3/01/2009

La cattiva "Onda" (dove comincia il fascismo 2)

Ho visto il film del giovane tedesco Dennis Gansel, L'Onda, già presentato al festival del cinema di Torino e ora nelle sale. Come è noto riprende un esperimento didattico degli anni ’60 in California, e ambienta ai giorni nostri un gioco di ruolo e di simulazione avviato da un insegnante: per spiegare l’autocrazia (“governo di pochi”) con pochi espediente da pubblicitario fa entrare la classe in un delirio di cui perde via via il controllo. Il film mostra come in una società sazia, anestetizzata e senza memoria, l’irregimentazione e il totalitarismo siano sempre potenzialmente risorgenti. E’ la tentazione di far parte di un “noi”, che ha bisogno di nemici - quelli che non sono come noi – per fortificare la propria identità. Come in ogni fascismo, la responsabilità individuale si perde a favore del gruppo, così come si dissolve ogni giudizio, ogni senso del “giusto”. Nei passaggi veloci della sceneggiatura, efficaci forse proprio per la loro verosimile povertà linguistica, la classe autodenominatasi “l’Onda”, camicia bianca come vessillo di un’appartenenza, l’ignaro insegnante come leader carismatico, esporta con violenza graduale e sistematica la propria identità, prima taggando i muri della città, poi impedendo l’accesso a scuola ai non appartenenti all’Onda e delegittimando i presunti avversari. Poco importa che non abbiano alcun valore o ideale da affermare tranne se stessi: la violenza consolatoria del fare gruppo ripaga ogni “vuoto”, ogni “crisi”, ogni anestesia dell’anima. L’aspetto più raccapricciante e realistico è la miseria delle argomentazioni e la sordità a ogni giudizio critico: non importa quello che dici, se ci critichi vuol dire che hai altri motivi inconfessabili, vuol dire che sei geloso/a di noi, che sei in malafede. Dò per scontato che tutto questo vi debba allarmare e ricordare qualcosa di molto attuale.
(uscito su l'Unità, rubrica domenicale "acchiappafantasmi")

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