4/17/2010

Il fallimento della politica e la forza della narrazione

Il fallimento di una intera classe politica – e parlo qui della sinistra – è dimostrato anche dalla percezione collettiva che, da anni, l’unica opposizione culturale (cioè politica) in Italia sia fatta dai comici; e, più sporadicamente, dagli scrittori. E’ segno di un fallimento della politica anche l’invito, per quanto minoritario, a Roberto Saviano perché si candidi alle elezioni (politiche o regionali non importa). Saviano è uno scrittore esemplare perché ha avuto l’onestà e la forza di raccontare in soggettiva, senza occultare cioè dove nascono il suo sguardo e tono narrativi, la realtà documentaria di crimini contro l’umanità che avvengono nel nostro Paese. Che forse altri sapevano, magari politici di professione, ma non li hanno ritenuto degni di essere detti. Non a caso il nostro primo ministro, che quando non indossa il temibile “giaccone di Putin” è un noto benché mediocre barzellettiere, lo attacca pubblicamente e sciaguratamente: perché sa che con la forza del racconto Saviano ha reso nuovamente visibile lo scempio e l’intreccio di mafie e politica nel cuore dello Stato.
In Italia la destra, per quanto la più becera d’Europa, conosce la forza della narrazione. Come ho scritto altre volte su queste pagine, è grazie a un potente apparato ideologico-narrativo (i cosiddetti “valori”, per quanto eterocliti o contraddittori), che le destre hanno intrapreso un’ascesa politica vincente. Il fallimento che si protrae da ormai troppo tempo della sinistra (con l’eccezione significativa di Nicki Vendola), si può anche sintetizzare così: l’avere rimosso il tema cruciale delle narrazioni, della forza del racconto, un “dare senso a questa storia”, ciò che un tempo si chiamava “mito”. Non è possibile fiducia né orizzonte, né una visione del mondo, né un cambiamento, senza la forza di una narrazione, un racconto che ci porti mentre noi lo portiamo.

(rubrica "acchiappafantasmi", domenica 18 aprile su l'Unità)

17 commenti:

flavia ha detto...

La politica a sinistra sta fallendo, e le destre vincono perchè sanno parlare di problemi condominiali : problemi ai quali gli intellettuali di sinistra non volgono nemmeno lo sguardo, troppo in alto per abbassarsi e cogliere le miserie di cittadini che vivono nel "basso" dei diritti civili perduti. La sinistra non ha saputo interpretare questi gridi di dolore, che venivano dalla gente comune che perdeva la casa, il commercio, l'istruzione, la sanità, i trasporti.
Narrazione vuol dire saper rispondere alla gente che si, si farà qualcosa per il problema della immigrazione incontrollata?
Che si riuscirà a fare qualcosa contro la concentrazione etnica dei commerci?
L'Italia ha un grave problema di identità : quella civile, l'identità civile gliel'hanno tolta.
E nel silenzio della sinistra il populismo vince, perchè almeno parla di problemi comuni alla gente che vive oggi in Italia.
Per quanto riguarda l'anomalia tutta italiana di avere dei comici che diventano politici, trovo altrettanto anomalo che lo diventino dei"denunciatori", che raccolgono tutto il mio interesse e partecipazione, che pubblicano libri-denuncia che diventano materiale politico, invece che oggetto della magistratura : alla lunga anche il consenso mondiale non riesce a risolvere i crimini denunciati da Saviano senza un sano operato della magistratura.
E richiedere aiuto al popolo per pretendere questo "sano" operato, diventa molto, molto perisoloso.

Beppe Sebaste ha detto...

il populismo condominiale è anch'esso tutt'uno con una narrazione molto, molto semplificata, e purtroppo efficace.
sintetizzare è sempre un po' brutale (beh, "loro" lo fanno normalmente) ma il popolo che vota l'accozzaglia delle destre italiane è stato plasmato da circa trent'anni di populsmo televisivo, e le analisi dello storico Paul Ginsborg, bellamente ignorate dai dirigenti politici di sinistra, hanno evidenziato l'analfabetismo primario e l'analfabetismo di ritorno di ampi strati della popolazione (di spettatori televisivi delle tv di berlusconi).
comunque, per tornare alla forza del racconto, e del mito: com'era quando la sinistra era vincente (cioè lo era la sua narrazione trascinante), anche se non era "di governo"?

