2/03/2012

A volte ritornano, o non sono mai andati via (l'underground in Italia e i ragazzi del '77)


   Contrordine, tiriamo giù i libri che avevamo messo sullo scaffale più alto, perché la cultura “alternativa”, come si diceva una volta, è di nuovo nell’aria. Sarà anche per via della misteriosa crisi economica, in realtà nascosta dalla sua evidenza (una crisi di sistema, forse di civiltà), ma il richiamo del grande largo è tra noi: andarsene, tirarsi fuori, rinunciare a tutto perché non ci manchi più nulla, come il camminare “a piedi nudi sulla terra” descritto da Folco Terzani. Un ritorno all’evidenza che alcuni decenni fa rischiò di cambiare radicalmente l’idea della politica. Parlo insomma del fantasma della controcultura, l’underground e il movimento hippie, di cui riappare un’antologia della sua espressione in Italia a cura di Matteo Guarnaccia (Shake edizioni). C’è il compendio di tutto: Kerouac e il Living Theatre di Paradise now, il lento viaggio in India sui Magic bus e quello in Marocco, l’erba e l’acido lisergico, ma anche Villa Medici a Roma diretta da Balthus, il festival di Spoleto del ‘67 quando venne Allen Ginsberg, la rivista Re Nudo e il festival di Parco Lambro del “tardo” 1976. Ed eccoci così a un periodo più vicino e più lontano, perché massacrato dai media e dai cliché: il biennio 1976-1978, di cui un libro appena uscito offre un’impagabile panoramica: I ragazzi del ’77 (edizioni Baskerville e Sonic Press), 544 pagine e 1272 foto.

   E’ un libro-piazza, reale e virtuale insieme. L’autore Enrico Scuro è fotografo, ma è partire da una foto pubblicata su Facebook - Piazza VIII Agosto gremita durante il convegno sulla “repressione” del settembre ‘77 a uno spettacolo di Dario Fo - che è nato il gioco collettivo del riconoscersi e del “taggarsi”. Tantissime persone a distanza di anni hanno riaperto così i loro album e i loro archivi, in un’operazione poetico-documentaria del tutto in linea con le tendenze dell’arte contemporanea. Ne è nato un archivio storico-terapeutico, un “rammendo della memoria”, come ha scritto la coautrice Marzia Bisognin. Memoria costellata, oltre che di scoppi di gioia e di creatività, idee e passioni di vita, anche di lutti, violenza, tragedie, ma in cui il gioco e l’innocenza superano di gran lunga l’idea di “anni di piombo”, come sciaguratamente ancora sono definiti quegli anni (il piombo era semmai quello della banda della Magliana, che agiva pressoché indisturbata). Il volti del ’77, a Bologna e non solo, appartengono a chi, tra nostalgia e orgoglio, rivendica di essere appartenuto a una fetta di popolazione che non si è piegata all’ovvietà. E che viene spontaneo confrontare con quelli di Occupy WS e altri movimenti di indignati del presente. All’opposto dei ragazzi del muretto, dice Enrico Scuro, i ragazzi del 77 erano una generazione che non stava mai ferma, che aveva mille idee e cose da proporre in tutti i campi del costume, della cultura e della politica, in rottura col modo di vivere dominante. “E la cosa bella è che oggi, dopo anni in cui eravamo dispersi, ci siamo ritrovati con lo stesso spirito di allora: non siamo ex, siamo rimasti settantasettini”.

articolo uscito su Venerdì di Repubblica del 3 febbraio 2012, col titolo: "Con facebook è ritornato il '77 (che non fu solo lutti e tragedie)"

6 commenti:

Rossland ha detto...

Spesso i pensieri riescono a toccarsi, in un punto indefinito del cosmo.

Beppe Sebaste ha detto...

(parli dei tuoi in questo momento?)

Rossland ha detto...

Sì.
Mi ha fatto uno strano effetto leggere ciò che hai scritto qui sopra dopo aver passato parte della mattinata a rimuginare sulla lucida follia di William S.Burroughs.
Vi ho trovato come un filo conduttore, come se appunto certi pensieri che penso non fossero esattamente miei, ma solo catturati da me in qualche punto del cosmo di cui non so niente...

Sandra Pennoni ha detto...

Ciao Beppe!felice di ritrovarti in questo comune sentire...ci sono anch'io in "quell'album" di memoria che non svanisce, di desideri ancora isodisfatti, di lucida visione e follia...siamo ancora qui come ogni viaggiatore del tempo infinito...
Sandra Pennoni (bar/bacane)

canguretto ha detto...

"un’operazione poetico-documentaria del tutto in linea con le tendenze dell’arte contemporanea." sii gentile, spiegamelo.
Gianni Della Rossa

Beppe Sebaste ha detto...

a sandra: ciao, piacere di rivederti qui. e spero la prossima volta nel tuo bar :)
risposta sintetica alla domanda di Gianni Della Rossa ("canguretto"): foto e archivi sono usati e mostrati da anni dagli artisti, che ci hanno insegnato come la memoria e la testimonianza, in particolare le fotografie, abbiano (anche) un valore estetico (e spesso addirittura elegiaco)...