituire M. con un politico italiano del nostro quotidiano, ti viene in mente qualcuno? Come si può facilmente intuire non è l'individuo il problema, ma la comunità in cui l'individuo agisce, se la parte consentita in commedia è sempre la stessa.
[...] Perché il popolo tollerò o favorì e applaudì questi delitti? Una parte per viltà, una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse o per machiavellismo. Vi fu pure una minoranza che si oppose; ma fu così esigua che non mette conto di parlarne. Finché Mussolini era vittorioso in pieno, il popolo guardava i componenti questa minoranza come nemici del popolo e della nazione, o nel migliore dei casi come dei fessi (parola nazionale assai pregiata dagli italiani).
Si rendeva conto la maggioranza del popolo italiano che questi atti erano delitti? Quasi sempre, se ne rese conto, ma il popolo italiano è cosiffatto da dare i suoi voti piuttosto al forte che al giusto; e se lo si fa scegliere fra il tornaconto e il dovere, anche conoscendo quale sarebbe il suo dovere, esso sceglie il suo "tornaconto.
Mussolini, uomo mediocre, grossolano, fuori dalla cultura, di eloquenza alquanto volgare, ma di facile effetto, era ed è un perfetto esemplare e specchio del popolo italiano contemporaneo. Presso un popolo onesto e libero, Mussolini sarebbe stato tutto al più il leader di un partito con un modesto seguito e l'autore non troppo brillante di articoli verbosi sul giornale del suo partito. Sarebbe rimasto un personaggio provinciale, un po' ridicolo a causa delle sue maniere e atteggiamenti, e offensivo per il buon gusto della gente educata a causa del suo stile enfatico, impudico e goffo. Ma forse, non essendo stupido, in un paese libero e onesto, si sarebbe meglio educato e istruito e moderato e avrebbe fatto migliore figura, alla fine.
In Italia, fu il Duce. Perché è difficile trovare un migliore e più completo esempio di Italiano.
Debole in fondo, ma ammiratore della forza, e deciso ad apparire forte contro la sua natura. Venale, corruttibile. Adulatore. Cattolico senza credere in Dio. Corruttore. Presuntuoso. Vanitoso. Bonario. Sensualità facile, e regolare. Buon padre di famiglia, ma con amanti. Scettico e sentimentale. Violento a parole, rifugge dalla ferocia e dalla violenza, alla quale preferisce il compromesso, la corruzione e il ricatto. Facile a commuoversi in superficie, ma non in profondità, se fa della beneficenza è per questo motivo, oltre che per vanità e per misurare il proprio potere. Si proclama popolano, per adulare la maggioranza, ma è snob, e rispetta il denaro. Disprezza sufficientemente gli uomini, ma la loro ammirazione lo sollecita. Come la cocotte che si vende al vecchio e ne parla male con l'amante più valido, così Mussolini predica contro i borghesi; accarezzando impudicamente le masse. Come la cocotte crede di essere amata dal bel giovane, ma è soltanto sfruttata da lui che la abbandonerà quando non potrà più servirsene, così Mussolini con le masse. Lo abbaglia il prestigio di certe parole: Storia, Chiesa, Famiglia, Popolo, Patria, ecc., ma ignora la sostanza delle cose; pur ignorandole le dìsprezza o non cura, in fondo, per egoismo e grossolanità. Superficiale. Dà più valore alla mimica dei sentimenti, anche se falsa, che ai sentimenti stessi. Mimo abile, e tale da far effetto su un pubblico volgare. Gli si confà la letteratura amena (tipo ungherese), e la musica patetica (tipo Puccini). Della poesia, non gli importa nulla, ma si può commuovere a quella mediocre (Ada Negri) e bramerebbe forte che un poeta lo adulasse. Al tempo delle aristocrazie, sarebbe stato forse un Mecenate, per vanità; ma in tempi di masse, preferisce essere un demagogo. Non capisce nulla di arte, ma, alla guisa di certa gente del popolo, e incolta, ne subisce un poco il mito, e cerca di corrompere gli artisti. Si serve anche di coloro che disprezza. Disprezzando (e talvolta temendo) gli onesti, i sinceri, gli intelligenti poiché costoro non gli servono a nulla, li deride, li mette al bando. Si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, e quando essi lo portano alla rovina o lo tradiscono (com'è nella loro natura), si proclama tradito, e innocente, e nel dir ciò è in buona fede, almeno in parte; giacché, come ogni abile mimo, non ha un carattere ben definito, e s'immagina di essere il personaggio che vuole rappresentare.
6 commenti:
Temo di aver finito di leggere ridendo di impotenza...Non so se hai avuto occasione di vedere il video che gira in questi giorni sull'ultima intervista al personaggio (quello di allora). Dice: "...io non ho creato il fascismo, l'ho tratto dalle viscere degli italiani. Se non fosse stato così non mi avrebbero seguito per ventanni"...e anche " a rigor di termini non sono stato neppure un dittatore, perché il mio potere di comando coincideva perfettamente con la volontà di ubbidienza degli italiani". Forse rido perché ogni parola sembra fuori contesto:ce le diciamo fra noi "componenti questa minoranza come nemici del popolo e della nazione, o nel migliore dei casi come fessi..."
il tuo ridere (sorridere) contagia come un brivido...< io sto leghendo romanzi di philip kerr, polizieschi chandleriani durante il nazismo... stesso effetto di risonanza... beppe
Non è la prima volta che mi trovo davanti a simili parallelismi (e come non farli),ma tutte le volte mi vengono i brividi.
“Il popolo italiano dà i suoi voti ai forti non ai giusti”,vero.
Eppure è l’agire dei giusti,qui ora,che fatico a vedere.
Un abbraccio,caro Beppe
Elide La Vecchia
Analisi terribilmente lucida. L'analogia con il signor B, poi, è disarmante, il DNA marcio di una nazione. A pensarci bene, la storia italiana sembra piena anche di piccoli mussolini, emulatori e dux periferici: vedi Crispi, Gedda, Scelba, ma anche Craxi, Pomicino...
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