Beppe Sebaste ha detto...

per approfondimento:
http://beppesebaste.blogspot.com/2009/01/la-sinistra-sulbalterna-e-lesigenza-di.html

flavia ha detto...

Bellissima la definizione di "populismo condominiale" : giusto.
Se tra l'altro leggo la "semplificazione" che stanno proponendo con l'autocertificazione dell'abitabilità e la creazione dello "Sportello Milano Semplice" a Milano, senza contare le recenti ordinanze, sono d'accordo con te. Rivelano addirittura di essere dei dilettanti allo sbaraglio, i leghisti e pdl nel Comune di Milano.
Ma è vero anche che queste ordinanze e questi tentativi restano le uniche risposte all'invivibilità che si è creata in questa città e penso anche in altre città italiane!
In fondo il populismo lancia comunque un tema, poi starebbe alla parte buona del paese prendere in considerazione questi temi ed approfondirli.
Forse capirebbero cosi' che se si è creato un esasperante "populismo condominiale" è perchè a Milano(cito quello che conosco) ci sono ormai interi quartieri degradati, dove la concentrazione etnica ha soffocato ogni antica parvenza di cittadinanza civile.
Dove la vita ai clandestini si rivela piu' "facile" che in altri paesi, e dove inesorabilmente l'abuso si perpetua con essi e su di essi, toccando strati di popolazione, quali pensionati donne e classi sociali meno abbiette, che devono tutti i giorni subire questo degrado ed abusi nell'indifferenza di ieri delle istituzioni(che pure abbiamo avuto a sinistra con l'Ulivo) e di un buonismo ad oltranza che non rivela altro che inerzia.
E ti ho citato solo uno di cavalli di battaglia dei semplificatori...
(PS.leggo francese e seguo il tuo blog, quando posso : Beppe ce l'ho il libro di Marc Lazar e non vi ho trovato l'energia necessaria per dare una svolta al corso della sinistra, non mi ha lasciato il segno, come invece lo sai lasciare tu nelle tue parole).

flavia ha detto...

(qualcuno conosce la semplificazione calderoliana a Milano?
ecco quello che dicevo sull'abitabilità in zona 2, ovvero la "famigerata" via Padova
http://www.comune.milano.it/portale/wps/portal/CDM?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/wps/wcm/connect/contentlibrary/Ho bisogno di/Ho bisogno di/Servizi di zona_Zona2_Attestazione Idoneita Alloggiativa&categId=com.ibm.workplace.wcm.api.WCM_Category/IT_CAT_Bisogni_17_02/25449380446e01a1b9f5bbd36d110d8a/PUBLISHED&categ=IT_CAT_Bisogni_17_02&type=content)

Anonimo ha detto...

ieri, funerali di vianello, milano 2
sandra e raimondo che vivono in un condominio del cavaliere
che lavorano in una televisione del cavaliere nello stesso condominio
che uno muore e la sala ardente è negli uffici di mediaset, milano 2
che la cerimonia funebre è in una chiesa di milano 2
sempre lo stesso condominio
anche questa mi pare una narrazione
di populismo condominiale
caro beppe hai ragione purtroppo
piumalarga

Beppe Sebaste ha detto...

E' vero, visto così il funerale di Raimondo Vianello è una specie d distopia, tra "Brazil e "1984". Con tutta la stima che ho sempre avuto per la comicità del borghese Vianello. Ecco, questo esempio fa rislatare la logica resistenziale, cioè la sabbia che mette negli ingranaggi della macchina aziendal-populista, il caso di Saviano, che incalza la Mondadori (una specie di Milano 2) a difenderlo contro il padrone. In proposito, segnalo un ottimo intervento sul blog dei Wu Ming: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=157

Andrea ha detto...

Caro Beppe, con tutta sincerità ti leggo per la prima volta (ho visto il tuo pezzo sul sito dell'Unità).
Mi piace molto la tua analisi.
Forse devia un po' dal tema centrale, ovvero l'ennesima tremenda voglia di censura di Berlusconi, però leggendo questo pezzo ho pensato al saggio "Storytelling", di Christian Salmon, e al suo capitolo sulla politica. Se la sinistra si riappropriasse della narrazione delle storie della gente normale, delle difficoltà e dei successi, anziché parlare un linguaggio astratto e "valoriale/ideale", farebbe già un passo avanti verso il "popolo".

Wu Ming 2 ha detto...

