7/25/2010

In a Silent (& Salent) Way

Sono in Salento, e in una piccola bellissima baia raggiungo, isolato tra gli scogli e il mare che brilla maestoso, un chioschetto coi tavolini, immagine della sosta ideale. Mi siedo, e mi accorgo che dagli altoparlanti strilla la voce di Michael Jackson. Non ho niente contro la voce di Michael Jackson e i ritmi che la accompagnano, tuttavia lì mi appare incongrua, a parte il volume eccessivo. Il suono del mare e del vento, le cicale, le voci lontane dei bagnanti e qualche gabbiano sono già un bel paesaggio sonoro, a lasciarlo. Ma il padrone del chiosco è sordo (in ogni senso) e fiero della sua musica senza sosta. Chiudo gli occhi: potrei essere in una discoteca, una birreria, un supermercato, in una città, ovunque, questa musica rende ogni luogo un anywhere.
Un anno fa mi capitò la stessa cosa in Liguria, un baretto in spiaggia poco dopo l’alba. Ero l’unico cliente, e l’unico umano all’orizzonte. Chiesi con gentilezza di abbassare, se non di spegnere qualche minuto, l’altoparlante che diffondeva musica radiofonica continua, azzerando la ragione stessa per cui avevo scelto di sedermi lì. Il barista si offese della bizzarria della mia richiesta. Possibile, mi chiedo ogni volta, che gli esercenti non vogliano fare affari valorizzando la bellezza, il lusso del silenzio, tutte merci (sic!) che hanno pur sempre estimatori ed acquirenti? Siamo obbligati invece ad essere complici di un livellamento generale che annulla ogni differenza e ogni geografia. Non è solo l’horror vacui che ha instupidito le piazze delle città con al centro brutti monumenti o fontane. E’ la stupidità malvagia di un mercato infelice e senz’anima: aspettando, come nei fantastici romanzi di Douglas Adams, che i viaggi nel tempo uniformino anche la Storia con una speculazione triviale - McDonald nella Preistoria, altoparlanti e disco-music nell’Impero Romano, pubblicità di Mediolanum e BP a Cartagine, Venezia, Baghdad... - ma questo, scusate, in effetti forse c’è già.

(rubrica domenicale "acchiappafantasmi", l'Unità del 25/7/2010)

9 commenti:

Anonimo ha detto...

c'è un vuoto che sarebbe possibile riempire soltando del frinire di una cicala, e quello contempla il silenzio e non si vende. assordarsi, assordare, è invece proprio dei mercanti. i quali pensano che un semplice caffè consumato ad un tavolino possa valere il suo prezzo solo se insieme, al caffè, ti si vende il rumore che essi assimilano alla vita.

Anonimo ha detto...

(solo se, insieme al caffè, ecc...)

valeriana ha detto...

il mondo è bello perchè varia, ragion per cui se non ci sta bene un luogo, un locale, un amico, un conoscente, un parente e quant'altro questo mondo ci offre, facciamo in modo che tutto ciò non accada:cambiamo locale, luogo, chiudiamo l'amicizia o la parentela e... cosa c'è di meglio che spararsi una bibita, un panino farcito con ciò che più ci fa andare in estasi, un gelato davanti a un panorama di riomaggiore alle 5 terre o in un bosco o semplicemente in casa propria dove si sceglie di stare in silenzio e senza nessuno che non voglia condividere ciò.

Anonimo ha detto...

"il mondo è bello perchè è vario", sì. è quando la varietà viene a mancare che c'è qualcosa che non va. accade al paesaggio sonoro come a quello visivo, come a tanto altro.
beppe s.

valeriana ha detto...

essere troppo pessimisti rende l'essere umano vittima di se stesso ed isolato dal mondo. ne ho fatto personalmente le spese e adesso provo a risalire con fatica la china. questo, grazie a un'educazione in cui si è dato poco spazio alla creatività del bambino e all'insegna della poco tollerabilità verso il mondo esterno.

Emanuele ha detto...

Caro Beppe, come ti capisco! Ho sempre trovato importantissimo l'abbinamento caffé o sosta bar e musica o silenzio..Arrivo a dire che ormai scelgo dove sedere in base alla musica che vi orecchio da fuori! Ne vale dell'umore e delle emozioni che vi provo. Come il fastidio di quei dejay alla radio che sbraitano parole già di primo mattino, senza provare a immaginare quale ruolo lirico potrebbero avere nel nostro risveglio con la loro voce e le loro scelte musicali, se soltanto..
Già, e così bisogna faticare anche per il caffè, ma ogni volta che trovi la giusta risposta, quel caffè o quel bicchiere diventano musicali
Buon proseguimento in Salento
Emanuele

Anonimo ha detto...

grazie!

valeriana ha detto...

oggi tutto si paga e a caro prezzo. un tempo c'era la vicina di casa che, appena ti vedeva ti faceva accomodare in casa e con tante cerimonie ti offriva il caffè, almeno così era la realtà per me che vengo dal sud. vivo al nord da tanti anni e continuo a vedere persone alle 7 del mattino o prima, fare colazione al bar frettolosamente con il motore dell'auto acceso, riempendo di gas di scarico il poveretto di turno che, come me, si trova a una fermata dell'autobus per andare al lavoro. ma perchè ci ostiniamo a trascinare la nostra misera vita come degli zombie? (questo è il quadro che mi si prospetta davanti, soprattutto nelle tristi giornate invernali). il caffè è un rito magico e va consumato con i dovuti tempi e modi. allora, meglio farselo da soli a casa. certo, in estate, in vacanza uno può pure permettersi di andare al bar e farsi servire una tazza di caffè rilassandosi a leggere un quotidiano, ma, catapultati nel ritmo frenetico della vita e poi alla ricerca spasmodica del relax puro, in queste circostanze, ci rendiamo conto che ormai lo abbiamo dimenticato e così al minimo fastidio che mette a repentaglio la nostra tanto sospirata pace, andiamo in escandescenze, dimenticandoci il motivo per cui avevamo deciso di prendere il caffè..."al bar!"

flavia ha detto...

A Parigi è raro che ti rompono con la musica come in Italia :le terrazze sono inoltre spesso fuori e lontane dalle radio, comunque discrete. L'equazione è sempre la stessa : musica diffusa automaticamente=vuoto.
Solo quando poi si resta incapaci di tornare al silenzio del pensiero e della riflessione, ci si rende conto di essere oggetti smarriti in balia del grande vuoto : una delle tipiche angoscie italiche.