5/09/2013

I miracoli della lista: una mostra di Patrizia Cavalli descritta da Stefania Scateni


Su l'Unità di ieri 8 marzo c'era questo pezzo di Stefania Scateni sulla mostra della poetessa Patrizia Cavalli che si è inaugurata ieri a Roma, ed è una bella fortuna perché amo molto entrambe e quindi ve le offro qui (io sono in vacanza (si fa per dire) tra la Puglia e la Basilicata, e parlerò di panchine tra i sassi di Matera, o di sassi tra le panchine di Matera, vedremo lo all'ultimo momento)

La vertigine della lista (per rubare il titolo a Umberto Eco) affonda le sue infinite spire nello scorrere del tempo e nella cieca fede per le parole. La lista come necessità per vivere e per sognare, come ansiolitico senza controindicazioni ed effetti collaterali.
Può essere sola la lista? No di certo. Può essere «finita» la lista? Nemmeno un po’! Anche se finisce. Meraviglia delle meraviglie della vita quotidiana, ma anche della mente dei filosofi e del cuore dei monaci, la lista, che sia la teoria dei santi del rosario o l’elenco degli amici dei quali si vuole ricordare il giorno del compleanno, ha anche una potente valenza estetica: scrittura breve che va sempre a capo. Come la poesia. E siccome una lista tira l’altra, ecco che diventa altro, ovvero struttura grafica, opera visuale, bellezza.
Pensieri che prendono vita immediatamente ammirando I miei splendidi giorni tutti uguali, serica installazione di Patrizia Cavalli inaugurata venerdì sera allo Studio Stefania Miscetti di Roma. Dicevamo la poesia, eccola! Sulle tre pareti bianche della galleria manoscritti (per la prima volta esposti al pubblico) da diverse raccolte poetiche, stagnole e liste. Tre «sezioni» che testimoniano di uno stesso «miracolo», generato dall’incontro dell’intenzione e del caso.
I numerosi manoscritti di poesie, pubblicate ed inedite, messe in mostra nella fisicità della scrittura, degli errori, delle correzioni e degli appunti extraterritoriali appartengono a un sistema di forze dell’intenzione e del caso. Così nasce anche la serie di carte stagnole, dove l’intenzione e il caso della combustione hanno lasciato le loro tracce. Protagoniste assolute della mostra sono le numerose liste quotidiane che da anni la poeta romana ha l’abitudine scrivere e che ha sempre conservato. Gli elenchi della spesa, diventati materia prima, scrivono» sul candido muro di faccia all’ingresso una serie di linee parallele e irregolari. L’uno accanto all’altro, i foglietti segnano un tempo definito, fermano il flusso inarrestabile dello scorrere dei giorni. Un potere immenso - quello di governare il tempo, scorrerci sopra o dentro, prenderne un pezzo, rivoltarne la direzione - nelle «mani» di umili pezzetti di carta e semplici parole: pane, giornale, sigarette... latte, uova, tintoria... Parole ferme e buone che tracciano una mappa, la mappa del mattino.
«Esco con la mia mappa in tasca - scrive Patrizia Cavalli nel testo che accompagna la mostra - e, attrezzata di intenzioni e di mete, attraverso libera e con passi freschi la mutevole larghezza del mattino. A volte intenzioni e mete sono scarse, ho solo due cose da comprare, e a guardare la lista mi deludo, dato che: lista corta, giro breve - giro breve giorno triste... Se invece le liste sono ricche e complesse, ecco i giorni felici. Ma è ciò che la mappa non dice, quella zona di mezzo, il vuoto che c’è tra un nome e l’altro, tra le diverse mete, e che dovrò riempire con i miei passi, ecco il vero fine della lista: far muovere le mie intenzioni nel magnifico territorio del caso, che con le sue deviazioni ed eccessi può produrre miracoli di gioia. In questi foglietti ho riconosciuto sia questi miracoli sia le tante imprevedibili temperature dei miei mattini. Come ci si può disfare di simili testimoni?».
La stessa ammirazione - commozione – si accende nell’anima di chi li guarda appesi al muro e benedice quei foglietti, ai quali quotidianamente ognuno di noi affida la propria memoria, i propri gesti, e poi li butta nel cestino. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche quest'articolo è un miracolo della lista. Lista in latino viene da orlo e praticare un orlo è stare sull'abisso. ciao
sergio

Anonimo ha detto...

sono assolutamente d'accordo con te...
quindi i poeti e le donne insegnano a danzare sugli orli senza provare vertigini, o provandole apposta per ricamare miracoli. giusto?
b. s.