@Andrea: peccato che il saggio di Salmon non faccia che aumentare la diffidenza "sinistra" verso le narrazioni, che sarebbero ormai logore, inflazionate dalla propaganda, inservibili.
L'analisi apocalittica contenuta in "Storytelling" non fa che denunciare il problema,parlando di "nuovo ordine narrativo", senza dire una parola su quali sarebbero gli antidoti da opporre (cioè altre storie, altri racconti).
Qui ho provato a scrivere una recensione di quel saggio: http://www.carmillaonline.com/archives/2008/10/002803.html

Anonimo ha detto...

(l'avevo letta sull'Unità la tua recensione, Wu Ming 2; in effetti Salmon poco prima (nel libro su La vocazione minoritaria) stendeva un elogio dell'epica contro il Potere; credo che qui l'equivoco sia confondere l'epica con le favolette pubblicitarie (del potere). Forse va riletto. Anzi va riscritto, un libro che si chiami Storytelling...:) (beppe)

rossana ha detto...

Per me, continuo a pensare che non sia possibile alcuna narrazione se questa non è preceduta da una “visione”. Ciò che il Pd non può raccontare è ciò che non sa immaginare: quale società, quali valori, quali modelli istituzionali, ect. Il successo della Lega, quella che “sta fra la gente”, è il successo da banco del mercato: risponde al bisogno immediato con articoli di scarsa qualità e poco valore ma che hanno il pregio, agli occhi di chi compra, di “tamponare” una immediata necessità senza preoccuparsi di farsi investimento di qualità e durata nel tempo. Il Pdl, la macchina pubblicitaria per eccellenza, vende quello che sa produrre: non merce (né di buona né di cattiva qualità), solo, appunto, spot pubblicitari. In tutto questo il Pd pare un venditore abbagliato dalle offerte e dagli spot altrui, incapace di fare il punto su quali esigenze dovrebbe soddisfare ciò che vende, prima di andare al mercato dei voti. Per vendere qualcosa, qualsiasi cosa, in un mercato saturo di ogni merce, devi prima elaborare una visione, saperla definire mentalmente fin nei minimi dettagli. Poi passi alla stesura della narrazione e pensi alla pubblicazione del racconto. E, chi come voi sa scrivere, dovrebbe sapere che non vendi racconti che non hai immaginato. Qui non c’è nemmeno un canovaccio, altro che narrazione…La forza della sinistra pre-Mr B e pre-Lega, stava nella sua forza immaginativa, nel suo saper disegnare e comunicare scenari possibili, soprattutto nelle amministrazioni locali. Oggi, anche a livello locale, rincorre spot e merce scadente. Basta osservare come cede facilmente alle tentazioni sui piani regolatori o sulle politiche sociali: di tutto un po’, basta soddisfare i bisogni immediati, le richieste spot del locale immobiliarista…La forza di Vendola, è la capacità di comunicare la sua “visione” traducendola in narrazione. Ma, mentre “racconta”, percepisci la forza della visione che lo anima. E’ questa visione invisibile ma presente, che fa vibrare la nostra passione all’unisono con la sua. Il raccontare, in sé, non vale niente senza quella invisibile passione che nasce nel retrobottega delle visioni…

beppe s. ha detto...

raccontare è imnaginare, aprire gli occhi

Anonimo ha detto...

si veda: http://www.beppesebaste.com/articoli/politica_immaginare.html

Andrea ha detto...

@WM2 : grazie per il tuo apporto. Non credo che il saggista debba apportare una soluzione. Ok, l'ha fatto in poche pagine, un'accozzaglia di roba. Non credo che ci sia né un problema né una soluzione: dice che i conservatori e Sarkozy l'hanno usata meglio di tutti, punto. Non l'ho trovato "apocalittico". E se stiamo a vedere, poi, Obama è stato un campione dello storytelling, a dimostrazione che il problema non è il mezzo.

Anonimo ha detto...

prima non era venuto completo:
http://www.beppesebaste.com/articoli/politica_immaginare.html

Anonimo ha detto...

http://www.beppesebaste.com/articoli/politica_immaginare.html

Anonimo ha detto...

a me sembra che la narrazione sia funzionale ai professionisti della politica, è dare in pasto al popolo "quello che vuol sentire" lo si assecondi , e si aumenta l'esasperazione ed il distacco dei cittadini alla gestione della cosa pubblica. La narrazione crea miti, eroi e santi, il nuovo oppio del popolo direbbe Marx!
Gian berdini