Mi sono infradiciato di pioggia, ma non riuscivo a scollarmi da lì. Da Piazza Madama, davanti al Senato, al di qua delle transenne che impedivano l'accesso a ragazzi e ragazze che ostinatamente sono restati lì a cantare, gridare frasi, con una gran bella energia. Ho salutato la figlia di un'amica, ci siamo parlati a una distanza di pochi metri, ma come il muro d Berlino, attraverso i poliziotti in tenuta antisommossa con elmetti e manganelli (ma tutto sommato tranquilli). Molti di loro sono di mezz'età: non vedono i loro figli? e gli altri, non riconoscono se stessi, o i loro fratelli? Alla Gelmini e i suoi non penso: mi ricordano i soldati di piazza Tienammen che massacrarono giovani e studenti, soldati scelti - nell'immensità territoriale della Cina - proprio perché parlavano un'altra lingua, non capivano quella degli studenti, quindi non c'era rischio che si capissero, che comunicassero. Ecco, lei, e quelli del governo sono cieci e sordi senza rimedio, ma per loro scelta.
Sono i pensieri "banali" che mi affioravano oggi, dopo aver passato con una certa apprensione il varco di camionette, furgoni e jeep, e una marea di carabinieri, polizia, guardie di finanza, tutti schierati a presidiare la zona sotto un cielo di piombo. Ho esibito la tessera di giornalista, sono passato, e in cuor mio camminando mi sono sentito un impostore (loro non sanno, mi sono detto, che sono anche un docente, un insegnante, uno che fa ricerca, ciò che basta e avanza per fare di me un facinoroso nemico del governo). Comunque sia, fa impressione la sproporzione tra le strade militarizzate e l'inerme generosità degli studenti che manifestano per il diritto di studiare e continuare a farlo, nient'altro. Gli slogan si alternano a musica, ora quella degli Eurythmics. Bella, chissà cos'è per i iceali la voce di Annie Lennox, dico sorridendo a una giornalista francese. Solo quando il corteo degli universitari - dalla Sapienza e da Roma Tre - si stava avvicinando - sospinto a piazza Navona, praticamente chiuso nella piazza - i poliziotti si sono messi gli elmetti azzurri. A fronteggiarli, a fronteggiare il Senato, già molto prima della discussione che dietro i finestroni accesi di Palazzo Madama sarebbe cominciata alle 17, i ragazzi delle scuole: "Siamo noi, siamo noi / il futuro siamo noi". Noi non paghiamo la vostra crisi", e sopratutto: "Non siamo / facinorosi", scandito col battito delle mani, "Non siamo / disinformati", idem. Già: disinformati sembrano essere (ma non lo sono) quelli che ancora non riescono a commuoversi, se non a dare ragione ai ragazzi. "Se vogliono studiare perché non vanno nelle aule?", blatera una che dice di essere del giornale "Libero". Scoraggiante. Vicino a me, un gruppo di poliziotti col manganello appeso alla cintura parla di soldi, si lamenta degli stipendi, uno dice che non c'ha una lira, l'altro che "siamo gestiti male". Non ho potuto fare a meno di udirli.
Saluto un'amica senatrice dell'opposizione, una che si è occupata a lungo di scuola. Cattolica di sinistra. Parliamo di cinismo. Tutti i deputati e senatori pensano ai loro interessi, a omaggiare il capo. No, non ci sarà nessuno scrupolo di coscienza ad affondare la scuola, l'università, la ricerca (solo di questa parlano gli slogan degli studenti). Troppo sudditio, e preoccupati del loro stipendio e benefici. E forse, aggiunge l'amica senatrice, questa potebbe anche essere l'ultima manifestazione, se tanto ci dà tanto. Il regime. Cosa gli impedirà di varare una legge che sopprime la libertà di manifestare? Ma dice anche un'altra cosa: che questa protesta è straordinaria, perché gli studenti che protestano stanno difendendo il loro Paese e il loro futuro con le loro esistenze, e la loro lotta è un fondamento della democrazia, ma anche di una nuova politica.
Quando a Piazza Navona arriva il corteo degli universitari, troneggia uno striscione con su scritto, su fondo rosso. "La forza della cultura / contro la nuova dittatura". E' bello. E ancora sto lì a pensare, con amarezza, che le cose sono molto chiare. Gli studenti gridano con energia soprattutto due parole: PUBBLICA / UNIVERSITA'. Non è così difficile da capire, né da sottoscrivere.
Sono fradicio d'acqua, continua a piovere a dirotto. Loro continuano a manifestare, stretti nel varco che conduce a Piazza Navona a fianco dell'ex mitico Caffé di Columbia, come continua la luce dietro le finestre di Palazzo Madama. Là dentro i tempi sono burocratici, i senatori della maggioranza non hanno nemmeno il tempo di argomentare la loro opposizione. Occorre fare in fretta, chiudere e votare domani, e chi se frega, è un decreto legge, mica una riforma. Fuori dal palazzo invece la vita pulsa, e sarò anche sentimentale ma qui ci sono esistenze consapevoli di quello per cui si battono, di quello che perdono. Poco prima, spot di tre senatori dell'Italia dei Valori, scesi a solidarizzare con gli studenti, c'erano solo i liceali, quelli che gridavano al ministro Gelmini, brandendo il proprio portafogli: "Vuoi anche questo? / Gelmini vuoi anche questo?". Il dalla Sapienza e Roma Tre doveva ancora arrivare. Ora sono qui, vogliono restarci a oltranza, tempo permettendo. Stanno gridando: "Se non cambierà / lotta dura sarà", e "Siamo tutti antifascisti", e ancora: "Pubblica / Università". Ok, fatemi uscire, lascio questa zona algida e protetta, lascio il Senato, i giornalisti e i poliziotti alle spalle, voglio andare al di là delle transenne, dove pure piove ma c'è calore, in fondo non ho mai smesso di essere uno studente, né intendo farlo.
4 commenti:
e per una volta abbiamo fiducia nei giovani, gli unici (insieme ai molto vecchi) che vedono cose che altri non riescono più a vedere. e sanno la grammatica del potere, di questo potere pubblicitario. sanno le regole e sono in grado di usarle a suo sfavore
e poi, a noi soffocati dall'italia che va tutto bene e che guarda solo al proprio orticello, portano una boccata d'aria pulita. per respirare speranza. capisco il tuo rimanere incollato all'atmosfera di ieri davanti al senato. meglio di una flebo di futuro
stefania
sì, è come dici tu. b.
questo governo sta sottovalutando questi giovani manifestanti, ma loro finalmente si stanno svegliando dal torpore di questa politica dittatoriale.Spero sempre nel dialogo ma con questa gente al potere mi sa che è inutile sperare
ciao Emmalisa
ma hanno vinto (gli studenti) perché stanno cambiando la grammatica, e soprattutto l'agenda morale della politica...
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