8/17/2011

Ex voto (Per Grazia Ricevuta)

   Non solo writers e graffitari scrivono sui muri di Roma. E non solo su Internet ci sono bacheche su cui lasciare tracce. Esistono scritture pubbliche e anonime di chi testimonia non tanto la propria esistenza, ma il proprio stupore, il sacro, la preghiera. Parlo di quei ringraziamenti al Divino, spesso impersonato dalla Madonna, cui si attribuiscono miracolose salvezze e guarigioni: gli ex voto “per grazia ricevuta”.
   Di fronte all’opulenta facciata del Ministero della Pubblica Istruzione, in viale Trastevere, nel muro che cinge un centro sportivo è incastonata un’edicola con immagine della Madonna. Intorno, per quasi quindici metri di superficie, il muro è tappezzato di mattonelle di marmo con su scritto “Per grazia ricevuta”, o il suo acronimo PGR: un murales di suppliche, un mosaico di ringraziamenti, un anonimo e corale monumento alla devozione.
   Più scarni e poveri degli ex voto veri e propri, dipinti o scolpiti, che sono quasi una forma d’arte popolare, anche i “per grazia ricevuta” sono una pratica rituale antichissima, e quelli alla Madonna i più diffusi: “Ti ringrazio Vergine Immacolata sede della sapienza ti ho pregato con fede e tu mi hai aiutato”. “Grazie è la parola riconoscente / Madre dal grande cuore e dall’immensa compassione / Grazie”. Una lapide riporta versi dal Paradiso di Dante: “Vergine madre figlia del tuo figlio / umile ed alta più che creatura... / io ti ringrazio di avermi esaudito”.
   Le lapidi sono centinaia. Le più remote sono dei primi anni ’50, semicancellate in un grigio indistinto, le più vicine all’edicola e alle mensole di marmo su cui giacciono vasi di fiori, ceri e lumini. Una fessura nel muro invita a lasciare offerte: “Pane agli orfani”. Continuo a leggerle sporgendomi, e la mia presenza attira altri passanti che si fermano. E’ come una litania: “E’ troppo poco / il mio scritto / o Maria / per dire quanto fu grande / il tuo aiuto / da Rimini porto a te / la mia viva riconoscenza / proteggimi ovunque”. “O Vergine purissima la mia supplica ti è giunta gradita”, “Ebbi fede pregai e ottenni”, “Sotto il tuo manto cerco aiuto e trovo protezione e soccorso”, “Grazie Madonna”, “Grazie Madonnina”, “Contro ogni speranza tu hai provveduto, o madre!”, Grazie Vergine Santa”, “Grazie madre celeste”, “Tenera madre di noi tutti”, “Madonna quei de noantri ti ringraziano”, ecc. Una madre ringrazia per il figlio: “Grazie madre dolcissima regina degli angeli”.
   Il muro sprigiona un brusìo visivo che, se fosse sonoro, assomiglierebbe a un’installazione di Christian Boltanski, il grande artista della commemorazione degli anonimi: un mormorìo sommesso di voci sovrapposte che dicono la loro meravigliata devozione con le parole più semplici e universali. Una citazione dal Vangelo di Luca incisa su una pietra, si rivolge ai passanti: “Chiedete e vi sarà dato / cercate e troverete / ... Chiunque infatti chiede, riceve / Chi cerca trova / A chi bussa verrà aperto”. Come una targa sbiadita del 1954: “Più volte chiesi... più volte ottenni”.
   Roma è piena di edicole o “madonnelle” circondate di lapidi PGR. Ma il sito più celebre e antico è la sala degli ex voto per grazia ricevuta (a migliaia) nel Santuario del Divino Amore sull’Ardeatina, a duecento metri dalla chiesetta che nel Settecento fu teatro di miracoli, e da allora meta di pellegrinaggi devoti.
   Adesso sono accanto al semaforo dell’incrocio tra largo Preneste e Via di Portonaccio. Un angolo di semiperiferia, palazzoni in disordine alternati a zone vuote e archeologie industriali. Il vecchio muro ad angolo retto è cosparso di lapidi che s’irradiano da una doppia edicola, una Madonna a mosaico e un’altra su lastra. Per terra, sotto le mensole coi lumini, tanti fiori freschi: rose, orchidee, crisantemi, gerani, margherite, calendule, fucsia. La varietà di lapidi, alcune a forma di cuore, è più forte e intensa che a Viale Trastevere. Il traffico scandito dal semaforo a due passi aggiunge un senso di precarietà più straziante. Non tanto tempo fa qui era campagna. Un luogo così simbolico che il graffitaro “Space invader” l’ha scelto per piazzare, incastonato tra un PGR e l’altro, un suo inconfondibile mosaico bianco e rosso. Sembro un lavavetri a riposo, mentre volto le spalle alle auto e guardo il muro.
   “Mamma del cielo, Vergine Santa / vicino a Te, il mio cuore canta / (...) / stringi l’Anima della mia Anna Adorata”, e una profusione corale di “Grazie per...”, “Merci Ste Vierge”. La lapide più bella: un nudo “Ti prego”. Sotto le edicole, la lapide più vecchia si rivolge al visitatore: “Il Signore ti benedica / e ti custodisca / ti mostri la sua faccia / ed abbia di te misericordia / rivolga verso di te il suo volto / e ti dia pace / Il Signore ti benedica”. Testimonianze di miracoli, forse il miracolo è proprio questo, scrivere sui muri.
   Il poeta Camillo Sbarbaro una volta confessò: “Sopravvivo perché ancora scrivo”. La scrittura era per lui un dono caduto dal cielo: “Ogni riga che scrivo, un ex-voto che appendo: ‘per grazia ricevuta’”.

(uscito su Repubblica-Roma il 17 agosto 2011. La fotografia è di Armando Albeldas)

3 commenti:

sergio garufi ha detto...

affascinante, non lo conoscevo, andrò a darci un'occhiata. ciao beppe

Beppe Sebaste ha detto...

ciao sergio... piacere di rivederti.

Anonimo ha detto...

Gesù è la via, la verità e la vita.. adorate il suo santo volto, recitate la coroncina alla divina misericordia e il rosario