Su queste pagine, in una serie sulle “eresie”, uscì un mio pezzo dal titolo “Chiedo scusa se parlo di povertà” (31.7.2003). L’eresia sarebbe – nel mondo del mangiare senza fame e del bere senza sete, dell’happy hour e della sbronza globalizzata al venerdì – parlare di vergogna e nudità sociale, della povertà di chi non vende un rene, non fa notizia, ma sopravvive nell’ombra con sforzi di dignità. Citavo Ladri di biciclette, La vita agra di Bianciardi, il silenzio dei mangiatori di arance di Conversazione in Sicilia di Vittorini, una lettera di Dylan Thomas all’editore in cui si scusava di non poterla affrancare (“non ho più un penny”), mentre la moglie “è giù alla spiaggia a cercare telline” per la cena. Parlavo dei poveri nascosti, la povertà non mondana, che nessun oliviero toscani mai fotograferà. Dopo, sì, i giornali hanno scritto della nuova povertà degli Italiani, fino agli anziani che rubano il cibo al supermercato, nonostante il glamour di regime a coprire il silenzio sulle condizioni reali della gente. Ma non ho fatto in tempo a chiedere al pittore, che mi aspettava in strada come un fantasma, su quale presa elettrica pensasse di collegare il caricabatterie del telefonino.
(rubrica domenicale "acchiappafantasmi", l'Unità 12 giugno 2011)
2 commenti:
Sì, sono fantasmi.
E a quanto pare alla gente va bene così. Non sia mai che invece che usare quel centesimo per una macchina più grossa lo dessero a qualcuno per comprarsi da mangiare.
D'altronde, nessuno ormai riesce ad essere felice per la felicità altrui. Ecco perchè le buone nuove non fanno mai notizia.
Good blog poost
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