8/30/2011

Parole, mondo, claustrofobia

   (Rileggo questo frammento - uno dei corsivi che intervallano i racconti di una mia vecchia raccolta - Niente di tutto questo mi appartiene, Feltrinelli 1994 (esaurito) - ritrovando una prima, forse ingenua formulazione della mia claustrofobia. Allora non c'era Internet, né il suo oceano di parole orientate, cioè già inconsciamente pubblicitarie e schiave di una rappresentazione del mondo immune dall'esperienza degli individui... Per questo le parole tra parentesi quadre le ho aggiunte mentre lo trascrivevo)


   Immaginate questo mondo. Sì, questo. Immaginatelo nel suo inestricabile viluppo di bellezza e bruttezza, gioia e orrore, vuoto e pieno. Immaginatevi il mondo e confrontatelo col vostro piccolo punto di vista, con la vostra indifferenza. Da cosa dipende?
   Immaginate la televisione, immaginate di vedere soltanto la televisione. Come se fosse il mondo. Non potete spegnerla, potete soltanto cambiare canale. Ma vi accorgete della differenza?
   Immaginate di leggere, però soltanto il giornale. [O i notiziari on line]. La grafica dei titoli, il tono delle frasi, le sottolineature, le allusioni, i corsivi, i riquadri della pubblicità. [I commenti]. Immaginate che siano l'unica cosa da leggere. Che non vi siano al mondo altre parole che queste. A cosa mirano, a cosa servono, che cosa vi dicono quelle frasi ammucchiate, i verbi che sgomitano e si comprimono, quelle parole in falsetto che concorrono a darvi un'idea del mondo, a costruire il mondo (sì, questo).
   Immaginate che questo mondo sia il vostro mondo. Che non vi sia altro mondo all'infuori di questo. Che se  non ci fosse questo mondo non staremmo qui a parlarne. In breve: immaginate questo mondo.
   Che cosa state provando?

2 commenti:

Rossland ha detto...

Angoscia? Sì, claustrofobia.
La sensazione (da un bel po' di tempo) di essere come un topo in gabbia, che gira sempre e solo in tondo e su se stesso; o su percorsi obbligati, senza uscita.
Tranne quando, certe sere, mi scopro che per uscire (e ritrovare un respiro leggero) mi basta aprire la Bhagavad -Gita e leggere un po'.
Cos'era? una seduta gratuita di psico-terapia?
Funziona, comunque...
Peccato non sia disponibile questo tuo libro.

Beppe Sebaste ha detto...

anch'io da qualche mese ho di fianco al letto, e non solo lì, la Bhagavad Gita, che leggo e soprattutto rileggo (non vi è differenza). baci, b.